Suppongo che non poche persone, vedendo lo Spyderco Ouroboros, si saranno chieste da dove venga questo nome e che cosa significhi. Proviamo a darne qualche accenno, perché sviscerare il significato di un simbolo così antico e complesso richiederebbe un paio di ponderosi volumi.
L’Ouroboros ci viene dall’antico Egitto, che lo rappresenta in un geroglifico e lo chiama Sata. Lo troviamo con questo nome nel Libro dei Morti: “Io sono Sata, allungato dagli anni, io muoio e rinasco ogni giorno, Io sono Sata che abito nelle più remote regioni del mondo”.
Origini e nome del coltello Spyderco Ouroboros
Il nome con cui lo conosciamo è greco: si scrive οὐροβόρος ὄφις e si legge Urobòros Ofis, che significa serpente (ofis) che si morde la coda.
Il serpente in realtà rappresenta le forze telluriche, l’energia celata della terra. Il suo essere senza arti, a stretto contatto con il terreno, ha fatto sì che gli fossero associate proprietà infere e il suo aspetto che ispira soggezione e diffidenza gli ha conferito spesso un carattere demoniaco.
Al contempo, poiché ciascun simbolo ha molteplici significati, il suo contatto costante con la terra e la sua conoscenza degli anfratti più nascosti, hanno associato al serpente l’idea di saggezza, l’impulso alla conoscenza. Il simbolo, che ha una parte bianca e una parte nera, oppure nera e rossa, o bianca e rossa, comunque a due colori, rappresenta macrocosmo e microcosmo, rappresenta il ciclo del tempo ma pone l’attenzione sulla necessità di una chiusura ermetica ed esprime graficamente l’eterno ritorno dell'uguale di Nietsche: “In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte”.
Il simbolo è palingenetico perché non solo divora, ma anche si rigenera secondo il principio alchemico del solve et coagula. E su questo mi fermo, perché bisognerebbe andare troppo oltre.
Caratteristiche Spyderco Ouroboros
Veniamo invece al coltello, che giunge nella tradizionale scatola rossa e nera che contraddistingue i prodotti Spyderco. Al pari di molti coltelli di pregio del costruttore, che sono prodotti sotto stretto controllo da fornitori qualificati italiani, taiwanesi o giapponesi, questo è stato realizzato a Seki, in Giappone.
La lama è a foglia, decisamente panciuta e con il tagliente più lungo della rettilinea misura longitudinale. L’arrotatura è piana, soluzione che conferisce buone capacità di taglio, sicuramente migliore rispetto all’arrotatura convessa e che, se vogliamo scendere dall’Olimpo del simbolo per passare alla pratica quotidiana, è la soluzione migliore quando si tratti di affettare un salamino.
Il materiale è il VG-10, un acciaio giapponese al Cromo-Molibdeno-Vanadio-Cobalto che può prendere una tempra dura grazie all’1% di Carbonio.
È un materiale di pregio con una eccellente tenuta del filo e una altrettanto eccellente resistenza all’usura.
Alla base della lama, un incavo per l’indice consente un’impugnatura avanzata, che è il modo migliore per dirigere con precisione il tagliante e la punta.
Il manico è un capolavoro di ergonomia. Stretto nella parte che va sotto il medio e l’anulare, si allarga all’estremità posteriore; in questo modo la mano non può scivolare in avanti ma neppure all’indietro, consentendo un eccellente lavoro anche per trazione su materiali tenaci sui quali occorre esercitare una buona pressione.
Ma ciò che dà al coltello il suo nome è il tipo di blocco della lama in apertura.
Spyderco lo chiama compression lock, blocco per compressione. Si compone di due pezzi posti sul dorso del manico.
Uno reca un cilindro temprato mentre l’altro è una parte del liner identica, pur se in diversa posizione, a quella del blocco liner lock.
Al dispiegamento della lama, il cilindro scorre sul tallone e si insinua in una cavità ricavata sul retro dello stesso. A tutti gli effetti, il cilindro a quel punto viene tenuto in sito dal liner. Ed ecco realizzato l’Ouroboros, con una figura tonda, il cilindro, che morde la coda della lama.