Benvenuto su all4shooters Maestro, hai voglia di incominciare raccontandoci qualche dato personale?
Sono nato a Genova nel 1961 e fin da ragazzo mi sono sempre interessato alla fotografia. Terminati gli studi ho deciso che quella sarebbe stata la strada della mia vita, così 1983 sono diventato assistente di un fotografo professionista. In seguito, ho aperto il mio studio fotografico a Genova e per 15 anni ho lavorato costantemente, in particolare nel settore pubblicitario.
Da sempre ho avuto la propensione a fotografare oggetti e quindi è stato per me naturale specializzarmi nello still life e nella fotografia di studio. Erano ancora i tempi in cui si lavorava con le grandi pellicole piane e l’uso del banco ottico era quasi un obbligo.
Raccontaci della tua “doppia carriera” di fotografo, con l’intermezzo della vita da coltellinaio.
Durante i miei primi anni da fotografo ho incontrato la mia futura moglie, Mirella. Lei lavorava come direttore artistico per un’agenzia pubblicitaria, nel 1988 ci siamo sposati e abbiamo iniziato a lavorare insieme. I nostri talenti si sono completati a vicenda poiché numerosi aspetti della fotografia e delle arti grafiche sono strettamente correlati.
Nei primi anni 90 sono entrato in contatto con il mondo della coltelleria: è stato un colpo di fulmine che mi portò in breve a profondi cambiamenti, tra i quali trasferire vita e lavoro in una casa in campagna a Sassello nell’entroterra ligure dove, mantenendo sempre l’attività di fotografo, affiancai quella di coltellinaio.
Nel 1996 insieme ad altri quattro coltellinai fondai la Corporazione Italiana Coltellinai della quale sono stato prima segretario e poi presidente, nel 2001 divenni membro della American Knifemakers Guild partecipando a numerosi knife show negli USA ed entrai in contatto con importanti collezionisti. Io e Mirella abbiamo trascorso anni molto intensi tutti dedicati al mondo del coltello Custom, sia per me nel lavoro di costruzione dei coltelli che per lei nella realizzazione di belle incisioni con la tecnica dello scrimshaw, e insieme nella creazione dei primi libri fotografici.
Quale tipo di servizi fotografici realizzi?
Oggi la nostra vita è dedicata esclusivamente alla fotografia, alla grafica e gran parte del tempo è passato a realizzare libri fotografici di oggetti d’arte che spaziano dalle armi agli orologi, dai vetri “Art Nouveau” alle sculture di arte africana… Oltre a questo, il lavoro è dedicato ad aziende fuori dal mondo dei coltelli o dell’arte per le quali realizzo foto pubblicitarie e cataloghi, d'altronde è abbastanza normale per chi vive di fotografia lavorare su oggetti molto diversi… un giorno realizzi un set per un catalogo di bottiglie di vini o di dolci e quello dopo scatti una daga o un fucile con bellissime incisioni.
Lavori esclusivamente in studio o anche in altre location?
A volte collezionisti e coltellinai vengono direttamente nel mio studio per le riprese o mi spediscono i loro oggetti da fotografare, ma spesso mi reco all’estero presso le loro abitazioni per realizzare le riprese fotografiche delle collezioni più importanti per poi rientrare in studio dove viene fatto il lungo lavoro di elaborazione a computer e creazione dell’impaginato del libro. Sono inoltre presente ad alcuni knife show dove mi sposto con il mio set fotografico a lavorare per gli artigiani presenti agli eventi, in Europa di solito a Milano, Parigi ed Helsinki e l’anno passato due volte a Beijing in Cina. Inoltre, da 10 anni sono il fotografo ufficiale presente all’AKI di San Diego, riconosciuto da molti come l’evento più importante della coltelleria mondiale.
Tu realizzi anche prodotti editoriali di altissimo livello, ce ne puoi parlare?
Anni fa, dopo aver fotografato e costruito coltelli Custom, ovvero su commissione, mi sono posto la domanda “Perché non si possono realizzare anche libri Custom?” Questo è stato l'inizio dell'idea di produrre libri appositamente progettati per il cliente, libri che fossero oggetti d'arte in sé, stampati in un numero relativamente piccolo di copie, per rimanere come beni preziosi per sempre. Quindi discussi il mio concetto con diversi importanti collezionisti che con entusiasmo concordarono con me. Nella maggior parte dei casi ne vengono prodotte solo poche copie che i collezionisti regalano agli amici più cari, oppure conservano in famiglia come un bellissimo ricordo della passione di una vita. La qualità di ogni libro deve essere assolutamente altissima e ogni particolare viene realizzato in modo che la pubblicazione raggiunga il massimo livello: dalla carta metallica utilizzata per la stampa che da un aspetto quasi tridimensionale alle immagini e sembra consentire a chi sfoglia il libro di toccare gli oggetti, alle copertine in pelle con fotografie inserite o intarsi in damasco e incisioni.
Quali sono le difficoltà principali nel fotografare le armi da fuoco e i coltelli Custom?
Il problema è che le armi in generale sono composte da materiali molto diversi tra loro, e può capitare di fotografare un oggetto con parti lucide a specchio vicine ad un legno pregiato con incisioni, rimessi in oro, intarsi in madreperla ed altro… con un solo scatto è impossibile avere una perfetta esposizione o le corrette luci in tutte le zone.
Io fotografo questo tipo di oggetti con una serie di scatti multipli dove macchina fotografica e soggetto rimangono assolutamente immobili, mentre tra uno scatto e il successivo modifico le luci a seconda delle zone che mi interessano. In fase di elaborazione vengono poi unite a registro tutte varie parti e creati diversi livelli per i differenti materiali ed infine composta l’immagine finale.
Una domanda un po’ polemica: a fotografarli con questa qualità, non si rischia di rendere i coltelli più belli di quanto in effetti siano in realtà?
In effetti è vero, con delle belle luci correggendo perfettamente i colori dei vari materiali si può creare un’immagine che a volte è migliore della realtà. Anche se la tendenza di oggi è quella di esasperare ogni immagine (i social media sono un esempio davanti agli occhi di tutti) sta a noi cercare di bilanciare l’immagine ottenuta con la realtà, tendendo sempre al massimo della qualità.
Solo negli oggetti antichi o di valore storico è necessario limitare al minimo ogni intervento di correzione o post-produzione, in questo caso anche un piccolo difetto fa parte della storia del soggetto e va assolutamente conservato.
Ormai il passaggio tra foto analogica e foto digitale è cosa del passato, ma che cosa ti manca della prima e che cosa non puoi fare a meno della seconda?
Sembra davvero passata una vita dai primi lavori scattati su grandi pellicole piane o in rullo, ma credo che tutto quel lavorare in un modo che tanti oggi credono obsoleto sia stato per me una grande scuola. Diciamo la verità, non passa giorno che non ringrazi per la possibilità di avere a disposizione le nuove tecnologie digitali, ma avendo imparato tutto sulle vecchie macchine analogiche le tecniche moderne diventano davvero un’estensione del passato. Correggere o modificare dopo lo scatto è oggi abbastanza facile, ma richiede molto tempo ed è meglio cercare di lavorare sempre in modo ineccepibile durante la ripresa: se un fotografo lavora pensando “tanto poi correggo con Photoshop” fa un grave errore.
Grazie al tuo lavoro avrai sicuramente visto e fotografato molti oggetti straordinari. Ce n’è uno che ti ha colpito particolarmente? Ce ne puoi parlare?
Posso sicuramente dire che mi sono sempre sentito un privilegiato a poter fotografare oggetti così belli. Voglio raccontare un aneddoto che mi è successo alcuni anni fa a casa di un collezionista mentre realizzavo gli scatti per un libro sulla sua collezione. Dopo avermi preceduto in una stanza dove aveva un gran numero di oggetti che avrei dovuto fotografare, continuavo a sentire la sua voce che mi diceva di raggiungerlo, ma di lui nessuna traccia, ad un tratto mi accorsi che il richiamo arrivava da dentro l’armadio. Così aprii le ante e scostando le sue camicie, come arrivando a Narnia, si aprì di colpo la stanza delle meraviglie… Ricorderò per sempre il suo sorriso nel vedere la mia faccia allibita emergere dai suoi abiti.
Quali sono i tuoi canali social, e come contattarti?
Ho un profilo Facebook e un account Instagram, in realtà che uso poco, anche se mi riprometto di aggiornarlo più frequentemente, per il resto ecco i miei recapiti:
Francesco Pachì Località Pometta 1 - 17046 Sassello (SV) Italy. Phone: 0039 335314254 Web site www.pachi-photo.com - Email info@pachi-photo.com