Le esigenze di mercato vengono dagli Stati Uniti, laddove si è iniziato a chiamare Tantō una lama con la punta a scalpello: il perché non lo sa nessuno, a meno che si volesse giocare, sfruttandola, sulla reputazione di eccellenza delle lame giapponesi. A questo punto, non mi stupirei più di nulla, neppure se un domani si chiamasse Katana un coltellino da frutta o Naginātā qualunque coltello con fori sulla guardia che consentano di assicurarlo a un bastone. In fin dei conti, il Naginātā è un’arma d’asta, giusto?
La lama a scalpello è pubblicizzata per la grande robustezza della punta.
Vero, peraltro, ma questo non ha molto a che spartire con il vero Tantō, che è un’arma da taglio e non prevista per l’uso di punta.
Dove occorre penetrazione, anche solo in parti molli come avviene con il Seppuku (quello che erroneamente è chiamato Harakiri), si fa ricorso alla Wakizashi, che è una spada corta da usare con la mano sinistra nel combattimento a due spade perfezionato da Musashi.
Il mercato non conosce la storia e quello di massa non cerca né desidera l’approfondimento. Però muove il denaro ed effettua gli acquisti, per cui bisogna dargli quello che desidera. E se desidera la punta a scalpello chiamandola Tantō bisogna dargliela. Sarò materialista - o forse semplicemente disincantato - ma se insorgesse l’abitudine di chiamare Piattola un’automobile di lusso dubito che Mercedes rinuncerebbe alla serie S o Rolls-Royce chiuderebbe lo stabilimento.
Alle leggi di mercato si è dovuta adeguare anche Extrema Ratio, che pure fa coltelli militari fuori dal tempo, nel senso che non soggiacciono ad alcuna moda ma solo ad esigenze funzionali. È una filosofia di prodotto che li ha portati ad essere apprezzati nel mondo e che si rispecchia anche nel coltello che stiamo esaminando.
La prima notazione da fare è che si tratta di una lama corta. Bene.
Una lama lunga è sempre difficile da indirizzare con precisione e se ha senso in un coltello militare ne ha meno in un oggetto per usi generali adatto al cacciatore, al campeggiatore e a chiunque altro svolga attività all’aria aperta e si trovi nella necessità di effettuare qualche lavoro impegnativo.
Benché sul sito del costruttore questo sia indicato come coltello di Back-up, le attività gravose, per un coltello robusto, non mancano mai.
Sotto questo aspetto, una lama ricavata da una billetta d’acciaio da un quarto di pollice, 6,35 millimetri, non teme rivali e si presta non solo a molti usi, ma anche a numerosi abusi. Lo so, questi ultimi bisognerebbe evitarli ma ciò che appare ragionevole quando si esamina un coltello a casa propria può esserlo molto meno quando ci si trovi all’aperto e un buon coltello sia il miglior attrezzo a disposizione, anche se non specificamente progettato per taluni impieghi.
La lama è affilatissima, come si conviene ad un prodotto che si rifà, almeno nel nome, alle celebri realizzazioni dell’antico Giappone; il consistente spessore consente di spingere sul dorso quando si lavori con entrambe le mani, magari su un pezzo di legno.
In questo caso la punta a scalpello, che nella forma apicale diventa praticamente un Kiridashi, manifesta una decisa utilità.
L’acciaio utilizzato è ormai un classico del costruttore toscano: si tratta del ben noto Boehler N690, un inossidabile al Cromo-Molibdeno-Vanadio-Cobalto con una percentuale di Silicio che ne assicura un buon modulo elastico; qui è temprato a una durezza di 58 HRc.
La lama presenta in prossimità del dorso e fin quasi alla punta uno scavo colasangue (chissà perché si chiama così, visto che non è quello lo scopo) a goccia molto allungata che ne alleggerisce l’aspetto.
La finitura è la robustissima Testudo al carbonitruro di Zirconio. Il manico è quello tradizionale in Forprene, il fodero è in Cordura con numerosi attacchi MOLLE sua sul fronte sia sul retro.
In sostanza un coltello robusto e multiruolo, a cui si addice non solo il ruolo di backup ma anche quello di essere la prima scelta.