Negli anni Settanta mi capitò di leggere il programma dettagliato di un’agenzia di viaggi che organizzava trekking nel nord del Canada. C’era un elenco piuttosto articolato degli abiti e attrezzi necessari che terminava con “… e un coltello che non costi meno di cento dollari”. All’epoca era una somma elevata attribuibile solo ad un coltello custom, ma l’indicazione del prezzo sottolineava in modo inequivocabile l’utilità di un coltello in condizioni estreme come quelle di quel trekking e la necessità di rivolgersi ad un prodotto di qualità, senza farsi condizionare dalle mode.
Queste sarebbero venute diffusamente alla luce una decina d’anni dopo, quando diventarono di moda gli improbabili corsi di sopravvivenza per manager che avrebbero dovuto far aumentare l’autostima.
Me ne fecero fare uno ed era organizzato per impedire che qualcuno potesse farsi male, anche se mi regalò l’esperienza di vedere il notaio nella giungla.
Il coltello che quasi tutti portavano aveva il manico cavo che conteneva una minuscola e inaffidabile bussola oltre a tre fiammiferi antivento, due ami, un po’ di filo di nylon per la pesca e qualche altra piccola inutilità. L’affidabilità di quei coltelli fu ben presto evidente quando tre di essi, usati come leve, si spezzarono alla fragile giunzione tra lama e manico.
La criticità insita in quei coltelli appare evidente quando si esamini questo Camillus progettato da un personaggio che del cavarsela in situazioni estreme ha fatto una fonte di reddito.
Per incominciare, il coltello non ha il manico cavo né punti in cui potrebbe essere indebolito. E poi tiene conto delle reali esigenze dell’utilizzatore, la prima delle quali è avere un coltello che tagli davvero.
Poiché qualunque coltello, prima o poi, perde l’affilatura di fabbrica e incomincia a non tagliare più, nel fodero è ricavata una finestra in cui due elementi durissimi disposti a V servono per l’affilatura avendo già all’origine l’angolo corretto. Una soluzione molto migliore rispetto alla pietra per affilare unita al fodero di svariati coltelli da sopravvivenza, perché l’uso della pietra prevede una certa manualità, in assenza della quale si può decisamente peggiorare una situazione già critica. Il coltello affilato in quel modo non consente di radersi o di effettuare operazioni di alta chirurgia ma taglia di nuovo, che è il risultato voluto.
Il coltello è privo di fronzoli, l’unica cosa aggiuntiva rispetto a lama e manico è un pomolo robusto che ha un foro per il passaggio di un correggiolo e può fungere da martello. La progettazione è intelligente, perché il pomolo ha un’inclinazione tale da renderlo orizzontale quando il coltello è impugnato; quindi la funzione di martello si svolge con sicurezza.
I necessari accessori sono tutti nel fodero.
Uno specchietto metallico ha la funzione di eliografo per segnalazioni; la fessura per l’affilatore, opportunamente ristretta inserendo nel fodero il coltello, funge da puntatore. Non è precisissimo ma è sempre meglio di un puntamento a occhio.
Sotto lo specchietto c’è una cavità per conservare piccoli oggetti, tendenzialmente pastiglie sterilizzatrici per l’acqua.
Ce ne stanno poche ma un lambicco per distillare l’acqua si fa con il foglio di nylon che insieme ad uno analogo di alluminio deve essere sempre presente nello zaino di chi si avventura in zone impervie. Le altre necessità urgenti sono il fuoco e la luce.
Questa può essere generata dal fuoco, ma prima occorre accenderlo raccogliendo, anche sotto la neve, legnetti asciutti e rami più consistenti. Se è buio, il fuoco ci serve ma non possiamo accenderlo perché ci manca il materiale.
Ecco che nelle due tasche laterali del fodero troviamo, con l’estremità sagomata perché quando sono in sede servano per appoggiarci il pollice nell’estrarre il coltello dal fodero, abbiamo da un lato una minuscola ma efficace torcia elettrica unita ad un fischietto mentre dall’altro c’è un accendifuoco al ferro-cerio che durerà ben di più dei tre fiammiferi antivento contenuti nei manici cavi dei coltelli per il notaio nella giungla.
La dotazione è completata da un robusto cordino di nylon avvolto intorno al fodero.
Non si vede il bandolo della matassa, ma al momento del bisogno lo si troverà senz’altro. Infine, in una tasca sul retro del fodero c’è un foglietto con le principali istruzioni sulla sopravvivenza.
Un coltello come questo sarà utile ai limiti dell’indispensabilità in situazioni di reale sopravvivenza, ma anche se siete semplicemente campeggiatori o cacciatori in zone isolate potrete trarne numerosi vantaggi.