Il fucile Sharps è sempre stato un progetto d’arma molto versatile, facilmente adattabile a calibri differenti. Ciò è possibile grazie a una costruzione molto semplice, a colpo singolo, basata su un otturatore a blocco cadente mutuato direttamente dall’artiglieria: una volta inserita manualmente una cartuccia in camera, si alza la leva che funge anche da ponticello del grilletto, sollevando a questo modo un prisma d’acciaio dietro alla camera di cartuccia.
Dopo aver sparato (il cane va armato manualmente come operazione separata), abbassando la medesima leva si abbassa il prisma e si aziona l’estrattore, che estrae la cartuccia per qualche millimetro (nel caso di cartucce a bassa pressione il bossolo tipicamente cade fuori dall’arma anche solo inclinandola).
Questo sistema ha consentito di camerare l’arma per un’ampia varietà di cartucce, da quella di carta con palla calibro 52 a quelle metalliche in calibri come il .40-90, il .40-100 “Express”, il .44-77, il .50-70 Government, il .50-90 Sharps, il .45-70 Government, il .45-110 e il .45-120, solo per citarne alcune d’epoca.
In tempi più recenti la versatilità dello Sharps ha consentito di ampliare ulteriormente la gamma di cartucce utilizzabili, fino a includerne di piccole come il .22 Long Rifle.
Il fucile stesso è stato commercializzato in una gran quantità di versioni, differenti per diametro e lunghezza di canna, tipologia di calciatura e accessori.
Video: Pedersoli Sharps
Abbiamo recentemente avuto modo di provare tre esemplari di questo fucile che danno un buon panorama delle capacità dello Sharps nelle sue varie declinazioni: la prima è la piccola “Little Betsy”, una versione su scala leggermente ridotta camerata in .357 Magnum; la seconda è l’Overbaugh, in .45-70, commercializzata nel 1877 e caratterizzata dalla bascula alleggerita progettata dal direttore vendite e tiratore ufficiale di Sharps, Charles Overbaugh, per soddisfare le richieste dei tiratori americani, fino ad allora costretti a usare armi con una canna più corta per restare entro il limite delle 10 libbre di peso massimo sancite dall’NRA, mentre l’Overbaugh poteva montare canne di 30 pollici, molto più adatte al tiro; infine, lasciando il meglio per ultimo, abbiamo provato il modello “Q Down Under”, basato sull’arma usata nell’eponimo film “Quigley Down Under” (“Carabina Quigley” il titolo italiano), un bellissimo western che ha raggiunto lo stato di cult tra i tiratori a lunga distanza e che ha reso famoso lo Sharps anche tra i non addetti. Il Quigley è dotato di una canna ottagonale a profilo pesante da ben 34 pollici, camerata per la mostruosa 45-120 (il fucile nel film era camerato per la 45-110, leggermente meno potente ma da un punto di vista pratico del tutto analoga).
Little Betsy, maneggevole e leggera
Il Little Betsy è meravigliosamente maneggevole, leggero... ma pesante abbastanza da sapere che si ha a che fare con un’arma vera, anche se allo sparo ha il rinculo di una carabina ad'aria compressa. Sebbene nella canna da 24 pollici la cartuccia .357 Magnum esprima una potenza sufficiente a poter essere impiegata per la caccia a prede di piccola taglia, comunque non produce virtualmente rinculo in questo fucile. La grande disponibilità di un’ampia gamma di caricamenti di fabbrica
Il prezzo contenuto di una scatola di cartucce e la facilità di ricarica rendo questo fucile ideale per i giovani o chiunque si voglia approcciare al tiro e voglia qualcosa che sia al contempo molto divertente da usare e molto preciso, dato che il produttore mette nella realizzazione delle canne del Little Betsy la stessa cura che va in quelle del Quigley, così che la diottra micrometrica montata sull’esemplare fotografato non è assolutamente un’esagerazione.
Grazie al suo peso contenuto il Little Betsy è davvero piacevole da usare nel tiro imbracciato ai piattelli metallici o a bersagli cartacei, mentre da un rest produce rosate molto strette, particolarmente utilizzando lo stecher di serie.
Quando si apre il fucile dopo aver sparato, le strette tolleranze della camera di cartuccia e le alte pressioni del .357 Magnum fan sì che il bossolo venga estratto solo per qualche millimetro, e vada poi rimosso manualmente. Con un’arma molto sporca, un trucco che val la pena conoscere è l’utilizzo del fondello della cartuccia nuova per agganciare quello del bossolo spento ed estrarlo senza problemi.
Dunque, se volete sparare molto stando entro un budget accessibile senza scendere a compromessi sulla precisione (entro distanze ragionevoli per la cartuccia) o se volete un fucile preciso con un rinculo mite, il Little Betsy è la scelta ideale.
Overbaugh: precisamente classico
Salendo in dimensioni troviamo l’Overbaugh. La sua canna da 30 pollici offre una linea di mira lunga, per miglior precisione. La cameratura in .45-70 è classica in quest’arma.
Sebbene delle semplici mire metalliche a tacca e mirino possano sembrare inadeguate su un fucile nato specificamente per il tiro al bersaglio a lunga distanza, l’eccellente rapportatura tra spessore del mirino e ampiezza della tacca permettono di prendere la mira con precisione e facilità. Per chi volesse di più, la diottra micrometrica e il mirino a diottra sono comunque disponibili come optional.
Il fucile è facilmente utilizzabile imbracciato, grazie al suo peso contenuto, e in effetti dalla posizione in piedi il .45-70 dimostra tutte le sue virtù: una munizione dei tempi andati, più a misura d’uomo, con una potenza considerevole a fronte di un rinculo che, se non leggero, può essere tollerato in pieno comfort anche per sessioni di tiro prolungate, persino con il calciolo metallico dell’arma, specialmente se si usano cartucce a polvere nera. Dalla posizione seduta al bancone, però, il peso ridotto dell’arma chiede pegno alla spalla del tiratore, e l’Overbaugh, nel trio, risulta il fucile che scalcia di più.
è comunque un fucile versatile, molto preciso e camerato per una cartuccia dalle molte virtù.
Sebbene non economica come il .357 Magnum, il .45-70 è ampiamente disponibile in numerosi caricamenti e facile da ricaricare tanto a polvere nera quanto a polvere senza fumo.
Quigley: dedicato agli esperti
Veniamo infine al Quigley: con la sua canna da 34 pollici per oltre 6 kg i peso, a fronte dei meno di 3,5 del Little Betsy e dei 4,150 dell’Overbaugh, sparare con il Quigley imbracciandolo è certamente possibile, ma non a lungo, per lo meno non se si voglia mantenere un certo grado di precisione. È palese che il Quigley sia fatto per essere usato con un supporto, e l’abbiamo provato di conseguenza.
Il test è stato, ahimè, breve dato che c’era una ridottissima disponibilità di cartucce: appena 6. Queste erano cartucce di fabbrica caricate a polvere infume a norme CIP per il .45-70, dunque non ai livelli potenzialmente raggiungibili da questa munizione. Era anche disponibile una singola cartuccia caricata a polvere nera con il tipico proiettile calepinato, ma solo come esempio, non per il tiro. Questo tipo di cartuccia non è disponibile come caricamento di fabbrica, ma può essere ottenuta solo con un processo di ricarica meticoloso che richiede un ricaricatore esperto e che abbia studiato adeguatamente la materia specifica.
Non esistono infatti metodi “standard” per realizzare munizioni con proiettile calepinato: il tipo di carta, l’avvolgimento, il lubrificante utilizzato variano da tiratore a tiratore e, sebbene esistano numerose ricette reperibili su libri e su web, trovare quella che meglio si adatta allo specifico fucile richiede tempo, dedizione e una conoscenza approfondita dei metodi di ricerca adeguati e sicuri.
Sebbene tutto ciò che ho potuto stabilire sparando i due colpi concessimi è che il fucile ha un rinculo sorprendentemente mite, per la cartuccia che utilizza, più mite dell’Overbaugh (forse a causa del peso considerevole dell’arma), c’è una lezione da apprendere in tutto ciò: sebbene sicuramente affascinante, in quanto si tratta di una delle cartucce d’epoca più potenti, ancor più della cartuccia che il personaggio di Tom Selleck, Quigley, usa nel film, si tratta di una cartuccia con cui è molto difficile sparare, vuoi perché è estremamente difficile trovare caricamenti di fabbrica, vuoi perché è molto difficile da ricaricare, se si intende sfruttarne appieno le potenzialità balistiche: dopo tutto, nel film lo stesso Quigley deve fare un lungo viaggio per trovare un artigiano specializzato che riesca a creare nuove cartucce quando esaurisce quelle che aveva con sé. E, in effetti, “creare” è un termine molto più adatto di “ricaricare” quando si ha a che fare col .45-120, ogni cartuccia un esercizio in pazienza, abilità manuale e precisione. Tanto per essere assolutamente chiari: passerete molto, molto più tempo a costruire le cartucce per questo fucile che a spararci.
Fortunatamente per noi, il Q Down Under è disponibile anche in .45-70 e, considerando che non dobbiamo sparare a banditi a cavallo in carica da un miglio di distanza, ma semplicemente sforacchiare un bersaglio di carta, il .45-70 può fare tutto ciò che fa il .45-120, e molto di più, come per esempio essere prontamente disponibile a una frazione del prezzo.
Per esempio, il .45-70 costa dai 30$ ai 40$ per scatola da 20 colpi (caricamenti più esotici possono avere prezzi più elevati), mentre il .45-120 costa 2,5$ per singolo bossolo vuoto.
Nel complesso, dal mio punto di vista di tiratore, se dovessi scegliere tra questi fucili, sceglierei il Q Down Under, camerato in .45-70, ma ammetto che è difficile resistere all’attrattiva dell’Overbaugh, specie se si pensa al Cowboy Action Shooting come attività parallela al tiro a segno puro e semplice, o al divertimento che il Little Betsy promette nel plinking a lunga distanza.
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