In tempi relativamente prosperi come quelli di oggi si è portati, valtuando l’acquisto di un’arma, a studiare determinate caratteristiche in vista di un utilizzo specifico.
Altri contesti inducono invece gli utilizzatori, dunque i produttori, a ricercare prodotti versatili, in grado cioè di assolvere “onorevolmente” svariati compiti e, al tempo stesso, relativamente economici.
Il Lightning originale possedeva certo queste caratteristiche ma le pretese del pubblico di allora in termini di sicurezza non erano comparabili a quelle del pubblico moderno ed alcune peculiarità della carabina americana non sarebbero, oggi, ritenute accettabili.
Ci riferiamo, in particolare, all’organizzazione meccanica del sistema di scatto, di quello di percussione ed, infine, alla procedura di scaricamento, oggettivamente rischiosa.
La carabina della Davide Pedersoli dunque, replica solo parzialmente l’originale a cui si ispira e le differenze meccaniche, pur difficilmente individuabili dall’esterno, sono molte ed importanti.
Al debutto il nuovo prodotto completava la c.d. “Trilogia Western” dedicata alla pratica della disciplina sportiva “Cowboy Action Shooting” ma, col tempo, ha dimostrato di possedere una dote preziosa: la versatilità.
Non ci riferiamo però, in questo caso, al concetto di “Multi-purpose rifle” (lett. “fucile multi-ruolo”) di americana memoria ma, piuttosto, alla validità della carabina in ambito venatorio oppure, ritornando in ambito sportivo, al tiro al bersaglio a breve distanza, cioè fino a 100m.
Non più, dunque, un fuciletto da fianco ma un vero e proprio sfizioso giocattolo.
Cenni storici
Il nome “Lightning” (lett. dall’inglese “fulmine”), quando riferito ai prodotti Colt, richiama due prodotti armieri diversi tra loro, cioè uno dei primi revolver ad azione mista ed una serie di armi lunghe che ebbero una certa fortuna commerciale in ambito civile e, almeno in un caso, in ambito poliziesco.
Il dipartimento di polizia della città di San Francisco adottò infatti questa carabina alla fine del XIX° Sec. ma, in prospettiva storica, possiamo affermare che il successo dell’arma fosse prevalente nel settore sportivo e, in qualche caso, venatorio.
La carabina infatti, oltre ad essere concepita per l’utilizzo delle stesse munizioni da rivoltella allora in voga, tra cui spiccano senza dubbio quelle cal.44/40, era prodotta in numerose varianti, la maggioranza delle quali sfruttava cartucce adatte all’impiego venatorio contro prede di piccola taglia.
Si trattava, all’epoca, di un’arma particolarmente versatile, concepito espressamente per il pubblico interno americano, stanziato in via prevalente nelle campagne.
Prodotto per un ventennio, non riuscì ad imporsi commercialmente sui fucili concorrenti, a leva, di pari calibro, che dal punto di vista commerciale dominarono il mercato americano per vari decenni.
Nonostante tutto, però, gli americani non dimenticarono mai questo tipo d’arma, particolarmente prestante nel tiro rapido in virtù del sistema di ripetizione a pompa che consente di rimanere in punteria, con la mano forte sempre in presa ed il dito sempre sulla pala del grilletto, mentre si aziona l’otturatore con la mano debole facendo scorrere indietro ed in avanti l’astina.
Nessun’arma, dunque, riuscì del tutto a rimpiazzare “il fulmine”.
La replica Pedersoli
Attualmente la gamma Lightning Davide Pedersoli è molto vasta e comprende oltre venti versioni differenti tra loro. Calibri proposti il .44/40 Winchester, il .45 Long Colt ed il .357 Magnum.
Si può dunque scegliere il manufatto che più piace tra quelli “tipo Rifle” con canna ottagonale o tonda lunga 24 o 26”; tipo “Carbine” con canna ottagonale da 20” e “Baby Carbine” con canna tonda di identica lunghezza e fascetta di raccordo con il serbatoio tubolare.
Gli allestimenti sono tre: quello “Standard” ha calciatura in noce e parti metalliche brunite nere; il “Premium” prevede la rifinitura tartarugata della bascula e l’utilizzo delle calciature in noce “semi-fancy” zigrinate; l’allestimento “Deluxe” ha i semi-castelli color argento vecchio con incisioni rifinite a mano mentre le calciature in noce “fancy”, con zigrinature a passo fine.
Le calciature sono inoltre prodotte con due tipi di calciolo: standard incurvato e “Sporter”, cioè dritto.
L’esemplare scelto per la prova era dunque un Lightning “Baby Carbine” cal.45 Long Colt con canna tonda da 20”, calcio tipo sporter ed allestimento Premium.
Il motivo? Dal nostro punto di vista si tratta di un prodotto che abbina a finiture di qualità abbastanza elevata un’impostazione ergonomica che privilegia l’agilità d’azione. La canna da 20” poi, in ragione del tipo di munizione utilizzata, garantisce una combustione ottimale della polvere infume, a beneficio delle prestazioni balistiche.
Obiettivo sicurezza
A prima vista il Lightning Pedersoli è quasi identico all’originale ma, già osservando il disegno “esploso”, è possibile notare delle differenze.
La nuova carabina, in primo luogo, ha un numero maggiore di pezzi e tale circostanza è riconducibile alla rivisitazione dei sistemi di scatto, percussione, ripetizione.
Obiettivo dei progettisti? L’innalzamento dei livelli di sicurezza nel trasporto, nel porto, nelle manovre di ripetizione, nelle operazioni di scarico.
Il gruppo di scatto, alloggiato nel semi-castello inferiore, è ora corredato di disconnettore: impossibile sparare colpi in sequenza tenendo semplicemente premuto il grilletto mentre si aziona il comando di ripetizione; scongiurato, grazie a modifiche apportate all’elemento del bilanciere, il pericolo che avvengano percussioni ad otturatore non completamente chiuso.
Il percussore è del tipo lanciato, più corto dell’otturatore e contrastato, nella corsa in avanti, da una molla elicoidale: per attivare l’innesco di una cartuccia camerata serve una quantità di energia cinetica alta, superiore a quella prodotta da una caduta accidentale o altro. Il cane, oltretutto, ha la monta di sicura e, senza la volontà di farlo, scattare è di fatto impossibile.
Perfezionato anche il meccanismo di ripetizione con il vincolo di arretramento cartucce di riserva comandato dall’astina: in tal modo la catena di alimentazione è più affidabile rispetto alla versione originale e l’eventualità che le cartucce di riserva possano arretrare per errore sotto la rampa basculante di alimentazione è scongiurata. Un altro passo importante verso una maggiore affidabilità del sistema.
Tra tutte le modifiche una ha, ai nostri occhi, decisiva importanza: l’aggiunta del comando di svincolo otturatore a cane armato.
Nella carabina originale le operazioni di scarico erano relativamente complesse e, per espellere una munizione camerata occorreva, manualmente, abbattere il cane prima di azionare l’otturatore ed il rischio di una percussione accidentale, anche in ragione della presenza di un percussore sempre in appoggio sull’innesco cartuccia, era reale.
Con il comando di svincolo alloggiato nella guardia del grilletto è invece possibile scaricare l’arma senza toccare il cane, in totale sicurezza.
Il fulmine al poligono
La prova a fuoco del Lightning , che si è svolta nel balipedio interno della fabbrica, è stata organizzata in collaborazione con Nunzio Buzzanca di Tirooperativo.it, che ci ha affiancati sia nella pianificazione che nell’esecuzione dei tiri.
Obiettivo primario la verifica della funzionalità meccanica dell’arma, premesso che un tirocinio di oltre due lustri sui campi sportivi e da caccia di tutto il mondo costituisce un punto di riferimento imprescindibile per un gruppo tiratori al primo incontro con l’arma.
La ragione della nostra scelta aveva però una giustificazione: apportare cambiamenti ad un disegno armiero presenta sempre dei rischi, soprattutto se non si tratta di una semplificazione.
Il Lightning poi, in particolare, con il piccolo castello chiuso e le dimensioni generali ridotte, impone limiti di intervento concreto ai progettisti ed obbliga anche l’utilizzatore finale, vista la destinazione d’uso specifica dell’arma, a studiare al meglio le manovre di tiro, rese più difficoltose dalle esigue dimensioni delle munizioni, da quelle della finestra di alimentazione chiusa da apposito sportello.
Non è dunque facilissimo giudicare quest’arma che richiede, per essere sfruttata al 100%, un certo grado di preparazione da parte del tiratore.
Il risultato? Rosate soddisfacenti per il tipo di tiro effettuato, cioè in piedi senza appoggio e funzionamento impeccabile con munizionamento commerciale ma anche un prezioso insegnamento relativo alla produzione casalinga di munizionamento, fondamentale per non avere sorprese sgradevoli relative alla fluidità della manovra di ripetizione dei colpi.
Le munizioni devo essere ben crimpate in quanto, a causa delle sollecitazioni, si corre il rischio di affossamento della palla all’interno del bossolo con conseguente compressione della polvere ed aumento di pressione.
I problemi possono inoltre non finire qui: se l’estremità anteriore del bossolo non aderisce bene alla palla il contatto con determinate parti meccaniche dell’arma può compromettere tanto lo scorrimento all’indietro nel serbatoio quanto, soprattutto, la corretta cameratura, con sgradevoli impuntamenti.
Anche la carica di polvere deve essere adeguata poiché, in caso di pressioni troppo basse e bossoli duri, si rischia una dilatazione incompleta degli stessi con relativa fuga di gas, per fortuna di lieve entità.
Le munizioni devono essere del tipo a punta piatta per scongiurare attivazioni accidentali degli inneschi nel serbatoio ed il profilo laterale dell’ogiva deve essere tondeggiante, per migliorare la rotazione e lo scorrimento della cartuccia durante il passaggio dalla rampa di alimentazione alla camera di cartuccia.
Un’arma, in sostanza, ben rifinita e con ottime potenzialità…a patto di utilizzare adeguata perizia nel caricamento. Una volta che tutto è controllato…il fulmine rimane sempre il fulmine.