Una sirena dalla Cina? In presenza di tecnologie modernissime che la fanno apparire uno strumento arcaico come le campane? Ebbene, sì. La tecnologia ha compiuto passi da gigante e ci aiuta in moltissime attività, ma è complicata e dipende dalle fonti di energia. Se il fieno era la benzina del Medioevo e del Rinascimento, e poi ancora fino all’ideazione del motore a vapore, allo stesso modo le batterie sono la benzina del XXI Secolo. Il loro difetto è che si scaricano; sappiamo che in Iraq l’equipaggiamento che il soldato considerava davvero indispensabile erano le batterie di ricambio. Inoltre, ciò che è tecnologico è solitamente complicato e tutti sappiamo che la semplicità è la chiave dell’affidabilità.
Strumenti che funzionano sempre
Come diceva Henry Ford, quello che non c’è non si può rompere. Infine, la tecnologia può essere soggetta a guasti per cause esterne. Non si tratta solo delle guerre, anche se fin dalla prima guerra mondiale i resoconti ci narrano di fili telefonici tranciati da una granata e della necessità che i genieri andassero sotto il fuoco nemico per ripristinate i collegamenti. Al giorno d’oggi, con le bombe elettromagnetiche in grado di troncare ogni attività elettronica, la situazione è ancora peggiore. Ma non è tutto. Pensiamo, per esempio, a un terremoto. Tutti abbiamo ben presente la foto della Prefettura de L’Aquila, con il tetto crollato e il frontone pericolante. Ebbene, le comunicazioni della Protezione Civile erano lì dentro, del tutto inutilizzabili. Esistono, è vero, le radio dell’Esercito, montate sui mezzi, ma non hanno notizie di prima mano e per queste, o per le richieste di soccorso in luoghi dove l’Esercito non è ancora arrivato, bisogna affidarsi ai radioamatori, che sono al di fuori di ogni struttura pubblica.
Facciamo un passo più in là e pensiamo alle armi di quell’Esercito. Hanno mire ottiche e visori notturni, ma se non funzionano? Proprio per quello sono state sviluppate mire metalliche tradizionali, abbattibili, da installare sull’arma individuale. L’ osservatore d’artiglieria, se la radio non funziona, può comunicare con le bandierine come un tempo, ma esse sono inutili in caso di nebbia. E del pari sono inutili le campane, di cui i nostri nonni sapevano interpretare il suono ma che oggi, ai contemporanei, non dicono più nulla.
La sirena dell’esercito cinese
Restano le sirene, che si sentono anche a grande distanza e che nel corso dell’ultima guerra, nelle città, avvertivano la popolazione dell’avvicinarsi si un’incursione aerea, con un perentorio invito a recarsi nei rifugi. E appunto una sirena è la soluzione scelta dall’esercito cinese come strumento di segnalazione di emergenza, da usare quando tutte le comunicazioni regolari siano interrotte. Lo strumento è sufficientemente leggero - pesa meno di un chilo - per non aggravare più di tanto il fardello del segnalatore. La presa d’aria è di ampiezza variabile; si apre automaticamente al crescere dell’intensità sonora, quindi in funzione della velocità con cui si gira la manovella, ma si può anche variare a mano, modulando intensità e frequenza del suono. E il suono arriva molto lontano, utile anche in caso di nebbia, o di incendio il cui fumo impedisce la visuale. È uno strumento completamente meccanico, quindi non soggetto a disturbi elettromagnetici. E dimostra ancora una volta come le soluzioni semplici, anche se possono apparire arcaiche, sono quelle che funzionano.