Cominciamo a capire cosa sia l’udito e cosa possa danneggiarlo.
Il suono non è altro che onde di pressione nell’aria. Un’oggetto che vibra (come la corda di una chitarra) muove le molecole d’aria che lo circondano formando sequenze di compressioni-rarefazioni con una frequenza specifica (ossia, la distanza tra due fronti d’onda).
L’orecchio umano rileva i suoni per mezzo di una sottile membrana, il timpano, che attraverso un sistema di leve composto da tre piccoli ossicini nell’orecchio interno trasmette le onde di pressione alla coclea: questa è una struttura spiraleggiante, simile al giuscio di una chiocciola, nella quale una miriade di microscopici peli, detti stereocilia, sono connessi a terminazioni nervose.
Le stereocilia vengono fatte oscillare da specifiche frequenze esattamente come una corda di chitarra pizzicata a lunghezze diverse (premendo la corda sui tasti della chitarra) produce suoni di frequenze differenti.
Se un suono (un’onda di pressione) è troppo violento, l’impulso trasmesso al gruppo di stereocilia specifiche può piegarne alcune permanentemente, così che non saranno più in grado di oscillare alla frequenza corrispondente.
Se un numero sufficiente di stereocilia per una data frequenza vengono danneggiate, non saremo più in grado di percepirla.
Questo è il meccanismo primario di perdita dell’udito: può essere prodotto dall’esposizione momentanea a un singolo suono violentissimo o dall’esposizione ripetuta o perdurante a suoni meno forti, ma comunque eccessivi. Perderemo la sensibilità a quelle frequenze nelle quali le stereocilia sono più sollecitate.
La seconda causa di perdita dell’udito è la lesione del timpano: un’onda di pressione sufficientemente violenta può causare una lacerazione della sottile membrana. A meno che questa non venga gravemente danneggiata, tale lacerazione guarirà col tempo, ma il tessuto cicatriziale comunque ne varierà la flessibilità, rendendola meno sensibile e alterando il modo in cui trasmette determinate frequenze.
Per produrre un danno simile, tuttavia, serve un suono davvero molto forte.
Il terzo e più grave tipo di perdita dell’udito è prodotto da un’onda di pressione talmente violenta da non solo distruggere il timpano, ma fratturare le piccole ossicine nell’orecchio interno.
Questo tipo di danno produce perdita totale dell’udito. Può in taluni casi essere rimediato chirurgicamente, ma più spesso che no è permanente.
Fortunatamente, per produrre lesioni tanto gravi serve un suono di violenza enorme (come l’esplosione di una bomba).
Serve inoltre un livello sonoro molto più alto per danneggiare le stereocilia con un impulso sonoro (come uno sparo) che non con un suono protratto nel tempo (come una macchina utensile o la musica in una discoteca).
Il livello sonoro è misurato in decibel (dB), su una scala cosiddetta logaritmica, che significa che un incremento di 10 dB nella scala significa un decuplicarsi del livello sonoro, ossia un suono da 20 dB è 10 volte più forte di uno da 10 dB, uno da 30 dB è 100 volte più forte, uno da 40 dB è 1000 volte più forte e così via.
Per dare un senso più pratico a tale scala, consideriamo che 55 dB sono il livello di una normale conversazione, 70 dB sono il suono di un aspirapolvere, mentre arriviamo a 80 db in una strada pesantemente trafficata. 85 dB è il limite di sicurezza per suoni continuativi, 90 dB il suono prodotto da una falciatrice, 100 dB da un martello pneumatico.
Il limite di sicurezza per suoni di breve durata è di 120 dB, mentre a 130 dB si trova la cosiddetta “soglia del dolore”, oltre la quale il suono produce effettivamente dolore fisico.
Un tipico colpo 9x21 produce un livello sonoro di circa 159 dB: ben oltre il limite del danno uditivo.
È tuttavia anche un suono di brevissima durata, e l’orecchio umano è dotato a sua volta di meccanismi di protezione in grado di schermare brevemente da suoni violenti, dunque un singolo sparo, o anche cinque o sei, non produrranno danni seri e perduranti all’udito. Ma l’esposizione continuata e ripetuta a spari senza adeguata protezione lo farà.
Le protezioni acustiche si raggruppano sostanzialmente in due tipi: tappi e cuffie. Le cuffie coprono completamente l’orecchio esterno, mentre i tappi si infilano nel canale auricolare.
Contrariamente a quanto sostenuto da certe leggende metropolitane, usando i tappi il suono non “viaggia nell’osso esposto attorno all’orecchio fin nell’orecchio interno”, quindi la decisione tra cuffie e tappi è solo una questione di scelta personale e comodità.
Alcuni trovano le cuffie troppo calde in estate e scomode da usare con il fucile. Altri trovano fastidiosa la sensazione del tappo nell’orecchio.
In termini di riduzione sonora, non sussistono differenze. Le cuffie compatte economiche e i tappi in schiuma plastica tipicamente offrono una riduzione sonora di 20-25 dB, mentre delle cuffie di qualità e tappi in silicone possono offrire una riduzione anche di 35 dB.
Si tratta di misurazioni “medie”: ciascun dispositivo di protezione offre differenti livelli di attenuazione a differenti frequenze.
Quello che è importante è che l’attenuazione maggiore sia entro la gamma di frequenze tipica di uno sparo.
Questo effetto viene sfruttato in modo utile da alcuni tipi di dispositivi di protezione acustica che presentano un elevato livello di attenuazione alle frequenze tipiche dello sparo, ma un livello più basso a frequenze tipiche del parlato, offrendo una protezione adeguata con armi corte e consentendo al contempo di capire meglio una conversazione.
A questo punto starete obiettando che dato che qualsiasi suono oltre i 120 dB è dannoso, mentre la miglior attenuazione acustica disponibile è di 35 dB, nel caso dello sparo di un 9mm restiamo ancora con 124 dB di livello sonoro, ben al di là della soglia di rischio.
Vero, ma bisogna anche considerare che la maggior parte dell’emissione sonora avviene anteriormente, dunque chi spara è sottoposto a un livello di suono molto più ridotto, e pienamente sicuro.
Incidentalmente, i migliori moderatori di suono per armi da fuoco (spesso erroneamente detti “silenziatori”) hanno un’attenuazione di circa 35 dB, più o meno quanto un buon paio di tappi. Questo lascia ancora un bel po’ di rumore, ben più del classico suono hollywoodiano.
Quindi, non importa se ci troviamo a sparare in poligono, stiamo cacciando o ci stiamo allenando: dovremmo sempre indossare la miglior protezione acustica possibile.
Un buon paio di tappi riutilizzabili o di cuffie non costa più di una ventina di euro e vale ben più del suo peso in oro. Non lasciate che sfottò o la paura di apparire ridicoli vi dissuadano: dover chiedere al vostro interlocutore di ripetere tutto quel che dice è assai più ridicolo.
Quando ero a militare, comprai un paio di cuffie il giorno prima della prima uscita in poligono. I commilitoni nel mio plotone risero e mi presero in giro. Ora della fine della sessione di tiro con il BM-59 e il suo infernale tromboncino-compensatore, tutti quanti mi avevano chiesto dove le avevo comprate e se costavano tanto. La volta dopo le avevamo tutti.
Sfortunatamente ho subito una parziale riduzione dell’acuità uditiva andando in moto per anni senza alcuna protezione acustica, perché non sono stato abbastanza sveglio da capire che ad alte velocità il suono del vento nel casco, abbastanza violento da coprire completamente il rumore del motore della mia Harley, non faceva certo bene all’udito, ma questa è un’altra storia.
La cito solo per sottolineare che dovreste indossare protezioni acustiche in ogni circostanza in cui siete esposti a rumori violenti. Il danno uditivo è irreversibile e il tinnito (il ronzio nelle orecchie) è un compagno tanto fastidioso quanto, purtroppo, fedele e una volta che vi sarete conosciuti non vi abbandonerà per il resto dei vostri giorni. La prevenzione è l’unico modo per evitarlo.