La caccia e il mondo venatorio valutato in maniera obiettiva in un contesto socioculturale nazionale e mondiale

Un vassoio di anatre succulente cucinate magistralmente dalle donne di casa Patrizia e Magda rispettivamente mamma e compagna dell’amico Daniele.

Nella realtà, quella vera, noi cacciatori siamo portatori di valori di tradizioni che vengono tramandate fin dalla notte dei tempi. Ormai come qualcuno ha detto, scuotendo dal torpore tanti di noi e facendo imbestialire chi pensa sia una lesa maestà, viviamo di fatto in un mondo al contrario, fatto di proclami assurdi, di invettive che troppo spesso sconfinano nelle offese ecc. Uomini e donne che praticano la loro passione fatta di lunghe camminate nelle infinite stoppie con il grano appena mietuto, nei boschi dove gli occhi possono ammirare magnifici castagni o querce ornate da edera rigogliosa fonte di succulente bacche che deliziano il pasto giornaliero di una miriade di colombacci e non solo. Cacciatori e cacciatrici la cui passione impone anche delle regole da rispettare in quanto il rilascio del porto d’armi è una cosa seria come giusto che sia quindi, perfetto stato di salute, niente uso di sostanze vietate, carichi pendenti zero e quindi, una fedina penale immacolata: scusate se è poco….

Un mondo dove vorrebbero propinarci la carne sintetica o la farina di grilli per non parlare di altre schifezze simili, mentre noi cacciatori, siamo uomini e donne forgiati negli insegnamenti di chi ci ha preceduto, viviamo nel concreto la natura e da essa, attingiamo e ci nutriamo di selvaggina naturale, ricca di elementi nutrizionali nelle cui carni non compaiono nefandezze varie quali estrogeni, antibiotici, ecc. 

Le leggi nazionali equiparano la caccia ad una attività sportiva e vista sotto questo profilo, sfido chiunque a non confermare che tra i tanti sport, l’attività venatoria è tra le più onerose e questo significa introiti per le casse statali. Ne viene fuori un quadro ben delineato e inoppugnabile che solo i denigratori a prescindere, possono contestare. In questo senso (e senza voler fare alcuna riflessione politica o sociologica) è evidente il fallimento globale delle varie narrazioni del tutto strumentali in merito all’ambiente e in esso alla attività venatoria. Di recente in TV ho assistito a un dibattito nel quale una cacciatrice è stata pesantemente offesa per il solo fatto di aver manifestato la sua passione venatoria, offese anche pesanti partite da individui che si professano “democratici” ma che di fatto non lo sono.

La caccia è una tradizione che dobbiamo aiutare a comprendere

Magnifici funghi raccolti in campagna che andranno ad arricchire ulteriormente un bel piatto di selvaggina che sia essa una polenta al cinghiale oppure con il capriolo.

Il mondo della caccia racchiude in sé un patrimonio importante fatto di tradizioni che affondano le loro radici in tempi lontani, direi quasi ataviche. Uno scrigno di quelli massicci capaci di conservare e preservare nel tempo, ogni e qualsiasi tentativo di rappresentare la nostra passione come una semplice barbarie ai danni della fauna. Dobbiamo essere noi stessi i paladini di ciò che rappresenta veramente la caccia. La dobbiamo difendere con le unghie e con i denti da coloro che cianciano solo e unicamente per visibilità politica o perché manovrati in quanto incapaci di ragionare obiettivamente. Il modo migliore per innalzare una diga di sbarramento a protezione di quanto in primis è lecito, perché legittimamente praticato, è quello di coinvolgere più persone possibili di quelle che ci stanno accanto e che sono capaci di ragionare con la loro testa e non di ascoltare fandonie preconfezionate da chi è contrario solo per principio. Ai vostri amici non cacciatori, ma che in voi ripongono stima e fiducia per conoscenza diretta, cercate di trasmettere la gioia che si prova a vedere l’alba di un nuovo giorno in attesa del primo zirlo di tordo e di merlo. Fate saper loro, quanto è bello vedere la frenesia del vostro cane con il quale state per dare inizio a una cacciata a fagiani, lepri, beccacce. Una frenesia che lo accompagna fino all’esaurimento e che una volta tornati a casa, lo farà dormire e riposare per una giornata intera. Dite loro quanto è piacevole e gustoso, consumare la selvaggina incarnierata nella stagione, in occasione di un pranzo e di una cena conviviale tra amici vecchi e nuovi.

Provate a trasferire ad altri tutte le emozioni che si hanno nell’essere un vero cacciatore. Il rumore dell’acqua di un ruscello in un bosco o calanco, l’incontro amichevole di reciproco rispetto con un allevatore nei monti della Tolfa o altrove, il volo circolare di un falco in cerca della sua preda giornaliera, il muggito di una mucca maremmana che richiama il suo vitello allontanatosi, lo scampanio di un gregge di pecore e l’abbaiare di un cane in lontananza a sorveglianza del suo casolare. La raccolta di funghi se capitano così da presentare ai commensali, una buona polenta al cinghiale con una degna cornice fatta di funghi “ordinali”, di porcini, pinaroli o pioppini. Cercate di far capire che al cacciatore, piace un ambiente pulito e incontaminato, senza rifiuti vari sparsi ovunque ma anche senza orrendi parchi fotovoltaici come quelli che stanno devastando la Tuscia e in particolare l’entroterra di Montalto di Castro, zona a confine tra Lazio e Toscana laddove spesso andiamo a caccia di lepri.

Un gustoso piatto di tordi e merli. La convivialità attorno a una portata di selvaggina è un aspetto fondamentale nella vita sociale dei cacciatori.

Trasferite ai vostri figli e nipoti, la voglia di vivere una natura da protagonista come individuo rispettoso delle Leggi sia esse degli uomini ma anche quelle della terra. Una terra che produce frutti di ogni genere e che, se adeguatamente preservata, rappresenta un contenitore dal quale attingere ogni ben di Dio da una semplice bacca, mora o corbezzolo, ad una lepre un fagiano, un capriolo. Una natura che alcuni stolti, vorrebbero mettere sotto una campana di vetro così pensando, di proteggerla ma ben sapendo che così non sarà e di questo siamo pieni di fatti e misfatti.

Solo chi ha la mente libera e solo chi ragiona in maniera razionale, può comprendere appieno che il cacciatore nel suo contesto, non solo agisce in quanto pienamente legittimato ma addirittura come sostengo io, come esempio di individuo perfettamente integrato nell’ambiente al quale da e dal quale attinge ciò che può, seguendo cicli legati alle stagioni, al tempo ma soprattutto alle regole ed è proprio su questo che non dobbiamo assolutamente transigere.

Siamo sì cacciatori, ma ancor prima siamo cittadini che rispettano norme e regolamenti quindi, a nessuno è consentito di definirci assassini o altre fesserie del genere. Stiamo assistendo al declino di tanti valori civili e morali proprio a causa e per colpa di individui totalmente e deliberatamente distanti dalla realtà. Ci vorrebbero tutti scemi davanti alla TV, oppure omologati nel tipo di alimentazione ed anche, privati di quella capacità critica di valutare le cose per quelle che effettivamente sono. Ecco, il cacciatore non è così. Noi siamo fieri di ciò che facciamo ed anzi riteniamo in piena consapevolezza, di agire al meglio semmai poco considerati rispetto a quanto potremmo dare in termini di contributo per l’ambiente. Aggiungo inoltre, visto che siamo in Europa e non solo per tirare la carretta a favore dei soliti, da questi come ad esempio la Francia, prendere esempio in quanto nazioni dove la caccia e i cacciatori nutrono profondo rispetto da parte della popolazione.

Una passione genuina è come un torrente di montagna; non ammette ostacoli; non può scorrere all’indietro; deve solo andare avanti. (Christian Nestell Bovee)

Viva la caccia e viva i cacciatori!