Agli albori della vita, l’uomo è nato cacciatore per necessità ma anche per passione e tale resterà fino alla sua estinzione, semmai dovesse avvenire.
Sono un ragazzo di 17 anni, vivo in un quartiere di una grande città come Roma, mi piace il calcio, ho tanti amici con i quali mi diverto quando posso soprattutto nel fine settimana. Quando non sono impegnato nello studio, passo ore giocando alla playstation. Gli occhi si arrossano e in me, si fa strada una sensazione di asocialità che mi preoccupa tanto. È come se il mondo intorno si limitasse allo spazio della mia minuscola cameretta spesso condivisa con altri fratelli.
Mi chiedo: perché mai dovrei diventare un appassionato di caccia?
Perché dovrei rinunciare al tepore del mio letto nelle fredde mattine invernali?
Perché mai dovrei perdere tempo nel raccontare ai miei amici le emozioni che provo al sentire il risveglio della natura. Tanto non capirebbero comunque…
Perché mai dovrei rinunciare a uscire la domenica con quella biondina che mi piace tanto, ma che piace anche ai miei amici, e così rischierei di perderla ?
In effetti tutte queste domande ed anche altre, personalmente non me le sono poste per niente perché è stata la vita o se vogliamo il destino a decidere per me.
Io non ho fatto altro che assecondare un istinto naturale, una spinta che mi veniva da dentro, ma ho anche provato a darmi una spiegazione che fosse logica e condivisibile non solo per me ma anche per le persone che mi stanno accanto. Sarò cacciatore perché fin da piccolo ho giocato con i bossoli vuoti che mio padre portava a casa dopo una battuta di caccia, inebriandomi dell’odore della polvere da sparo e aiutandolo nelle varie fasi della ricarica come un bravo e solerte apprendista desideroso di fare bene e sempre meglio.
Sarò cacciatore perché i tanti cani che abbiamo avuto, non li ho mai considerati solo dei semplici animali a quattro zampe; loro erano parte essenziale della mia famiglia e con essi ho condiviso giochi sfrenati nel cortile di casa e i conseguenti rimbrotti da parte di mamma. I cuccioli erano complici delle mie numerose marachelle e ad alcuni di questi, ho dato i nomi che poi li hanno accompagnati nella loro purtroppo breve esistenza: Bionda, Vispa, Diana, Rinty, Arno, Parigi ecc.
Sarò cacciatore perché il verde della borgata in cui vivo e la piccola stanza dove mi rinchiudo a giocare per ore, non sono assolutamente sufficienti a placare la mia voglia di spazio e di libertà, dove i passi non hanno limiti se non quello della volontà e del tempo.
Sarò cacciatore perché ho scoperto che il calcio così come gli altri sport non hanno più nulla di nobile ma tutto ruota in funzione dei soldi e i giocatori non sono altro che bambini viziati i quali non danno nessun valore tanto al denaro quanto all’etica sportiva. Quindi, è molto meglio essere io stesso uno sportivo che cerca di scovare il selvatico in un confronto mai scontato e senza pagare biglietto di ingresso o abbonamento TV perché lo spettacolo lo mando in onda io ed è unico e irripetibile.
Sarò cacciatore perché l’amico che condivide con me la stessa passione, non può fare tardi la sera, ubriacarsi e sballarsi come fanno tanti giovani ragazzi della mia età. Il mattino richiama prontezza sia di spirito che di fisico. È il momento migliore che ci deve far trovare svegli e pronti all’azione di caccia. La notte invece sarà un dolce dormiveglia fatto di sogni che si inseguono come un felice presagio di ciò che avverrà il giorno successivo.
Sarò cacciatore perché sono consapevole che da giovane poi diventerò adulto e questa mia passione ancora in erba e in parte indefinita, diventerà sempre più forte e radicata in me, come un cavallo finalmente domato capace di non perdere mai la ragione di fronte alla propria esuberanza fisica.
Sarò cacciatore perché da padre vorrei vivere l’orgoglio di avere un figlio appassionato quanto me, con un DNA nel quale la sua spinta venatoria prevale contro tanti e contro tutto. Una passione sana, capace di prevaricare gli aspetti futili e irrilevanti della vita anche quando il nostro cielo, si riempie di nubi minacciose ma, nonostante ciò, questa la passione non arretra di un millimetro di fronte a nulla e a nessuno perché in noi, rimane la consapevolezza che nonostante tutto, tornerà il sereno accompagnato da un arcobaleno multicolore.
Sarò cacciatore perché la caccia è fatta anche di gioiosa convivialità e non c’è cosa più bella che trasmettere ai tuoi amici, parte della passione che arde in te chiacchierando amabilmente con loro intorno al camino scoppiettante di casa, in attesa di gustare un buon piatto di pappardelle alla lepre, oppure una buona polenta con cinghiale e perché no un ottimo spedino di tordi e colombacci.
Sarò cacciatore perché sono anche cristiano e i principi cristiani non sono assolutamente contro la caccia, perché l’uomo è ritenuto al massimo livello della catena alimentare e ciò che conta è il rispetto per la preda e delle Leggi che normano la materia. Vivere in sintonia con questi principi mi procura serenità che altrimenti non avrei.
Sarò cacciatore perché non c’è cosa più buona e sana della selvaggina al posto di pollame allevato in batteria saturo di ormoni pericolosi oppure, di tremendi panini anche belli da vedere ma carichi di condimenti dubbi. Sapori genuini che solo la terra sa regalare. Una terra che detta i suoi ritmi stagionali in un susseguirsi di arrivi e ripartenze come accade per la selvaggina migratoria, di accoppiamenti e di una nuova prole per la prosecuzione della specie.
Solo l’uomo con la sua miopia, con l’ormai nota incapacità di gestire adeguatamente il territorio che lo circonda, riesce a procurare alterazioni pericolose per le quali il futuro statene certi, ci presenterà il conto sperando che questo non sia poi troppo salato.
Sarò cacciatore perché lo voglio con tutto me stesso. Esigo il massimo rispetto come io lo manifesto agli altri. Come a chi ha scelto di seguire altre passioni diverse dalla mia, tutte ampiamente legittime e meritevoli della giusta considerazione. Non esistono passioni di serie A o di serie B, passioni nobili e passioni plebee. Tutte partono dall’intimo profondo di ciascuno di noi tanto è, che quando la fiamma si affievolisce, in quanto ci si accorge che la passione tale non era, non si hanno più le motivazioni adeguate a proseguire nella tua strada.
Si abbandona il cammino intrapreso come un atleta lascia la corsa a metà gara uscendone sconfitto. Solo chi è tenace e forgiato a superare gli ostacoli, resiste e continua ad andare avanti in un mondo dove la caccia sembra essere apparentemente anacronistica ma che al contrario, con la sua perfetta simbiosi, riporta l’uomo al centro della natura, facendone di essa un vero protagonista.
Resistiamo impavidi nelle nostre convinzioni perché come diceva Albert Camus: “Non c’è abbastanza passione senza lotta”.
VIVA LA CACCIA E VIVA I CACCIATORI