Il profumo di erba e terra bagnate dalla rugiada dei mattini di agosto, misto a quello dei girasoli ormai maturi che ondeggiano illuminati dai primi bagliori di luce e, su di loro, ombre saettanti che scivolano in pochi battiti d’ala.
Questi pochi essenziali elementi sono tutto ciò che serve al cacciatore per tornare non solo a sperare, ma a muoversi concretamente, perché è ora… è tempo di apertura alle tortore.
La caccia a questo selvatico dal carattere schivo, quasi inafferrabile, inizia infatti prima della fatidica mattina di apertura a settembre, dato che per ottenere qualche soddisfazione occorre seguirlo e spiarlo in anticipo per conoscere i luoghi che frequenta abitudinariamente.
Gli elementi fondamentali che rendono un luogo ospitale per le tortore sono l’acqua, il bosco e la pastura.Inutile precisare che si sta parlando dell’unica specie di tortore cacciabili nel nostro paese, la Streptopelia Turtur, selvatico vero, scaltro e diffidente, non la tortora dal collare Streptopelia Decaocto, che vive principalmente nei nostri centri urbani.
Chiunque dunque sia amante della caccia alle tortore è bene che dalla metà di agosto torni a visitare non solo i luoghi che generalmente nel corso degli anni le hanno ospitate, ma ne esplori anche di nuovi in cui con le perturbazioni meteorologiche di fine estate possono essersi raggruppate prima della ripartenza per i siti di svernamento.
Se il tempo è stato clemente concedendoci un’estate lunga e regolare, saranno da tenere d’occhio i luoghi in cui le tortore hanno nidificato e nei quali si tratterranno fino ai cambiamenti più evidenti di stagione come l’accorciarsi delle giornate e le perturbazioni più frequenti.
In caso contrario di stagione instabile, le poche tortore ancora rimaste nei nostri territori staranno sicuramente ammassandosi lungo le principali vie di transito verso il mare, solitamente le valli fluviali, prima del grande salto verso l’Africa.
La pastura preferita e più facilmente reperibile in settembre saranno i campi di girasole, magari nei pressi di corsi d’acqua o semplici sorgenti che offrano acqua pulita. Le tortore infatti non sono solite abbeverarsi in acque stagnanti, preferiscono sempre a queste quelle scorrevoli e chiare. Acqua e pastura dovranno distare pochissimo da boschi o fossi in cui le tortore potranno trovare rifugio in pochi battiti d’ala al minimo sentore di pericolo.
Nelle uscite esplorative che precedono l’apertura sarà bene comportarsi esattamente come a caccia, anche se sprovvisti di fucile che sarà bene rimpiazzare con un buon binocolo.
Occorre la massima accortezza con un selvatico così diffidente e sensibile ai disturbi. Sarà meglio mantenersi a buona distanza e controllare da un buon punto di osservazione dando sempre le spalle al sole, tutti i movimenti e le traiettorie di affilo seguite dalle tortore per giungere ai campi di pastura o all’abbeverata.
Anche l’abbigliamento dovrà essere in tono con l’ambiente circostante per non dare il minimo segnale della nostra presenza.
Basterà giungere di buon mattino, non eccessivamente presto, ma prima che il sole si alzi perché da quel momento i selvatici inizieranno a muoversi dal bosco verso i campi e sarà bene esser già piazzati.
Il modo più adatto ed anche quello legalmente concesso di insidiare le tortore è all’aspetto da appostamenti temporanei, che andremo a posizionare proprio in prossimità delle vie di transito osservate precedentemente. L’indole notoriamente abitudinaria di questi selvatici quasi sempre premia i cacciatori che sono stati buon osservatori. Le traiettorie e i posatoi che le tortore sceglieranno per fermarsi prima o dopo la pastura saranno sempre gli stessi.
Certo che a caccia iniziata, presumibilmente in presenza di altri cacciatori in zona variazioni delle direzioni di volo saranno possibili o probabili, ma mai eccessive.
Fondamentale sarà la mimetizzazione del capanno oppure meglio ancora ove possibile servirsi di un rifugio naturale.
È importante non modificare in alcun modo l’ambiente in cui questi selvatici sono soliti transitare perché al contrario di altre specie curiose come le allodole, restano a debita distanza da qualsiasi elemento nuovo che non sia familiare.
Ben nascosti ed immobili alle nostre poste di passata o di buttata dovremo solo stare attenti a tutto ciò che è a portata di fucile, pronti ad imbracciare all’arrivo fulmineo di questi straordinari volatori.
Le poste di passata sono appunto quelle nelle vicinanze del bosco o comunque dei viali alberati che le tortore seguono per giungere ai campi, mentre quelle di buttata vicine ai posatoi prossimi all’acqua o alla pastura in cui si attenderanno per il tiro a fermo. L’unica carta vincente in ogni caso sarà la sorpresa.
La cosa migliore da fare è restare comunque ai margini dei campi di pastura perché alle prime fucilate saranno gli unici frequentati dai selvatici che si sentiranno più al sicuro e pronti ad involarsi verso la vegetazione.
Non siate mai troppo precipitosi nell’uscire allo scoperto per il recupero di un selvatico abbattuto, spesso infatti non ci si accorge, o ci si accorge troppo tardi che altre tortore si sono fermate proprio lì nei paraggi.
Capita che altre tortore vedendo la prima cadere si siano fermate nelle vicinanze probabilmente attratte da una pastura sicura.
Conviene prima di uscire aspettare quei pochi secondi sufficienti per dare un’attenta occhiata ai dintorni della posta e ricaricare il fucile pronti a probabili sorprese.
La stessa calma è opportuna nel tiro a fermo nelle poste alla buttata. Alla prima tortora che arriva solitamente ne seguono altre in pochi istanti. Meglio prepararsi ed impostare il tiro temporeggiando comunque qualche attimo utile a far giungere tutti i selvatici.
Il tiro, i fucili, le munizioni
Al di là del suo aspetto elegante e di tutta la carica emotiva che la caccia a questo estatino porta, dopo i tanti mesi di attesa del ritorno ai campi; con le tortore è comunque il tiro la parte più entusiasmante e difficile.
Nei giovani soggetti può essere relativamente più abbordabile grazie al volo un po’ più lento e costante, ma con i soggetti adulti si dovrà esser pronti a improvvisi cambi di direzione, scarti laterali su cui solo l’esperienza dei migliori cacciatori potrà aver la meglio.
Solitamente è uno di quei selvatici che si consiglierebbe di “seguire” per avere qualche chance in più di calcolare un adeguato anticipo. Quasi sempre da evitare i tiri istintivi, a meno che non ci trovi proprio a ridosso del punto di uscita dal bosco in cui forse buttare una fucilata d’imbracciata davanti al selvatico diventa l’unica soluzione.
I fucili più indicati saranno dettati dal tipo di situazione in cui si aspetteranno i selvatici.
Per quanto riguarda il calibro, per il tiro al volo sarebbe consigliabile un calibro 12, mentre alle post di buttata anche un 20 potrà andar bene.
Essendo infatti una caccia al campo, in territorio aperto e su selvatici estremamente veloci e diffidenti, le distanze nel tiro al volo tendono a diventare subito elevate, molto spesso ai limiti della portata dei fucili.
Per i tiri di passata alle poste piazzate all’uscita dei boschi o alle buttate forse risulterà più idoneo un fucile istintivo come la doppietta, ma per i tiri rivolti ai selvatici che sorvolano i campi di pastura, specie nella concitazione delle mattine d’apertura in cui aumenteranno le distanze e le altezze delle tortore, sarà bene avere semiautomatici dalle buone strozzature che daranno qualche possibilità di rimediare probabili padelle oppure sovrapposti più precisi nei tiri mirati a medio lunghe distanze.
Per il tiro a fermo da poste che solitamente non distano più di 25 metri dai posatoi una canna della lunghezza di 66 cm andrà bene con normale strozzatura media di 3 stelle. Per i tiri di passata consiglierei di non scendere sotto i 70 cm di canna per strozzature che potranno variare da 2 a 1 stella.
Parlando di cartucce idonee a questa caccia, occorre precisare che una tortora a medie distanze è un selvatico non eccessivamente coriaceo e quindi cariche medio-basse sono in genere sufficienti. Il ricorso a munizioni più leggere diviene necessario soprattutto in condizioni di clima caldo che tende ad esasperare la velocità iniziale e il rinculo delle cartucce.
Tuttavia nella caccia al campo e nel tiro al volo sarà bene dopo una cartuccia in prima canna relativamente leggera da 32-34 grammi, passare subito ad una carica da 36 grammi in seconda. Il classico numero di pallini impiegato è l’8, ma in seconda canna sarà utile scendere al 7.
Nel tiro a fermo anche un piombo del numero 9 dalla rosata più ampia e compatta andrà benissimo. Personalmente ritengo molto efficaci nel tiro a volo in questa caccia anche le cartucce da trap, veloci ed equilibrate, soprattutto nei tiri a medio-lunghe distanze.