In zoologia il termine ungulato indica un mammifero e cioè un animale provvisto di ghiandole mammarie che per deambulare poggia il proprio peso sull’estremità delle dita, le quali, durante la storia evolutiva, hanno sviluppato delle unghie resistenti che le proteggono dall’usura.
In Italia esistono 6 specie di ungulati selvatici ai quali è concessa la caccia, peraltro molto diverse tra loro, come ad esempio il camoscio che popola le Dolomiti e le Prealpi.
A quote altitudinali inferiori e fino al centro-sud italia in maniera discontinua, invece, dove i boschi s’intervallano a prati-pascoli più o meno estesi, è possibile vedere il capriolo, il cervo ed il daino; con eccezione per le zone rocciose, ambiente d’elezione del muflone.
Mentre per quanto riguarda il cinghiale risulta piuttosto difficile collocarlo in un’area piuttosto che in un’altra: la sua elevata capacità di adattarsi a varie situazioni ambientali lo sta portando a colonizzare l’intera penisola, isole comprese.
Chi cacciamo
Gli animali fin qui elencati possono essere suddivisi anche per famiglia di appartenenza.
Camoscio e muflone appartengono alla famiglia dei Bovidi, un raggruppamento di specie caratterizzate da un paio di corna che portano i maschi e molto spesso anche le femmine, di misura variabile ma sempre costituiti da una protuberanza ossea ricoperta di cheratina e che continuano a crescere per tutto il corso della vita.
Il capriolo, il daino ed il cervo, invece, appartengono alla famiglia dei Cervidi e sono accomunati da strutture ossee, i cosiddetti palchi, che, presenti solo nei maschi, si rinnovano annualmente. Per ultimo, il cinghiale appartiene alla famiglia dei suidi e, al contrario dei precedenti, è un animale onnivoro monogastrico.
Con che cosa cacciamo
La caccia con il fucile ad anima liscia di calibro 12 o inferiore è ancora piuttosto diffusa per le braccate al cinghiale, mentre per volontà del legislatore è stata abolita quasi ovunque agli altri ungulati.
La tendenza, sempre crescente, è quella di una caccia di selezione con arma ad anima rigata munita di ottica. L’articolo 13 – mezzi per l’esercizio dell’attività venatoria – della legge quadro sulla caccia 157/92 ai comma 1 e 2 stabilisce che “[..] la caccia è consentita con fucile ad anima rigata a caricamento singolo manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro non inferiore ai 5,6 millimetri con bossolo a vuoto di altezza non inferiore ai 40 mm.“ e che “È consentito, altresì, l’uso del fucile a due o tre canne, di cui una o due ad anima liscia di calibro non superiore al 12 ed una o due ad anima rigata di calibro non inferiore ai 5,6 mm [..]”.
Si tenga presente, però, che in molte province si è posto un limite al diametro della palla ben diverso da quello della legge quadro e che in altre si è imposto l’utilizzo dell’ottica.
Pertanto, prima di andare a caccia, è sempre bene verificare di volta in volta i regolamenti territoriali.
In che modo cacciamo
A seconda delle tradizioni locali, ma anche delle caratteristiche degli animali e non ultimo, come si è visto, delle normative vigenti, gli ungulati elencati vengono cacciati in tempi e modi diversi.
Solitamente cervidi e bovidi vengono cacciati in maniera individuale o tutt’al più con un accompagnatore, mentre per i suidi si adoperano forme di caccia collettiva che richiedono un discreto numero di partecipanti.
Braccata, battuta e girata sono tecniche di caccia collettiva che prevedono lo scovo forzato della selvaggina da parte di cani e conduttori che spingono gli animali “alle poste”.
Si tratta di modalità poco selettive, anche se necessarie in alcuni contesti che richiedono un abbattimento quantitativo in quei terreni fitti ed impervi che non concedono altro modo. In questi casi si spara spesso ad animali in movimento e nello sporco del sottobosco, per cui sono richieste armi semiautomatiche o a ripetizione veloce camerate per calibri non eccessivamente veloci, ma dotati di buona massa e con ottiche a basso ingrandimento ed ampio campo visivo.
Da soli, invece, ci si può dedicare all’aspetto di cervi, caprioli e daini, solitamente da posizioni di vantaggio naturali o artificiali.
Con una carabina bolt-action munita di ottica ben luminosa viste le loro abitudini crepuscolari, binocolo e spektive ad alti ingrandimenti, sarà possibile una scelta oculata dell’animale da prelevare seguendo un piano d’abbattimento suddiviso per sesso e classi d’età.
Infine, il camoscio ed il muflone si cacciano solitamente dandosi alle cerca dell’animale anche durante le ore centrali del giorno con armi preferibilmente leggere ed ottiche ad ingrandimento variabile per tiri che possono andare dai canonici 100 metri ai 200 e oltre. Risulta pertanto indispensabile un buon telemetro ed un calibro teso o l’utilizzo di ottiche munite di reticolo o torretta balistica.