Una caccia fra le più antiche e particolarmente viva nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di praticarla con i cani da ferma quella alla starna in Italia, oggi ancora possibile solo nei comprensori in cui i cacciatori si impegnano nella tutela di territori in cui le brigate immesse vengono lasciate ambientare e riprodursi.
La starna e il suo habitat
Un indicatore ambientale infallibile la starna, che ha saputo dimostrare suo malgrado come molte altre specie selvatiche quanto sia irrinunciabile la biodiversità in natura e deleterio l’inquinamento. Altro fattore imprescindibile e messo chiaramente in luce dalla storia della starna è sicuramente il rispetto, l’etica che si pretende dal cacciatore che sicuramente è mancata nel recente passato ed ha inciso non poco sul destino di questo selvatico di grande valore cinegetico. Sono superati infatti i tempi in cui l’agricoltura lasciava il tempo alle nidiate di spostarsi trovando sostentamento nei campi di cereali che restavano per lunghi mesi a disposizione. Sempre più rare anche le greggi che in alta collina e in montagna rendevano i pascoli ideali per le starne che qui trovavano i freschi germogli delle erbe brucate e gli insetti che costituivano fonti di sostentamento insostituibili per i pulcini. Con i pastori e gli agricoltori sono sparite le starne, sostituite da grandi distese di colture intensive e dai parchi naturali che corrispondono spesso ad aree rurali in totale abbandono e prive di vita. In pianura sono arrivati i pesticidi a completare la triste opera di annientamento dell’habitat naturale in cui il canto delle brigate all’alba e al tramonto sono diventati ormai lontani ricordi che sopravvivono in qualche rarissimo ceppo selvatico superstite o dove i cacciatori si sono ostinati nel voler ripristinare piccoli angoli di paradiso, in cui l’ambiente della starna è stato ricreato, brigate selezionate immesse e lasciate ambientarsi e riprodursi.
A poco servono infatti i le annuali immissioni di soggetti adulti con lo scopo di accontentare le prime giornate di caccia della stagione. È necessario procedere con progettualità ai ripristini ambientali per consentire a questi animali di trovare un habitat che fornisca il minimo sostentamento e il rifugio necessari a sopravvivere imparando a riconoscere il pericolo dei predatori e infine riprodursi. È chiaro come il ruolo del cacciatore in questo processo diventi fondamentale quale conoscitore delle abitudini e delle esigenze della starna per rendere questo un sogno realizzabile e non un’occasione di solo prelievo per vanificare il tutto e trovarsi sempre nella situazione iniziale. La ricompensa vale sicuramente il prezzo del sacrificio perché poter allenare e addestrare i cani da ferma su un buon numero di starne, significa veder crescere i propri cani al cospetto di un selvatico che saprà impartire lezioni di strategia nella cerca, cautela nell’accostamento e solidità nella ferma come pochi altri.
Lo sanno bene gli amici cacciatori che ci hanno invitato per vivere una giornata alla ricerca delle brigate di starne che popolano le alte colline del centro Marche nell’azienda faunistico venatoria Fonte delle Raje. Azienda faunistico venatoria, un gruppo di cacciatori dunque che mettendo insieme il proprio impegno e le proprie risorse hanno investito nella conservazione di un ambiente in grado di rispondere alle esigenze della starna e di altri selvatici, mettendo alla base dei principi guida l’etica nel prelievo che rispetta un piano di abbattimenti con numeri assai ristretti, sufficienti a regalare le giuste soddisfazioni e a premiare il lavoro dei cani che qui hanno la possibilità di crescere incontrando ogni giorno numerose e scaltre brigate di starne.