Buggerru, costa sudoccidentale della Sardegna: una giornata ospiti nella Zona Addestramento Cani “La Tanca”


La targa che ricorda l’eccidio avvenuto a Buggerru il 4 settembre del 1904. Ogni anno, per la ricorrenza, sono presenti le massime Autorità regionali e nazionali in ricordo di quello che fu il primo sciopero in Italia.

L’arrivo a Buggerru e la sua veduta dall’alto, suscitano giustificata ammirazione per la sua incantevole spiaggia di sabbia dorata in quello che è chiamato Golfo del Leone, meta sempre più ricercata per amanti del surf e camperisti.

Buggerru è un comune di circa 1.000 abitanti, con una storia mineraria importante, che ha visto il suo massimo sviluppo alla fine del 1800 e inizi del 1900 laddove lo sfruttamento intensivo delle miniere di piombo e zinco, ha prodotto notevoli profitti per le società straniere (francesi). Di contro, questa dannata abitudine dei francesi, di conquista e di sottomissione, procurò negli operai che lavoravano prevalentemente nelle viscere della terra, condizioni di sfruttamento disumane fino a sfociare in proteste più che giustificate, ma subito represse in maniera violenta dalle Autorità del tempo, che culminarono nei giorni 4 e 5 settembre del 1904, con una carica dei carabinieri e la conseguente morte di tre minatori (Salvatore Montixi, Felice Littera, Giustino Pittau).

Nella foto il cancello di ingresso alla ZAC dal quale si intravede la contrafforte rocciosa nella quale trovano rifugio gli scaltri cinghiali presenti nella zona di addestramento.

In questo scorcio di estate, dove fin dalle prime ore del mattino, il sole e la calura non danno tregua, invogliando i più frequentare le spiagge di sabbia dorata e a immergersi nelle sue acque cristalline, gli impavidi (come solo noi cacciatori sappiamo essere) trovano una alternativa loro più congeniale per iniziare bene la giornata. Ed ecco che armati di drone, telecamera e taccuino per gli appunti, andiamo a visitare una ZAC istituita da cacciatori del posto, animati da solida volontà e da grande passione, senza alcun tornaconto economico se non quello di coprire a malapena le spese sostenute.

L’appuntamento è alle prime luci dell’alba nel bar nel centro paese, dove ad attenderci troviamo Marco Cavassa, il quale oltre ad essere amico fraterno di vecchia data, è anche responsabile tecnico operativo della Zona Addestramento Cani “La Tanca” della famiglia Andreucetti, che ringraziamo con profondo affetto e gratitudine per averci ospitati presso la loro struttura. La ZAC in questione, è ubicata alle pendici del Monte Rosmarino, con affaccio sulla magnifica spiaggia di San Nicolò e di Portixeddu nel Comune di Buggerru.

Uno dei distributori di granaglie presenti nella ZAC. In questi punti, non è raro incontrare tortore, merli, tordi, colombacci e pernici, che banchettano allegramente e si dissetano negli abbeveratoi adiacenti alle mangiatoie.  

Marco ci illustra con dovizia di particolari, le caratteristiche peculiari della ZAC istituita da circa 6 anni, per venire incontro alle esigenze di addestramento dei cani da cinghiale, prevalentemente per quella dei “I vecchietti di Fighezia" ma non solo. In particolare questa ZAC per le sue dimensioni ridotte, è molto adatta alla formazione dei cuccioli ma anche nelle dovute maniere (qui subentra la capacità del gestore), di soggetti adulti nella fase cosiddetta di “mantenimento“ ossia nel periodo che intercorre tra la fine della caccia al cinghiale e la nuova apertura (solitamente tra febbraio e settembre). Il gestore in questo caso Marco, conosce bene sia i cani che i cinghiali ed è molto rispettoso e intransigente, di un metodo che consente agli animali (in alcuni casi anche soggetti giovani), di avere le giuste pause di riposo tra una fase di allenamento (canizza) e l’altra oltre alla buona norma, di non insistere con cani che hanno raggiunto un adeguato livello sia esso muscolare ma soprattutto di esperienza, che li potrebbe portare ad atteggiamenti troppo intraprendenti ovviamente a scapito della incolumità del cinghiale stesso.

Questa Zona Addestramento Cani ospita saltuariamente anche gare attitudinali di selezione regionale per poi accedere a gare di livello nazionale. Non mancano le richieste di addestramento per cuccioli di cacciatori forestieri che trovano in Marco un capace allevatore amatoriale nonché profondo conoscitore delle principali razze da seguita sia essi maremmani, vandeani, beagle, posavaz, segugi istriani, ecc.

La morfologia della ZAC in questione, ricalca in pieno il tipico ambiente della zona quindi con presenza di macchia mediterranea e rocce, che favoriscono un riparo provvisorio per il cinghiale e quindi di conseguenza, un potenziale punto di abbaio a fermo. In diversi punti della ZAC, ci sono distributori automatici a tempo di granaglie che Marco seleziona in qualità e che acquista prestando molta attenzione a questo aspetto dell’alimentazione, così come non manca mai l’acqua da bere (nella Zac sono presenti due sorgive) e per il classico bagnetto ristoratore (insoglio), indispensabile ai cinghiali per abbassare la temperatura corporea dopo una bella sgroppata ma anche per creare una protezione contro i vari parassiti e tra questi le zecche in particolare.

Anfratti rocciosi, piante di lentischio e corbezzolo, scisto, leccio e l’immancabile mirto, completano la vegetazione del luogo offrendo in alcuni casi e tramite le loro bacche, ulteriore fonte di sostentamento per i cinghiali, oltre alle solite granaglie che non mancano mai.

Arrivati alla ZAC, Marco ci mostra orgoglioso e a ragione, una splendida cucciolata di nove segugi maremmani, due dei quali roani scuri e il resto con il mantello nocciola miele classico, tanto apprezzato in queste zone (il manto scuro per le poste rappresenta sempre un potenziale rischio).

I segugi maremmani di Marco Cavassa

Uno dei nove cuccioli di quasi tre mesi di età il cui manto tigrato roano richiama una genealogia di ottimo livello, merito di una attenta selezione, anche se amatoriale.

Come tanti altri cinghialai della zona, Marco è un estimatore di questa razza nelle sue diverse genealogie perché come ben sappiamo, di maremmani ne esistono diverse correnti di sangue che si differenziano tra loro non solo per il colore del mantello ma anche nella loro azione di caccia (voce, accostamento, seguita, abbaio a fermo, rientro ecc.). In ogni caso, e come già detto in precedenza, ogni cane prima di essere sciolto in addestramento sia esso giovane che adulto, viene dotato della cosiddetta “lunga”, ossia un cordino di Nylon leggero ma resistente di circa cinque metri che ne favorisce il recupero senza ricorrere a richiami vigorosi che potrebbero, a seconda del carattere del cucciolo, generare timori o confusione (perché mi strilla? ho fatto qualcosa di male?). Sono o, meglio, sembrano sfumature quasi insignificanti, ma credetemi che così non è. Per i cuccioli e soprattutto per quelli un po’ timorosi, anche il timbro di voce nel richiamarli ha la sua importanza e come ben sanno i cacciatori avvezzi all’addestramento, queste apparenti sfumature finiscono per diventare tare e limiti in età adulta. Capita sovente che Marco porti in casa quindi a contatto soprattutto con bambini, cuccioli un po’ timidi così facendo li rafforza nel carattere, riducendo o spesso eliminando del tutto quei timori sulle persone, sul loro vociare, su suoni striduli o per loro strani ecc.

Anche nell’addestramento dei cani, una buona dose di psicologia nel tarare e differenziare i comportamenti del conduttore, finisce inevitabilmente per determinare il livello qualitativo del “soggetto finito”, così come i risultati in generale e quindi la professionalità e credibilità dell’allevatore, pur se amatoriale. (FOTO 4-5)

Marco con un cucciolo di Maremmano di circa due mesi, con il mantello nocciola miele classico, tanto apprezzato in queste zone.  

Come era ovvio che fosse, avendo sciolto due cani giovani insieme alla veterana Asia, la canizza è partita immediatamente e i cinghiali, avvezzi al giochino …tanto scappo e non mi prendi… hanno iniziato a diffondersi in direzioni diverse, adottando tutte le strategie possibili per eludere la vicinanza al cane. Abbiamo avuto modo di seguire le canizze da una posizione elevata e con il supporto di un drone; quindi, con la possibilità di assistere a piroette varie, a fughe lungo stradelli sterrai dove l’usta è più difficile da seguire e tanto altro.

Seguendo il metodo di non forzare gli animali, quindi di non stancarli oltre misura in canizze prolungate, Marco ha recuperato agevolmente i quattro cani dimostrandoci nel pratico l’importanza della “lunga”.

La bellissima giornata come ospiti nella ZAC LA Tanca, è culminata con la pappa per la cucciolata dei nove maremmani nipoti di Asia. Anche su questo va fatto un plauso a Marco, in quanto custodisce sapientemente la cucciolata, non nel classico box, ma in un recinto abbastanza grande e naturale ossia con vegetazione, rocce ecc.

Il potersi muovere a piacimento senza alcuna costrizione particolare, avere la possibilità di annusare arbusti ed altro, consente al cucciolo di sviluppare una muscolatura più potente, ma anche una memoria olfattiva che non è da sottovalutare.

Portati fuori dal loro recinto, ossia in terreno libero, il movimento e atteggiamento dei cuccioli rispetto all’ambiente circostante, non era per niente timoroso, lo definirei invece intraprendente e di curiosità.

L’evoluzione della Cassa manna, ovvero la braccata

Il poter assistere alle fasi di addestramento in questa struttura, è stata anche una buona occasione per parlare con Marco della caccia al cinghiale in generale e di come nel tempo la stessa si è evoluta (in merito se volete potete vedere un mio precedente articolo Cassa manna, sa truba e su cai maistru). La selezione di razze specifiche rispetto ai soliti cani meticci, l’avvento della tecnologia come ad esempio trasmittenti, radiocollari ma anche auto fuoristrada, hanno procurato risultati venatori altrimenti inimmaginabili. Non è un caso che la stessa squadra degli Andreucetti la scorsa stagione abbia preso oltre cento cinghiali, favorita anche dalla notevole presenza di bacche soprattutto in determinate zone. È risaputo che la disponibilità di cibo è alla base della proliferazione della fauna selvatica, ma in ogni caso non è certamente l’unico fattore a far conseguire certi risultati. Come sempre il connubio tra razze di cani sempre più selezionate, che consentono braccate molto più vaste, una tecnologia che aiuta in quanto riduce i notevolmente i tempi tra una braccata e l’altra oltre che a favorire un pronto recupero di cani, la disponibilità di veicoli fuoristrada - indispensabili per portare le poste anche di quelle persone con una mobilità ridotta ma anche per smacchiare e portare a valle i cinghiali abbattuti -  diventa poi il motore che fa muovere tutto il meccanismo.

Grazie Marco e grazie Buggerru, da parte di un figlio che tanti anni fa ha lasciato la sua madre terra, mantenendo sempre con essa un forte legame affettivo. Un legame, che mi fa gioire quando vi metto piede e che mi strappa una lacrima e mi rende malinconico quando riparto per il Continente.

“Sono andato pellegrino per il mondo alla ricerca di un sogno, non ho trovato posto a sedere, non posso sedermi ma non posso nemmeno scendere. La mia anima riposa tra i nudi monti di miniera e il limpido azzurro del mare”. (Franco Manis)

Video: Una giornata ospiti nella ZAC “La Tanca” a Buggerru, nella Sardegna sudoccidentale