Il cacciatore italiano, a differenza del suo collega tiratore, normalmente non è un maniaco della pulizia dell’arma: tutt’altro. E questo non è un bene.
Buon senso vorrebbe infatti, che la pulizia venisse effettuata dopo ogni uscita, seguita da lubrificazione di canne e grilletti, parti mobili, scatti e percussori. Minimale, in caso di cacciata con climi caldi e secchi e dove si sia sparato poco. Più massiccia e approfondita, in caso di pioggia o umidità, in sessioni nelle quali magari si è tirato più e più volte il grilletto!
Eppure, troppo spesso siamo a una passata superficiale di panno e via andare…
Sono pochi anche quelli che, finita la stagione, si dedicano alla pulizia profonda che pur si dovrebbe fare, seguita poi da doverosa sistemazione in rastrelliera, sino alla prossima stagione venatoria. E questa andrebbe fatta a fondo e per davvero.
Qual è tuttavia anche in questo caso il costume più diffuso? Lasciare l’arma addirittura nel fodero, promettendo a sé stessi di pulirla domani… e poi domani… e poi domani finché presi nel vortice della vita “profana”, la si dimentica!
E capita poi di trovarsi canne e minuterie arrugginite (il fodero, favorisce la condensa), meccanismi che mal funzionano, tubi incrostati o peggio erosi, che poi portano male le rosate o peggio si possono gonfiare o fessurare (i residui della polvere combusta, danneggiano le canne, come l’impiombatura, ovvero microscorie di piombo dei pallini che posso attaccarsi alle pareti, specie se si usano cartucce senza contenitore). Insomma, inconvenienti di ogni genere, dai più lievi di natura estetica, a quelli più seri di malfunzionamento e compromissione meccanica. E sì che possono essere tutti prevenuti, bastano olio di gomito, un minimo d’attezzatura e tante cura ed attenzione. Insomma, bisogna pulire per bene i fucili! Di solito, la scusa per non farlo è la mancanza di tempo, ma ora, in tempo di quarantena scuse zero! E a nulla vale dire mi manca questo o mi manca quello, dato che ora vi mostreremo come procedere con quello che tutti i cacciatori hanno o devono avere come equipaggiamento di pulizia minimale, a cui si aggiungo normalissimi utensili d’uso casalingo.
Partiamo dai basculanti…
Video: Pulizia e cura delle armi
Materiali e attrezzatura
Prima di tutto, si installi il “banco di lavoro” all’aperto, o in luogo in cui più che probabili gocce di olio e morchia non facciano un casino (date retta, scarterei a prescindere la cucina od il salotto, specie se siete conviventi o sposati!). Per chi ha luogo dedicato tipo officina, il problema non si pone. Dico quello dell’olio, non della convivenza…
- Un tavolo di lavoro possibilmente in plastica o materiale che in caso d’urto non danneggi parti dell’arma.
- Un vecchio asciugamano da stendere sul tavolo da lavoro.
- Una buona spazzola da scarpe.
- Un vecchio spazzolino da denti ben pulito e asciutto.
- Carta da cucina, di quella a rotoli.
- Un panno in microfibra di quelli per pulire i vetri. Meglio se nuovo, ma va bene anche uno usato, purché lavato bene, e quindi asciutto.
- Scovoli del calibro adeguato.
- Olio per armi o di quelli tutto fare (svitoil o similari, oppure quelli per le macchina da cucire, se ancora esistono), reperibili in qualsiasi ferramenta (e che non voglio nemmeno credere non abbiate in casa). In caso, sostituire con un po’ di nafta.
- Una confezione di olio detergente per armi (questo si può ordinare senza problemi on line, e anche in tempo di lock down si trova).
Certo, la pulizia più accurata prevederebbe anche un compressore con pistola ad aria e lo smontaggio di alcune parti, ma per tutto questo, meglio andare dall’armaiolo.
Smontaggio
La prima cosa da fare, è ricontrollare che le camere di scoppio siano rigorissimamente vuote! No, non me ne frega niente che “tanto vuoi che c’ho lasciato le cartucce dentro…”. Credetemi, c’è più di una lapide nei cimiteri, di quelli che spacciarono a sé stessi quest’ultimo pensiero per certezza!
Fatta questa necessaria operazione, si proceda quindi a togliere TUTTE le cinghie di trasporto dai fucili. Andrebbe fatto praticamente l’ultimo giorno di caccia, ma se non l’abbiamo fatto, che lo si faccia ora.
Quindi, si procede a disassemblare nelle sue tre componenti fondamentali la doppietta o il sovrapposto, con calma e delicatamente, senza far sbatacchiare o grattare poi i pezzi uno con l’altro.
Ecco che quindi avremo un’astina, due canne con camere di scoppio, ed una bascula con calcio, grilletti e batterie.
Pezzo per pezzo
Astina: procedere a una bella ed energica spazzolata con un po’ di nafta o olio detergente per armi. Passare nelle fessure, nei meccanismi più e più volte con lo spazzolino, quindi dare una piccola lavata con un po’ di nafta o olio detergente, quindi ripassare con lo spazzolino e rimuovere ogni particella che resti ancora visibile, detergere con carta e pannetto in microfibra, quindi oliare bene il tutto, quasi a sgocciolo, e dunque asciugare velocemente l’eccesso.
E questa è fatta.
Calcio e bascula: si procede come sopra, avendo molta cura in questo caso, di lavorare bene su grilletti (pulire ben bene con lo spazzolino e detergente, poi rioliare tutto), guardia e tutti i meccanismi della bascula.
Canne e camere di scoppio (più estrattori, dove presenti): tenendo le canne con un panno, scovolare bene le canne a secco con scovolo elicoidale di calibro di riferimento, finché non si sente scorrere in maniera fluida. Convinti che si sufficiente? Rifarlo. Bene, a questo punto spruzzare un po’ di detergente (o nafta) dentro ai tubi, quindi –creati con la carta dei cilindretti- inserirli a forza nelle canne, e con in manico dello scovolo spingerli fino a farli uscire dalla volata. Ripeter sinché non escono puliti. A quel punto, spruzzare dentro la canna un velo d’olio, e quindi asciugare con un altro cilindretto l’eccesso. Verificare a occhio che la cromatura interna brilli.
Coi meccanismi della culatta, procedere come per la parte “femmina” della bascula. Dovremmo esserci.
Riassemblaggio, e messa a riposo e custodia
Chi ha disponibilità di locale idoneo, può tenere l’arma smontata in valigetta (se presente), coi singoli pezzi nelle apposite custodie e alloggiati nelle singole nicchie presagomate.
Per tutti gli altri, fatta una certa attenzione nel riassemblaggio –senza pacche violente all’astina o idiozie da film western- maneggiando l’arma con un panno imbevuto d’un velo d’olio, la si ripone in cassaforte o in armadio omologato per il suo meritato riposo.
La stessa cura, la si usi sempre quando ogni tanto la si riprenderà in mano sognando la prossima stagione di caccia con la scusa di “spolverarla”.