Non solo i ballottaggi. Nel marasma politico degli ultimi giorni entra a piedi uniti anche una nuova controversia venatoria; e, anche se le Regioni non sono coinvolte nella tornata amministrativa, il peso dei 25.000 cacciatori piemontesi schierati contro la giunta piddina di Sergio Chiamparino rischia di far sentire tutta la propria rilevanza. Le associazioni venatorie del Piemonte sono pronte a scendere in piazza nella mattina di venerdì 10 giugno per sfilare fino alla sede del palazzo governativo in Via Alfieri; dopo qualche tentativo di interlocuzione ormai naufragato, si è giunti al muro contro muro tra il mondo della caccia e l’amministrazione regionale.
Da Federcaccia un’altra lettera aperta: irricucibili i rapporti con Ferrero
I principali oggetti della contesa riguardano il calendario venatorio del Piemonte, che esclude dai carnieri pernice bianca, allodola e lepre variabile, e i rapporti con l’assessore Giorgio Ferrero che Federcaccia torna ad attaccare in una lettera aperta rivolta al governatore: “ciò che davvero fa ribollire il sangue nelle vene è vedere come la Regione Piemonte possa ignorare le nostre ragioni, mantenendo al suo posto un amministratore pubblico che in qualunque altro civile Paese al mondo sarebbe già stato mandato a casa da un pezzo, o quantomeno gli sarebbero state sottratte le deleghe alla caccia, per assegnarle a chi sappia dimostrare il giusto rispetto per un’attività e una categoria che dovrebbe gestire e governare sul territorio regionale e non penalizzare di continuo”. La Federcaccia sottolinea come i tre precedenti ricorsi al Tar, tutti vinti dalle associazioni ricorrenti, siano rimasti lettera morta e però si sono portati via “tanto denaro speso, soldi dei cacciatori […] e non certo pubblici”, e che però al contempo non ha più senso continuare a “scialacquare così tanto denaro pubblico, decine di migliaia d’euro dei contribuenti piemontesi, perseguitando propri concittadini e costringendoli a chiedere tutela alla giustizia amministrativa per veder garantito il sacrosanto diritto all’esercizio di una passione tanto antica e tradizionale”. E per far sentire la propria voce e richiedere finalmente qualche grammo d’attenzione da parte di chi detiene l’ultima parola sulla prassi amministrativa, Federcaccia, Libera Caccia, EPS e ANUU si sono date appuntamento venerdì 10 giugno alle ore 10.30 per rivendicare i propri diritti che ritengono ancora una volta calpestati. Chissà che ne pensa Piero Fassino, sindaco in carica del capoluogo e in lotta al ballottaggio del 19 con Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle; le posizioni dei grillini sulla caccia sono note, ma anche i cacciatori torinesi andranno a votare. E con un peso così sullo stomaco e tanta rabbia nei confronti del partito di governo, una volta di più l’esito è tutt’altro che scontato.
(esseti)