È il destino di chi è costretto a vivere sullo stretto crinale tra valorizzazione del proprio ruolo nella società e centro di attacchi non sempre motivati: due notizie estranee in tutto tranne che nella tempistica fanno mettere a fuoco ancora una volta le diverse sollecitazioni a cui è continuamente sottoposta l’immagine pubblica del mondo venatorio. Da un lato c’è la Campania, che approfitta del varo del nuovo calendario regionale per rafforzare l’impegno del cacciatore sul territorio, dall’altro si trova la Lipu che in contemporanea ha lanciato un’imponente campagna per chiedere al governo l’esclusione dell’allodola dalle specie cacciabili.
La petizione della Lipu: no alla caccia all’allodola
Con un comunicato roboante la Lega Italiana Protezione Uccelli dà il via a una raccolta di firme a sostegno di una petizione che chieda a Matteo Renzi una norma per escludere l’allodola dalle specie cacciabili. La Lipu sostiene che ogni anno in Italia si abbattano quasi due milioni di esemplari (il 73% di tutte le allodole cacciate in Europa) e che in soli 15 anni la popolazione si sia ridotta del 45% con un forte calo soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Non manca, come annunciato, l’attacco diretto al mondo della caccia: “la situazione è resa ancor più grave dalla diffusa pratica, furbesca e illecita, di non segnare sui tesserini gli esemplari abbattuti”. A sostegno della petizione, consultabile per intero sul sito della Lipu, l’associazione afferma che “l’allodola [possa inoltre] essere facilmente confusa con altre specie non cacciabili come pispola, calandra, calandrella, cappellaccia e tottavilla, con conseguenti problemi di abbattimento [di questi animali]”. Non manca la stilettata al mondo agricolo, accusato di travolgere le uova e i piccoli “con le veloci sfalciatrici” e di utilizzare diserbanti che impoveriscono “di erba spontanea i campi di stoppie e i prati da sfalcio che l’allodola frequenta, in cerca di cibo durante l’autunno e l’inverno”.
La Campania e il cacciatore come sentinella del territorio
Agli antipodi si trova la Giunta De Luca, che nel calendario per la nuova stagione venatoria ha previsto alcune prescrizioni atte a rafforzare l’impegno diretto delle doppiette nella gestione ambientale e faunistica, rendendole delle vere e proprie sentinelle del paesaggio.
Ai cacciatori campani è innanzitutto richiesto di combattere una delle piaghe più dolorose del territorio italiano, di nuovo tornata alla ribalta per colpa degli eventi delle ultime ore: corre l’obbligo di segnalare l’avvistamento di incendi boschivi e di collaborare con gli enti preposti alle attività di spegnimento e contenimento. Ma le prescrizioni non finiscono qui: il provvedimento rende i cacciatori degli autentici sorveglianti, tenuti a evidenziare le eventuali coltivazioni di cannabis incontrate nelle loro uscite e la presenza di dissesti idrogeologici e principî di frane, a identificare e collaborare nella manutenzione dei sentieri montani e infine prestare soccorso nella ricerca di persone scomparse. E forse un cacciatore (più) motivato fa davvero comodo a tutti.
Campania, il nuovo calendario venatorio
Uscendo infine dalla polemica più viva, giova ricordare gli estremi del nuovo calendario venatorio della Campania. Il portale della Regione riporta le comunicazioni di Franco Alfieri, consigliere delegato del presidente per agricoltura, foreste, caccia e pesca: l’inizio della stagione venatoria è previsto per il 18 settembre 2016, la terza domenica del mese, anticipato al 1° settembre per la caccia a tortora, gazza e ghiandaia da appostamento venatorio. Il periodo di apertura terminerà il 30 gennaio 2017, tranne che per colombaccio e cornacchia: in questi due casi la proroga copre fino al 9 febbraio 2017. Due le principali novità: l'apertura al 1° ottobre 2016 (chiusura il 30 gennaio 2017) per beccaccino, frullino e tordo sassello e la terza giornata settimanale (il sabato) per la caccia al cinghiale per tutto l’arco del mese di ottobre. Alfieri ci ha tenuto a sottolineare il rispetto dei vincoli ambientali e dei principî di protezione della fauna e il supporto giunto dal mondo agricolo, ambientale e – ebbene sì, non gliene voglia la Lipu – venatorio nella stesura del calendario.
(esseti)