Qualche utile numero ed una panoramica sulla situazione
Fino ad oggi sono ben 53 le carcasse di cinghiali morti a causa della peste suina africana. Il numero arriva dal monitoraggio fatto dall’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta in un periodo che è andato dai primi di dicembre ai primi di marzo 2022. Il maggior numero di carcasse positive alla PSA è stato raccolto nel territorio a cavallo tra le provincie di Alessandria e Genova. In particolare, nel periodo dello studio, l’Istituto Zooprofilattico ha raccolto 241 campioni in Piemonte e 110 in Liguria ed il maggior numero di riscontri positivi si è avuto tra Isola del Cantone e Mignanego (5 campioni positivi) Ronco Scrivia e Rossiglione (4) e nell’alessandrino ad Arquata Scrivia (5) e Ovada (4).
La super barriera contro la peste suina africana
È allo studio la possibilità di innalzare ben 116km di barriera anti-cinghiale lungo le autostrade della zona rossa tra Liguria e Piemonte. Il rischio che le istituzioni vogliono scongiurare non è tanto il contagio dell’uomo (il virus della PSA ad oggi non è trasmissibile all’uomo) ma agli allevamenti di suidi domestici, con danni enormi a tutto il comparto agricolo e di allevamento. Il danno potenziale è stato stimato, solo per la regione Piemonte, in un miliardo di euro.
“Il tema della recinzione va affrontato con le comunità locali, verificando dove si concentra l’epidemia. In un primo momento bisognerà intervenire velocemente sulle due situazioni a rischio, a est ad Arquata e Ronco Scrivia e a ovest a Ovada” queste le parole di Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta che è stato nominato dal commissario straordinario per la gestione della PSA.
“Un aspetto su cui abbiamo già lavorato – ha aggiunto il commissario straordinario – con il contributo di società Autostrade è alzare le reti lungo tutte le direttrici autostradali a rischio tra Piemonte e Liguria e ora è ancora necessario chiudere i passaggi aperti anche a Nord, nella barriera tra Novi e Tortona, per evitare i cinghiali malati si spostino ed infettino quelli sani e viceversa che quelli sani entrino nelle zone infette“. La barriera allo studio è una rete fisica alta due metri e profonda circa 50 centimetri.
Cos’è la peste suina africana
Ad essere portatori di questa particolare categoria di virus sono i maiali selvatici africani. Il virus della peste suina africana sopravvive anche in alcune particolari specie di zecche molli, come le Ornithodoros. In questo caso le zecche diventano un mezzo di trasmissione particolarmente efficace. Tale virus resiste senza alcun problema in materiale infetto quale sangue, feci, siero e liquami, riuscendo addirittura a sopravvivere per 15 giorni nel sangue putrefatto, 11 giorni nelle feci a temperatura ambiente e ben 1000 giorni nella carne congelata.
Tra i sintomi principali da infezione da peste suina africana abbiamo sintomatologie comuni a molte altre patologie emorragiche. Dopo il contagio, possono passare circa 3-4 giorni entro cui si manifesteranno i sintomi, passati i quali, in caso di mancata comparsa di sintomi, l’animale può considerarsi un portatore sano. La forma iperacuta ha una percentuale di mortalità del 100%.