Peste Suina Africana, 36 nuovi casi tra Liguria e Piemonte

I dati

Negli ultimi giorni sono stati restituiti, da parte dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, i dati relativi agli ultimi controlli effettuati sull’area di propria competenza. Il numero di cinghiali positivi rinvenuti è di 36 esemplari, con una positività che sale ora a 1.567 casi.

Di questi 1.536 casi, ben 34 segnalati nel territorio ligure, ove la positività arriva ad  un totale di 909 esemplari.

Due casi, invece, sono stati rinvenuto in Piemonte, ove la positività generale si attesta adesso a un totale di 658 casi.

Le aree maggiormente interessate

Abbiamo detto che il territorio interessato maggiormente dalla PSA, secondo le stime che si stanno facendo in questi ultimi mesi, interessa l’area prevalentemente compresa tra Piemonte Liguria, ma anche l’Emilia-Romagna risente del problema.

In questo caso, le aree d’interesse sono quelle ricomprese nella provincia di Genova, con esattamente tre casi a Bargagli, venti a Genova, uno a Lumarzo, uno a San Colombano Certenoli, uno a Sori (in quest’area si attesta il primo caso registrato dall’inizio dell’epidemia di PSA),  ed otto a Uscio.

Per quel che riguarda invece i casi registrati sul territorio Piemontese, i casi vengono registrati tutti in provincia di Alessandria, uno a Terzo, uno a Tortona.

Anche a Sori viene registrato il primo caso di PSA, portando quindi il dato complessivo sul territorio ad almeno un caso positivo in 153 Comuni in cui è stata registrata la presenza della PSA

Dalla Svizzera proposte consapevoli e ragionevoli

Vogliamo adesso, insieme a voi, prendere in esame una interessantissima proposta, portata avanti da un <<senatore>> Fabio Regazzi (Centro/TI) il quale, in una riunione del Consiglio degli Stati, l’organo che in Svizzera rappresenta i Cantoni, ha evidenziato come il problema della PSA è un problema da non sottovalutare e che, data la vicinanza territoriale con l’Italia, deve essere ragionevolmente fronteggiato ancor prima che si faccia sentire pesantemente su tutto il territorio.

Regazzi ha infatti definito il problema della PSA come un problema del quale non ci si deve chiedere se mai si presenterà sul territorio svizzero, bensì quando questo si presenterà.

E a quel punto, continua Regazzi, la categoria degli allevatori sarà la più colpita, con l’obbligo, quasi sicuro, di proceder ad abbattimenti di capi di bestiame potenzialmente infetti. Le conseguenze, in termini economici, non sono certamente leggere.

Regazzi propone quindi che la categoria degli allevatori sia fin da subito sostenuta, con agevolazioni anche relativamente alla possibilità di assicurarsi contro un problema del genere.

Come sempre l’efficienza della Svizzera fa scuola, ci insegna come un problema non va affrontato quando inizia a presentare sintomi e problemi, non facilmente gestibili, ma come invece i problemi debbono essere necessariamente prevenuti, comprendendo come non si possa pensare di essere “immuni” dalla PSA, e di come l’eventuale contraccolpo sulla filiera agricola potrebbe essere davvero pesante.

Nella proposta, sostenuta con 33 voti favorevoli (4 contrari e 4 astenuti) il Senatore Regazzi parla inoltre di sostegno non solo nei confronti dei macelli, ma anche dei cacciatori. Anche qui si dimostra, fin da subito, come nei confronti del cacciatore non vi sia una presa si posizione contraria a prescindere, ma come invece lo stesso si debba considerare a pieno titolo come una risorsa preziosa per fronteggiare il problema della PSA.

… e noi, in Italia, che cosa abbiamo fatto per prevenire tutto questo?