Le barriere anti cinghiale in Liguria e Piemonte
Come avevamo già anticipato nello scorso articolo (https://www.all4shooters.com/it/caccia/storie-viaggi-cultura/peste-suina-africana-studio/) in questi giorni è partita l’installazione della barriera anti cinghiale che sarà lunga ben 140km (24km in più di quanto preventivato inizialmente), alta 1,5 mt (50 cm in meno) ancorata al terreno ma comunque velocemente smontabile e con la possibilità di spostarla secondo esigenze.
Tale barrierà dovrà circondare quella che è stata definita la Zona Rossa comprendente ben 114 Comuni che vanno dal basso Piemonte e le provincie liguri di Savona e Genova.
Le parole, certamente sagge, del Direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Torino e Commissario straordinario per la PSA nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Angelo Ferrari trasudano piena consapevolezza del problema e delle corrette modalità di gestione dello stesso.
“Vogliamo isolare la zona e procedere all’abbattimento dei cinghiali. Creare zone libere da animali selvatici, un po’ come si fa con i tratti c.d. “tagliafuoco” impedendo ad un incendio di propagarsi”
“Sarà necessario” prosegue Ferrari “Individuare il percorso dell’epidemia e comportarci di conseguenza. Andando ad eliminare tutti i cinghiali potenzialmente infetti”.
Le possibili cause di diffusione della PSA
Non sono chiare, in modo certo ed incontrovertibile, quali siano state le modalità attraverso cui la PSA si sia diffusa in Italia. Secondo gli studiosi, per esempio, la PSA si sarebbe diffusa in Belgio a causa di alcuni soldati della NATO che, durante alcune esercitazioni, avevano gettato a terra i resti di alcuni panini confezionati nelle proprie case con prosciutto attaccato dal virus della PSA. Anche in Italia la comunità scientifica che si sta occupando di gestire il problema non esclude la medesima via di infezione.
La PSA a Roma e nel Lazio
È notizia di questi giorni quella del ritrovamento di una carcassa di cinghiale morto per PSA.
Anche in questa Regione le istituzioni si stanno muovendo affinché il problema sia eradicato sul nascere, scongiurando qualsiasi conseguenza sulla filiera agroalimentare.
Anche Roma ha la sua Zona Rossa, che è stata delineata nel quadrante a nord ovest della città. La zona è delimitata a Nord, Nord ovest dal Grande Raccordo Anulare, a sud est dal Tevere, a sud dalla Circonvallazione Clodia, via Cipro, via San Tommaso d’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro de Cristofaro e via Baldo degli Ubaldi. A sud ovest da via Boccea.
Oltre alla zona Rossa le istituzioni della Regione Lazio hanno inoltre deciso di attivare quella che viene definita una Zona di attenzione. Sarà proprio in questa zona di attenzione, di fatto confinante con il Parco di Veio per arrivare in prossimità di Anguillara Sabazia a nord, che verranno eseguiti alcuni monitoraggi per ragionare su modalità e tempistiche di diffusione della PSA.
Per quel che riguarda i suini domestici, un ruolo di fondamentale importanza sarà attribuito alla ASL RM1. Sarà proprio la ASL RM1 infatti a obbligare la chiusura dei maiali di fatto esposti ad eventuali contatti, anche indiretti, con cinghiali potenzialmente infetti, effettuare controlli ed analisi sulle carcasse rinvenute tracciando una mappa relativa alla diffusione, e censire aziende e famiglie in possesso di suidi di qualsiasi genere.
Sempre l’ASL RM1 avrà la facoltà di programmare la macellazione per quegli animali presenti all’interno di allevamenti di suini sia di natura familiare che commerciale.
Il ruolo della caccia e del cacciatore
Lo stesso Commissario straordinario per la PSA Ferrari ha sottolineato la necessità di abbattimenti mirati e ragionati affinché il problema della PSA sia eradicato e non degeneri. Qui interviene la figura del cacciatore e del selecontrollare che, proprio di fronte a situazioni di questa portata le cui conseguenze comunque hanno un riverbero a livello nazionale, ritrovano il proprio ruolo di gestori del patrimonio faunistico dello Stato, garantendo l’equilibrio non solo tra le specie ma anche, e soprattutto, essendo, col proprio operato, uno strumento di garanzia di quei soggetti che, proprio nel mondo rurale, hanno fatto impresa creando ricchezza e posti di lavoro.