Prima o poi capita a tutti. Almeno per una volta. E in questi giorni è il Molise a meritare la prima pagina dell’attualità venatoria per due storie indipendenti che però valgono la luce dei riflettori. Da un lato l’urgenza di mettere un freno alla proliferazione dei cinghiali. Dall’altro la sentenza della Cassazione sull’illegittimità di vietare le cartucce a palla.
Di Pietro: “Necessario piano di prelievo degli ungulati”
Non c’è più un minuto da perdere. Cristiano Di Pietro, consigliere regionale molisano delegato alla caccia, rompe gli indugi. E parla chiaro. «Non è più tempo di tavoli tecnici, di incontri programmatici, di censimenti e di conta dei danni al comparto agricolo», ha affermato durante un convegno tenuto ad Agnone (IS) alla fine di settembre, «l’emergenza cinghiali è evidente, sotto gli occhi di tutti. Basta chiacchiere, ci vogliono i fatti. Bisogna reagire in emergenza, in deroga alle leggi ormai datate e anacronistiche sulla caccia». Di Pietro ha presentato in Consiglio un ordine del giorno col quale impegna la giunta a stanziare immediatamente il budget necessario e a rifondere gli importi dei danni alle colture, inevasi dal 2011 e ormai quantificati intorno ai due milioni di euro. Il passo successivo è la prevenzione. E bisogna passare dalla riduzione del numero degli animali. «Già da ottobre eseguiremo i censimenti delle popolazioni di ungulati», ha dichiarato Di Pietro a L’Eco dell’Alto Molise, «primo passo per stilare un piano di prelievo e di contenimento»; ma visto che l’urgenza incombe, il consigliere ha intenzione di chiedere lo stato di calamità naturale e un prolungamento del periodo di caccia.
Dal mondo dell’agricoltura arriva un plauso: Tommaso Giagnacovo e Saverio Viola, presidente e direttore di Coldiretti Molise, riconoscono che si tratta «della stessa linea adottata da Coldiretti, dal momento che per l’emergenza cinghiali la Confederazione nazionale ha chiesto al ministro Martina che venga proclamato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio italiano e ha invocato misure straordinarie e derogative» per il prelievo degli animali.
Nell’esprimere la loro soddisfazione, Giagnacovo e Viola ribadiscono la loro disponibilità a operare congiuntamente con le istituzioni, anche a livello nazionale, per raggiungere gli obiettivi prefissi.
La Cassazione: violazione di leggi regionali è solo illecito
E il Molise assume rilevanza nazionale anche per un’altra questione. La Corte di Cassazione ha assolto un cacciatore sorpreso dalla Forestale in possesso di sette cartucce caricate a palla durante la chiusura della caccia agli ungulati. Fatto esplicitamente vietato dalla legge regionale 19/1993. Ma, nell’esercitare la propria funzione nomofilattica, la Corte suprema ha stabilito l’illegittimità del divieto. Il diritto costituzionale stabilisce infatti la competenza esclusiva dello Stato in materia di armi e munizioni: secondo la Cassazione, una norma regionale diversa e più restrittiva può essere punita solo con una sanzione amministrativa, tipica in presenza di un illecito, e non con una condanna penale. Quindi, e al massimo, solo multa. Niente processo.