La marmotta (Marmota marmota) è un roditore molto comune e diffuso con continuità sull’arco alpino ad altitudini che il più delle volte superano i 1500 metri.
Si tratta di un animale piuttosto tozzo, il cui peso degli adulti si aggira attorno ai 4 kg, che vive in gruppi familiari e trascorre la stagione invernale all’interno delle proprie tane nello stato di letargo.
Caratteristiche della marmotta
Si alimenta essenzialmente di vegetali ed è decisamente chiassosa quando fischia per comunicare agli altri membri del gruppo una situazione di pericolo.
Secondo lo IUCN (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) la marmotta è una specie non minacciata d’estinzione ed anzi a minor preoccupazione, tuttavia è stata indicata come specie protetta sia dalla Convenzione di Berna che dall’attuale legge nazionale 157/92 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.
Si ritiene, però, che tale limitazione non abbia ragioni scientifiche dato l’ottimo stato di salute della specie, quanto piuttosto motivazioni di carattere emozionale e, forse, dovute anche al fatto che la marmotta, in Italia, risulta di scarso interesse venatorio.
In Europa, invece, viene cacciata con soddisfazione in Svizzera, Francia, Austria e Slovenia grossomodo dalla metà di agosto alla fine di ottobre, con variazioni a seconda della Nazione citata.
Da quest’anno, e dopo un lungo periodo di chiusura, anche in Alto Adige si è tornati a cacciare la marmotta visto che il presidente della Giunta Provinciale ha facoltà di modificare l’elenco delle specie cacciabili per alcuni periodi.
In questo caso il piano di prelievo prevede un abbattimento complessivo che non supera il 5% della consistenza primaverile e che si focalizza per lo più in aree sensibili (prati-pascoli, abitazioni, infrastrutture, etc.) dove da tempo viene denunciato un danno alle attività antropiche. Noi abbiamo preso parte ad una di queste azioni di contenimento danni che hanno portato all’abbattimento di alcune marmotte.
Vi raccontiamo come.
Caccia alla marmotta
Verso la fine del mese scorso, a pochi giorni dalla chiusura della caccia, fissata al 30 settembre, siamo stati invitati a prendere parte come ospiti ad una giornata di caccia in Tirolo al vispo roditore d’oltralpe.
La telefonata all’ultimo minuto ci ha colti impreparati, non tanto per la sovrapposizione con altri impegni, ma perché lo scarso preavviso non ci ha permesso di mettere a punto l’arma giusta, nonostante in rastrelliera abbondassero i piccoli calibri.
Così, ancora una volta, ci siamo affidati all’ormai onnipresente Sabatti SAPHIRE in calibro 6.5x55 SE, con l’unica differenza che, abbandonate le BT da 120 grani, abbiamo optato per le fmj da 140.
La scelta, discutibile per alcuni ed azzeccata per altri, è stata conseguenza diretta del poco tempo a disposizione per ricaricare e provare i vari 222, 223 e 5.6x50, ma soprattutto perché la Sabatti si è dimostrata un’arma precisissima e la precisione è condizione sine qua non quando si spara ad un piccolo bersaglio.
Comunque, il viaggio è stato piacevole e l’ospitalità, al pari d’ogni altra volta, ai massimi livelli.
Così la mattina successiva, dopo abbondante colazione, siamo già a caccia.
Le marmotte hanno ridotto la loro attività ormai da alcuni giorni e malgrado la temperatura sia tornata buona, escono poco e in poche.
È necessario essere il più possibile elusivi e camuffarsi come se si stesse giocando a far la guerra, ma dove non vi è vegetazione questo riesce davvero impossibile.
Decidiamo quindi di aspettare all’ombra di un lariceto rado, ben appostati ma inevitabilmente molto lontani.
Ora, chi fino a poco fa ci ha criticato per la scelta (o imposizione) del calibro, se fosse stato al nostro fianco ci darebbe ragione.
Una palla da 50/55 grani a quell’altezza e con quel vento avrebbe richiesto alcune sessioni di taratura per essere portata sul bersaglio senza timore di errori grossolani e macroscopici. Diverso il discorso per un 6.5 con palla da 140 grani che, comunque, si rivelerà meno distruttiva di una piccola SP.
Nel frattempo e mentre noi portiamo avanti delle congetture più o meno vicine alla realtà delle cose, una marmotta osserva dalla propria tana l’ambiente circostante.
Telemetro alla mano risulta essere a quasi 160 metri, né tanti né pochi. Un tragitto che viene percorso in brevissimo tempo dalla palla affusolata che impatta su di una zolla alle spalle della marmotta, ma dopo averne attraversato il corpo.
Poco dopo e sul versante orografico opposto al nostro, dove il sole esercitava un calore maggiore, il nostro amico sparava almeno 3 colpi che andavano a bersaglio su di altrettante marmotte.
Soddisfatti della giornata e accompagnati dai nostri dignitosissimi trofei, ce ne siamo tornati alle auto per poi brindare al caldo in una meravigliosa baita di legno. Le giornata è terminata con l’accurata pulizia degli animali, il corretto trattamento delle carni e numerosi suggerimenti sul come cucinare quell’ottima e pregiata carne.