Il progetto di legge inoltre autorizza la Provincia di Sondrio d'istituire apposite zone di addestramento ed allenamento dei falchi. La Regione e la provincia potranno avvalersi dei soli falconieri iscritti negli appositi registri regionali per la gestione, mediante l’uso dei falchi, delle varie specie invasive e di raccolta e riabilitazione dei falchi in difficoltà. Dalla presente Legge non deriveranno ulteriori oneri a carico dei falconieri.
Un po’ di storia
La storia della falconeria si perde nella notte dei tempi. Sono tanti gli storici che si sono chiesti quali fossero i luoghi dove questa affascinante disciplina ha avuto gli albori. Si pensa che la falconeria sia nata nell’estremo Oriente. Infatti già dal 2.000 a.C. in Cina si addestravano falchi da caccia ma è sotto il sovrano assiro Sargon, intorno al 750 a.C. che si hanno le prime testimonianze storiche di caccia col falcone addirittura con l’immagine di un falconiere con il suo falco nelle rovine di Khorsabad.
In Europa si attribuisce l’introduzione della falconeria a quelle popolazioni che, durante l’Alto Medioevo, invasero il nostro territorio provenendo da est. Ma è proprio durante l’età feudale e rinascimentale dopo che i falchi divennero tra i beni di maggior pregio per i signori che si dilettavano nella nobile arte della caccia. Gli stessi rapaci venivano, infatti, sottoposti a una particolare e rigida disciplina giuridica che ne regolava il possesso e la compravendita. Erano previste pesanti sanzioni a chi rubava falchi altrui oppure assumeva comportamenti lesivi e pericolosi nei confronti dei falchi selvatici, come ad esempio prelevare senza autorizzazione, i piccoli dai nidi.
Un falco in base al rango sociale
Era inoltre prevista, in sede di attribuzione di un certo titolo nobiliare e a testimonianza del proprio rango sociale, la possibilità di fregiare il proprio nome oppure lo stemma araldico della propria famiglia o casato, con l’immagine di un particolare esemplare di falco: l’aquila reale era riservata all’imperatore; il girifalco al re; il falcone gentile ossia una particolare femmina di pellegrino al principe; il tipico pellegrino al conte; il bastardo o pellegrino terzuolo (maschio) al barone; il falco sacro al cavaliere; il lanario al nobile di campagna; lo smeriglio alla dama; il lodolaio ai paggi; mentre i falchi “ignobili” erano destinati alle classi sociali inferiori; così l’astore femmina ai piccoli proprietari terrieri, l’astore maschio ai poveri, la femmina di sparviero ai preti e il maschio di sparviero, il cosiddetto moschetto, ai chierici di rango inferiore.
La caccia con il falco
Ad oggi la caccia con il falco rappresenta forse la modalità di prelievo venatorio più affascinante e ricca di tradizione. Il falconiere è chiamato a stabilire un rapporto col suo “strumento” che rasenta il rapporto padre-figlio nel senso dell’attaccamento e delle attenzioni e affetto che all’animale sono dovute. Ci teniamo a ribadire un concetto che troppo spesso viene trascurato e che porta, a volte il cacciatore a intraprendere l’apprendimento della nobile arte della falconeria trascurando aspetti di fondamentale importanza. Come già ribadito sopra, il rapporto che si crea col falco è un rapporto che potremmo definire viscerale, fatto di amore e profondo rispetto. Altro aspetto da tenere in considerazione è il temperamento dei rapaci. Sono animali certamente di non facile gestione, come potrebbe essere la gestione di altri volatili usati, per esempio, da richiamo. Concludiamo ricordando che, al contrario dei nostri fucili da caccia che, una volta puliti, oliati e lucidati possono stare in armadietto blindato anche per mesi, il falco richiede cure e premure 365 giorni all’anno 24h su 24.
Ci sentiamo cosi di consigliare a chi sia interessato ad apprendere questa meravigliosa forma di caccia ad avvicinarsi alla stessa rivolgendosi alle tante associazioni che, ad oggi, coltivano e tutelano questa millenaria arte.