Riforma della legge sulla caccia: ritirati gli emendamenti previsti dal decreto agricoltura

Approvati soltanto i provvedimenti relativi al contenimento della specie cinghiale, vengono ritirati tutti gli altri emendamenti presentati dalla Lega per la riforma della legge sulla caccia, quindi in merito ai tempi e alle opzioni di caccia. Le modifiche della legge quadro 157/92 si limitano a due: il periodo della caccia in braccata al cinghiale si allunga di un mese e viene ammesso l’impiego dei visori termici per la caccia di selezione, sempre esclusivamente per la specie cinghiale. 

Saltano quindi il provvedimento giuridico sui richiami vivi allevati, la non esclusività delle forme di caccia, la possibilità di annotare il tesserino venatorio dopo l’avvenuto recupero del selvatico anziché l’abbattimento, la validità nazionale delle abilitazioni alla caccia di selezione, la maggior estensione degli Atc e la riscrittura integrale dell’articolo 18 relativo alle specie cacciabili e i periodi di attività venatoria. 

I motivi dello stop ai provvedimenti non vengono chiariti, ma vengono semplicemente dichiarati come non pertinenti alla materia agricoltura, fatta eccezione a quanto pare del contenimento dei danni arrecati dalla specie cinghiale per i quali il ruolo del cacciatore risulta invece adeguato. Dichiara in un breve video la sua delusione l’onorevole Bruzzone che si pente della fiducia riposta nel governo e dice di non rinunciare comunque al tentativo di portare avanti i cambiamenti proposti all’interno della camera, contro l’ostruzionismo soprattutto del movimento 5 stelle.