Quanto sia avvincente seguire la canizza che dal folto delle macchie e dei fossi porta allo scoperto una volpe verso le poste è fuori da ogni dubbio. Una scena antica come la caccia stessa, eppure sempre meno frequente, a discapito di selvaggina stanziale come lepri, fagiani o starne e della cultura venatoria, che sicuramente vede spegnersi una tipologia di caccia in cui tutte le qualità di grandi cani e veri cacciatori venivano invece messe alla prova. Nella battuta alla volpe infatti oltre all’impiego di una muta di cani affiatati, dotati di grande cerca e molta tenacia, occorrono tutte le capacità del cacciatore nel guidare il loro lavoro.
La volpe è uno di quei selvatici che a discapito di altri si è molto adattato ai cambiamenti degli habitat e dei territori, facendo spesso dei difetti virtù, riuscendo quindi a procurarsi il cibo anche nelle zone altamente antropizzate, sfruttando i rifiuti lasciati dall'uomo.
Per questo motivo, oltre ad una sempre più carente attenzione dal punto di vista venatorio è riuscita a proliferare così come corvidi e tutte le altre specie "opportuniste".
La si può incontrare quasi ovunque infatti, da zone fittamente boscose a zone periferiferiche dei centri urbani dove sia reperibile cibo e un rifugio. nei mesi invernali comunque è consigliabile a caccia esplorare le macchie o i fossi più esposti a sud, al sole, dove di solito si trovano anche le tane. Da non tralasciare i canneti in prossimità dei fossi dove presenti, sempre molto apprezzati come nascondiglio.
I cacciatori che in questa pratica tradizionale sono solitamente in squadra, dovranno conoscere bene il territorio, cercare di interpretare le tracce lasciate dalle volpi presenti durante la notte e disporsi nel modo più congeniale nei probabili punti di uscita dei selvatici dal bosco.
Fondamentale inoltre sarà evitare che le volpi possano rifugiarsi prima del tempo nelle loro tane, cosa che avviene spesso nei mesi invernali, perchè una volta raggiunte le loro gallerie sotterranee solo con cani specifici si riuscirà ad avere la meglio, ma le possibilità di successo solitamente si riducono notevolmente.
Ma perché una caccia appassionante anche dal punto di vista cinofilo conta sempre meno seguaci? La volpe infatti è da sempre nei calendari venatori ma si è passati dalla caccia fin troppo agguerrita degli ultimi anni sessanta condotta con qualsiasi mezzo, a catture odierne quasi sempre occasionali.
Una volta l’abbattimento di una volpe era oltre che fonte di pelliccia apprezzata, anche di riconoscimenti da parte della popolazione contadina che vedeva nella cattura del selvatico un potenziale razziatore di pollai in meno e pertanto anche la figura del “volparo” era molto apprezzata.
Oggi con l’esplosione demografica degli ungulati e del cinghiale in zone non vocate anche l’attenzione dei cacciatori si è naturalmente spostata su selvatici di maggiore interesse. Anche i cani, non sono più specializzati come un tempo e chi ha dei buoni segugi da cinghiale difficilmente e malvolentieri guida gli stessi cani sull’usta della volpe.
Sono pochi insomma, ma ancora fortunatamente presenti i volenterosi cacciatori, soprattutto lepraioli che dalla chiusura della stagione venatoria al loro selvatico preferito si dedicano alla ricerca dell’astuta.
Pur essendo convinti che il prelievo più significativo dal punto di vista gestionale a questo predatore sia quello selettivo svolto tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, dobbiamo ammettere che è un valore da salvaguardare, vedere gruppi di cacciatori giovani e anziani che si impegnano in squadra per contribuire a controllare nel loro territorio il numero delle volpi.
La caccia tecnicamente si svolge come ogni altra forma di battuta. Una volta valutata l’eventuale zona di rimessa alcuni cacciatori vengono posizionati dal più esperto della squadra a chiudere le vie di fuga delle volpi chesono quasi sempre gli stessi sentieri, mentre un canettiere guida la muta nel folto della macchia.
Solitamente sono i segugi i cani impiegati, ma anche i beagles svolgono egregiamente il loro compito. Se la squadra dispone anche di qualche piccolo cane da tana come il bassotto sicuramente non guasta, anzi potrebbe dimostrarsi risolutivo in qualche occasione.
Dalla sciolta dei cani i postaioli non dovranno che stare attenti ad ogni minimo fruscio proveniente dal bosco e nel massimo silenzio possibile. Le volpi infatti solitamente precedono anche di molto l’arrivo dei cani, quindi non bisogna farsi ingannare dalla canizza che esplode sulla traccia fresca dell’animale in fuga.
È molto probabile infatti che le volpi giungano senza provocare quasi il minimo rumore in prossimità delle poste e di tanto in tanto si fermeranno a controllare la situazione e la distanza che le separa dai cani.
Se la si scorge arrivare è bene restare immobili fino a che non sia giunta a distanza ravvicinata, in modo da non metterla in allarme quando ancora con un balzo potrebbe scomparire dalla vista, coperta dai mille ostacoli del bosco.
Il tiro in questa caccia, soprattutto con selvatici incalzati dai segugi e lanciati verso le poste, non è assolutamente facile o prevedibile.
Nel folto del bosco con volpi che fuggono al trotto è consigliabile quindi attendere l’ultimo istante utile ed optare per una precisa stoccata, quando invece, anche se raramente capita, la volpe lascia il bosco ed è costretta ad attraversare campi scoperti, molto meglio mirare accuratamente questo selvatico che può raggiungere anche notevoli velocità e compiere scarti repentini. L'arma da utilizzare in battuta dovrà essere un fucile calibro 12, poi in quanto a paralleli, piuttosto che sovrapposti o semiautomatici, ciò che è più congeniale al cacciatore.
Di certo se si occupa una posta all'interno del bosco, un basculante potrebbe agevolare un tiro più istintivo, mentre il semiautomatico potrebbe regalare qualche soddisfazione inaspettata sulla lunga distanza.
Di fondamentale importanza nella caccia a questo resistente selvatico sono le munizioni, su cui non bisogna di certo lesinare con le dosi, cariche medio massime e semi magnum.
Consigliabili cartucce con bossolo in plastica a chiusura stellare, ovviamente con contenitore da 38 a 40 grammi di piombo del 4 in prima canna per scendere a pallini del numero 2 o 0 in seconda e terza.
In questa caccia tipicamente invernale che si svolge perlopiù stando fermi di posta anche per tempi prolungati, da non trascurare l'abbiagliamento tecnico e caldo. Servirà a proteggere i cacciatori nelle zone più intricate del bosco e a mantenerli sempre pronti e reattivi anche nelle mattinate più fredde in cui mani e piedi non dovranno mai perdere sensibilità. Con le volpi, le distrazioni, anche minime si pagano a caro prezzo.