La caccia Italiana in Europa: intervista a Pietro Fiocchi

Pietro Fiocchi con i suoi cani
Pietro Fiocchi con i suoi cani durante la caccia in montagna.

Onorevole Fiocchi, grazie per aver accettato la nostra intervista e complimenti da parte della nostra redazione per il risultato e la fiducia ottenuti alle urne. Sappiamo che la demonizzazione del cacciatore e delle armi sportive è un problema più italiano che Europeo dato che in molti Paesi dell’Unione essere possessori di licenza di caccia è sinonimo di rispetto e ammirazione per la corretta condotta del titolare. È d’accordo sulla necessità di una nuova e costante comunicazione del mondo venatorio per restituire la giusta immagine del cacciatore, dei valori che rappresenta sia dal punto di vista culturale che più concretamente scientifico ed economico nel territorio in cui opera? In che modo pensa sia utile agire al riguardo?

Ringrazio io Voi per l’opportunità datami che mi consente di ringraziare tutti gli elettori che mi hanno premiato e dato la loro fiducia votandomi. Da anni assistiamo, in particolare nel nostro Paese, a un vero e proprio linciaggio morale verso la figura del cacciatore, del tiratore e di chiunque detenga e faccia uso di armi. Una “macchina del fango“ costantemente alimentata da luoghi comuni che fanno breccia nell’opinione pubblica. A fronte di tutto ciò non c’è stata un’adeguata comunicazione del mondo venatorio e del tiro nel porre in atto delle efficaci campagne informative verso i media e gli opinion leader, coinvolgendo solo sporadicamente le scuole al fine di diffondere agli studenti ed ai loro insegnanti i valori ed il ruolo della caccia e di chi la pratica nel rispetto delle leggi, dell’ambiente e della natura. Sinora si è agito in difesa, personalmente ritengo opportuno cambiare registro attraverso iniziative mirate, volte a tutelare l’immagine sui Territori di categorie che vantano un primato ineguagliabile: quello di avere tutti i praticanti con la fedina penale pulita, e di ciò dobbiamo andarne tutti fieri ed orgogliosi.

In Italia come è noto la caccia è regolamentata dalla legge 157 risalente al lontano 1992. Dal confronto che ora sarà per lei ravvicinato con le altre realtà europee pensa sia auspicabile un aggiornamento della legge venatoria e una migliore gestione del territorio nel nostro paese?

Sarò breve e conciso al riguardo: la legge quadro 157/92: va adeguata, armonizzandola al resto d’Europa. Penso ad una caccia moderna che tuteli tutte le forme di caccia, alcune delle quali vanno difese, in particolare quelle tradizionali. Questa però è materia che compete al legislatore che è il Parlamento italiano.

Tiratore 
Pietro Fiocchi ci ha assicurato che sosterrà anche il mondo dei tiratori.

Leggendo quello che scrive nel suo sito è chiaro che la difesa dell'attività venatoria è una delle sue priorità. Ma esiste anche il grande esercito dei tiratori, anch'essi vittime di pregiudizi e spesso dimenticati dai politici. Cosa devono o possono aspettarsi da lei?

Nel corso della mia Campagna Elettorale ho frequentato molti campi di tiro e poligoni, ho avuto modo di dialogare e confrontarmi con i tiratori e di recepire le loro istanze. La politica si deve rendere conto che dietro queste attività vi sono posti di lavoro ed intere famiglie che si sostentano attraverso l’indotto. L’eccellenza della Val Trompia e della sua produzione di armi, con una percentuale di export che supera il 90%, rappresenta un vanto nazionale e del Made in Italy. L’intero comparto della caccia e del tiro genera un punto di PIL e di questo la politica ne deve prendere atto, così come non si deve dimenticare delle numerose medaglie conseguite dai tiratori italiani sia alle Olimpiadi che ai Campionati d’Europa e del Mondo,  (quasi sempre equipaggiati dal munizionamento Fiocchi, n.d.r. ).

Consentitemi di ringraziarne alcuni di loro: Diego Puccio, Renato Lamera, Johnny Pellielo e Renato Ferrari e tutti i tiratori italiani in un unico abbraccio ideale.

Quale sarà la prima cosa che vorrebbe cambiare nell'Europa di oggi?

Vado in Europa con la volontà di semplificarla e sburocratizzarla, soprattutto con l’impegno di fare squadra con altri Europarlamentari Italiani e di altre Nazioni a noi affini, allo scopo di conseguire risultati concreti quali ad esempio: la modifica delle specie cacciabili, l’armonizzazione dei “key concept” e successivamente emendare, modificando due Direttive comunitarie: “Uccelli” e “Armi”, non dimenticando il tema dell’utilizzo del piombo nelle munizioni. Voglio altresì creare un utile collegamento e ponte tra Europa, Regione, cacciatori e tiratori per interagire in osmosi con loro.

La stampa e i politici anti armi amano citare come una sorta di spauracchio la fantomatica “Lobby delle armi” che in Italia sappiamo bene non esistere. Ma non sarebbe il caso di crearla davvero?

La “Lobby delle armi” è una cosa seria, un’Istituzione portatrice di interessi legittimi, purtroppo la figura professionale del lobbista in Italia non è ancora regolamentata. Fermo restando che esistono Associazioni di Categoria che operano al meglio, ritengo comunque che sarebbe utile istituirla anche nel nostro Paese.

Uno dei motivi per cui i cacciatori e i tiratori italiani non sono mai riusciti a opporsi efficacemente a leggi restrittive nazionali e comunitarie è la loro scarsa propensione a sostenersi a vicenda, anche in mancanza di figure di riferimento esplicitamente favorevoli a sostenere le loro passioni. Possiamo contare su di lei per provare a essere questa figura di riferimento?

Quello dell’unità associativa è il vero problema. L’eccessiva frammentazione nelle varie sigle non giova a nessuno, la base dei praticanti continua a chiedere l’unità, sarebbe opportuno che i vertici delle Associazioni si riunissero e trovassero una forma e un modo di operare unitari e soddisfacenti per tutti. Questo è anche auspicato dalla politica che più volte ed in più occasioni ha sottolineato questa esigenza.