Come ad ogni chiusura della stagione venatoria, gli animal-ambientalisti strumentalizzano gli incidenti di caccia con lo scopo di fare apparire l’attività venatoria come attività pericolosa. Fa sorridere amaramente il pensare che queste persone, che oggi fanno finta di disperarsi sui mezzi di informazione per gli incidenti avvenuti, sono proprio quelli che festeggiano ogni qualvolta si verifica un incidente che coinvolge un cacciatore, postando ignobili commenti sui social network, solamente perché non condividono la passione che lo stesso esercita nel rispetto della legge. I dati, però, parlano chiaro. Mediamente in Italia avvengono 24.000 decessi per cause traumatiche.
- 8.000 in un anno per incidenti domestici (15 al giorno);
- 3.860 per incidenti stradali;
- 1.180 per cause di lavoro;
- 500 in montagna fra escursionisti e sciatori (con 494 feriti in imminente pericolo di vita);
- 390 annegati all'anno in piscina o al mare;
- 129 operatori della pesca su 100.000, ovvero: il lavoro di pescatore è trentacinque volte più pericoloso che andare a caccia;
- 43 cercatori di funghi;
- 300 persone all'anno muoiono andando in bicicletta.
I decessi durante l'esercizio dell'attività venatoria nel 2020 sono stati 14.
Tutto questo per dimostrare, dati ufficiali alla mano, che la caccia, pur essendo esercitata con l'utilizzo di armi da fuoco da circa 700.000 persone, è statisticamente dieci volte più sicura rispetto a tutte le attività esercitate in Italia.