A caccia di cinghiali Il vecchio cinghiale, tra mito e realtà

L'età media di un cinghiale è di tre anni, i pochi esemplari che arrivano al doppio di questa età hanno già dovuto affrontare, cavandosela a più riprese, le squadre di cacciatori ed i loro cani. Sempre all'erta i grandi maschi raddoppieranno le loro astuzie e la loro diffidenza, scomparendo come per incanto sebbene braccati. I vecchi maschi sono animali estremamente mobili, con una zona di attività molto estesa durante il periodo dell'estro. Quando hanno individuato un branco con diverse femmine in calore vivono in prossimità del gruppo, ma senza mai realmente integrarsi. È questo il periodo dell'anno in cui sono più facilmente individuabili, sebbene siano raramente all'interno di un branco, quanto piuttosto in prossimità. Al di fuori di questo periodo essi vivono da soli o con uno scudiero (ovvero maschio più giovane, a volte una bestia rossa) in un luogo appartato. A volte capita di incontrarli in boschetti abbastanza umidi spesso molto fitti, piuttosto che nelle grandi foreste, in zone in cui calma e nutrimento non mancano.

Anatomia del solengo

Un bel cinghiale maremmano a Casale di Pari (GR). I cacciatori sono Maurizio Ciferri e Alessandro Baglioni.

Solengo è il termine toscano con cui vengono chiamati i vecchi cinghiali, che generalmente vivono soli, separati dal branco. Nell'attuale contesto venatorio un cinghiale viene stimato vecchio a partire dai 4/5 anni di età è molto vecchio dopo i sei anni.  Fra i 90 e i 120 kg il cinghiale è più agile (nulla sembra fermarlo quando è in fuga) ma anche più diffidente grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni. Al fermo o ferito può diventare molto pericoloso. Il peso, tuttavia, non è sempre sintomo di età avanzata poiché esistono cinghiali giovani sovralimentati che possono raggiungere rapidamente e a volte superare i 100 Kg ma che non avranno il comportamento di un solengo e rimarranno all'interno del proprio branco. Morfologicamente i vecchi cinghiali sono strutturati in modo trapezoidale con tutta la massa spostata verso l'avanti. Quando sono in fregola sono abbastanza magri, poiché passano molto tempo a combattere con i rivali maschi trascurando il periodo dedicato al nutrimento. Rintanati ai margini del branco con le femmine, poiché i cani faranno più velocemente a mettersi sulle tracce di un intero gruppo familiare anziché di un solo cinghiale, al minimo rumore si dileguano da soli al più presto.

Un comportamento frutto dell’evoluzione

Il trasporto di un grosso cinghiale spesso è un duro lavoro, poiché il solengo non ama spazi aperti e preferisce il fitto della macchia.

Molto abituati ad essere cacciati, questi grandi esemplari sono difficilmente isolabili quando vengono stanati e grazie al loro istinto ed esperienza passeranno difficilmente la linea delle poste, mentre il branco spesso riesce ad essere spinto verso la linea dei fucili. L'espansione demografica di questa selvaggina e la forte passione che questa caccia suscita fanno sì che si tendono a chiudere delle zone sempre più piccole di territorio durante le battute, mentre anni fa si lasciava molto più spazio all'animale prima di tentare di sparargli. Sentendosi pressati e conoscendo perfettamente i pericoli della linea delle poste, se non possono girarsi questi animali restano al fermo e diventano pericolosi per i cani.

Grazie al suolo, all'andatura e alla direzione seguita i cacciatori esperti possono stimare quale animale stanno inseguendo. Sono certamente gli animali di grandi dimensioni a venire cacciati con più gusto poiché l'interesse della maggior parte dei cacciatori è quello di avere a che fare con un unico esemplare di grandi dimensioni, in grado di rendere l’azione venatoria ed il lavoro dei cani molto apprezzabile. Chiedete a qualsiasi cacciatore se preferisca abbattere cinque bestie rosse o un solo solengo, la risposta sarà sempre favorevole al vecchio maschio. Quello che nel corso di una braccata è più difficile da stabilire è il sesso dell'animale e sfortunatamente numerose femmine di 80 o 100 kg vengono abbattute perché scambiate per maschi e perché si sono avvicinate alle poste da sole, senza il resto del branco al seguito.

Spesso sono necessari più cacciatori per tirare fuori dal suo rifugio un vecchio cinghiale.

Nel corso di una braccata con i segugi, i cani arriveranno molto probabilmente fino al luogo dove il cinghiale sta riposando e, se si tratta di un vecchio solengo, sarà molto probabile che inizialmente tenda a mantenere il fermo. Saranno allora i conduttori a doversi imporre con energia, facendo avanzare lentamente i cani poiché questi, quando sono freschi, tendono a gettarsi sull’animale. Usando la voce o battendo gli arbusti il conduttore dovrà sforzarsi di stanare l'animale e quando si sarà assicurato che esso è in piedi dovrà esortare i cani a procedere in modo che questi spingano il cinghiale verso le poste in modo deciso e potente. E’ fondamentale, per il conduttore, posizionarsi in modo da lasciare al cinghiale una via di fuga, in caso contrario il solengo continuerà a tenere il fermo, con possibilità di danni per i cani. Quando abbandonerà il fermo, il cinghiale, come ogni altro animale braccato, tenderà a sfruttare al meglio la conoscenza del suo territorio, tentando ogni possibile via di fuga. Più sarà anziano, maggiormente riuscirà a sfruttare il territorio durante questa fase. Al contrario i giovani esemplari come le bestie rosse gireranno in tondo cercando di rientrare nel branco, mentre alcune bestie semi adulte, diciamo intorno ai 50 kg, a volte sono in grado di offrire delle migliori battute di caccia rispetto ai vecchi maschi, con seguite che possono durare diverse ore. Degno di nota è anche il comportamento di alcuni segugi che, coscienti del pericolo che rappresenta un vecchio cinghiale messo alle strette, preferiscono gettarsi all'inseguimento degli esemplari più piccoli. Inoltre, a volte i grossi esemplari di maschio hanno la tendenza a stare fermi, aspettando che i cani più intraprendenti si lancino contro il branco e che i conduttori e la muta passino. Proprio per questa ragione alcune squadre hanno l’abitudine di eseguire una seconda sciolta, proprio per stanare i cinghiali più furbi, che sono sempre i solenghi.

Un bel cinghiale maremmano, abbattuto da Igor Timmermans a Montalcino.

Il solengo rimasto rintanato, quando la calma sarà tornata, se ne andrà tranquillamente in direzione opposta a quella intrapresa dalla muta in seguita del branco. Questa manovra finisce a volte per costare loro la vita poiché se i cacciatori appostati ai fianchi dello schieramento non si sono mossi se li vedranno spuntare davanti mentre fuggono piano piano, evitando di fare qualsiasi rumore. Bloccato dalla linea di fuoco e spinto dai segugi in seguita capita a volte che un grosso esemplare si giri e faccia fronte. In questo caso, se i battitori sono armati, possono sparare, altrimenti nulla potrà impedirgli di passare. Sarà saggio non farsi trovare sulla sua strada: avendo fatto questa scelta un animale di questo peso sottoposto una forte pressione da parte di cani veloci sopraggiungenti ha spesso tendenza a girarsi e ad affrontare la muta. In questo caso, sicuro di sé e della propria forza, sarà proprio difficile farlo correre.

Evitare gli incidenti con i cani

Il lavoro di squadra è indispensabile quando i cinghiali pesano oltre 100 Kg.

I cani conoscono i cinghiali e hanno tutti più o meno timore di essi. Quando si arriva sul luogo di un fermo e la situazione impone di abbattere il cinghiale sarà molto importante controllare la muta poiché potrebbe capitare in caso di colpo andato a segno ma non mortale che i cani si gettino sull’animale e si facciano ferire. Talvolta i segugi, nell’impeto dell’azione, non riescono infatti a distinguere un animale al quale si è sparato da uno che ha ancora delle capacità vitali: in queste condizioni cani perdono qualsiasi senso del pericolo ed anche un cinghiale morente ha la forza di ferire o uccidere i segugi più intraprendenti. Spesso è il comportamento del conduttore a condizionare quello dei cani. Al fermo quando un animale è ferito o pressato da vicino il conduttore deve far sì che i cani siano riuniti in semicerchio vicino a lui. In questo caso deve restare calmo e sereno senza spronare i cani, evitando che si facciano aggredire e per evitare che l'animale fugga verso un altro luogo di fermo.

L’abitudine alla presenza umana

Su terreni umidi la ricerca dei cinghiali è semplificata. Tuttavia, occorre esperienza, per riconoscere una traccia fresca da una vecchia.

Un altro parametro ha un'influenza importante sul comportamento dei vecchi cinghiali: cinquanta anni fa quando un vecchio cinghiale imboscato percepiva la presenza umana sapeva che la propria vita era quasi sicuramente in pericolo. Il cacciatore-contadino era praticamente l'unico uomo presente sul territorio rurale, ma adesso le cose non stanno più come una volta: quando dalle profondità dei suoi roveti il cinghiale percepisce una presenza umana che cosa può pensare?

Il suo indicatore di pericolo è quasi sempre posizionato sul verde, poiché la diffusione di sport all'aria aperta quali la mountain bike, l'escursione a cavallo, il trekking rappresentano altrettante occasioni di contatto umano che nella maggioranza dei casi sono del tutto inoffensive. I cinghiali si abituano dunque a questi incontri nel nuovo habitat e tendono sempre più ad ignorare i segni di pericolo, a starsene rintanato piuttosto che fuggire. Questo comportamento condiziona anche il loro atteggiamento nei confronti dei cani, ecco allora lo scontro, il combattimento e rifiuto di darsi alla fuga

Infine un consiglio utile di fronte a un grosso esemplare sulla linea delle poste: è fondamentale abbattere l'animale che potrebbe essere stato ferito prima che i cani arrivino. Non esitate a dargli il colpo di grazia, ne va della sicurezza dei vostri cani che si getterebbero subito su di lui.