La caccia viene considerata a piena ragione uno sport, di conseguenza il cacciatore è un vero e proprio atleta, capace di interagire con la natura spesso mutevole in base alle stagioni, alla rotazione sistematica delle colture, ai cambiamenti spesso incomprensibili del territorio ai quali tu/noi non possiamo che adattarci perché nulla possiamo fare per contrastare scelte che vengono adottate soprattutto del mondo agricolo. Le zone che siamo soliti praticare per la caccia alla lepre sono quelle del Viterbese e qui, un fenomeno ormai dilagante, è quello del proliferare di parchi fotovoltaici. Laddove l’anno prima c’erano stoppie a perdita d’occhio o campi coltivati a girasoli, dimora preferita dalle nostre amate orecchione, alle prove o all’apertura settembrina in generale, spesso troviamo ruspe che violentano la fertile terra, praticando scavi come profonde ferite che lacerano la crosta in maniera insanabile. Posano cavi, installano pannelli e quindi un’altra porzione di territorio prima destinato anche alla caccia oltre che al pascolo viene brutalmente prima sottratto e poi interdetto, lasciandoci basiti e sconfortati come se al tuo rientro dalle vacanze non trovassi più la tua casa. Purtroppo, l’agricoltura è un settore non adeguatamente sostenuto a livello nazionale, quindi anche quelli che vorrebbero resistere e portare avanti la loro tradizione in quanto figli della madre terra, si debbono arrendere a fronte di una misera contropartita nella logica del meglio poco che niente.
È così che cedono alle lusinghe economiche delle solite multinazionali che propagandano queste installazioni come fonti di energie rinnovabili, discutibili se vogliamo sotto un profilo prettamente redditizio, sicuramente brutte dal punto di vista estetico e ambientale. In questi tempi di guerra e di concorrenza non sempre paritaria, è abbastanza evidente che coloro che ci governano o in generale che ci hanno governato, non hanno saputo pianificare con la dovuta oculatezza una politica energetica adeguata e che oggi più che mai, questo vulnus ci rende dipendenti da altri stati, rendendoci subalterni sul piano della produzione industriale e di conseguenza inferiori come competitività dei nostri prodotti.
Fatevi trovare pronti dalla stagione venatoria
La stagione venatoria è in procinto di iniziare e noi trepidanti ed emozionati, non dico come se fosse la prima volta in assoluto ma quasi, ci impegniamo a farci trovare pronti, al pari dei nostri ausiliari, per smaltire i chili in eccesso, frutto di inattività fisica post chiusura ma soprattutto di pranzi e cene nelle quali trigliceridi, colesterolo ecc... si annidano fin sopra i capelli e da lì, suonano la sirena dell’allarme per indurci a frenare e a contenerci, pena l’insorgere di patologie anche serie.
Le prime uscite nelle prove cani solitamente dopo Ferragosto, confermano che più di qualcosa è da registrare nei nostri stili di vita, per non parlare dei cani i quali complice la solita penuria di precipitazioni piovose che solitamente accompagna la seconda quindicina di Agosto e poi tutto settembre e non solo (a Roma e dintorni sono famose le cosiddette ottobrate romane, che altro non sono che una seconda estate) quindi temperature elevate, stagnazione dell’aria e tanto altro, faticano in maniera esponenziale rispetto a noi cacciatori. Abbiamo avuto stagioni molto siccitose, dove le lepri e anche il resto della selvaggina mostravano comportamenti frenetici che solo le prime piogge, riuscivano a riportare in un contesto più consono alla specifica preda e al suo habitat riproduttivo e di pastura.
I cani tirano su la polvere, rendendo il loro olfatto nettamente meno sensibile. L’autonomia si riduce alle poche ore di frescura mattutina spesso apparente perché l’afa della notte non sempre viene adeguatamente mitigata ed è tutta una questione di umidità. In questi casi, forzare non serve anzi si rischia grosso e solo uno sprovveduto (ma ci sono) non si rende conto dei danni che si potrebbero arrecare ai nostri ausiliari. La selvaggina assume dei comportamenti anomali e spesso imprevisti. Le lepri, ad esempio, non si fanno trovare al covo in quanto all’erta fin da quando apri il cofano dell’auto per far scendere i cani. I fagiani anche e soprattutto quelle di covata, stanno vicino ai pochi punti di abbeverata, pronti a involarsi a distanza al minimo rumore o altro come il semplice passaggio di un trattore, o di un gregge di pecore al pascolo.
Una siccità che spesso incide negativamente anche sulla prole, intesa come numero di cuccioli e il loro raggiungimento di età fino a maturazione adulta. Per non parlare poi dell’impatto tra le colonie di lepri e fagiani rispetto ai predatori. Se prima il predatore per eccellenza era per gran parte la volpe, ora a questa furbo e scaltro animale si sono aggiunte anche cornacchie che predano da subito uova e nidiacei, anche i lupi e questo ho avuto modo di verificarlo in prima persona per aver trovato in campagna resti di lepre con accanto le orme inconfondibili del lupo.
Chiaro che questi ultimi preferiscono prede più grandi e quindi banchetti più sostanziosi ma nel periodo di carestia tutto serve a placare i morsi della fame.
Insomma, una situazione sempre più difficile, amplificata dalla sottrazione di parte del territorio destinato alle installazioni di cui sopra. Alcuni hanno la teoria che i parchi fotovoltaici, rappresentino dei cosiddetti “riservini” all’interno dei quali, le lepri in particolare, trovano rifugio sicuro. In affetti lo è solo parzialmente, perché da diversi anni la tecnica di installazione delle recinzioni perimetrali prevede di lasciare tra rete metallica e terreno, uno spazio di circa 30 cm mentre prima la rete era interrata e soli alcuni fori praticati da animali a quattro e “due zampe”, consentivano ingresso e uscita della selvaggina. Ora questo non è più un problema, semmai è che ci dobbiamo tenere alla larga da queste recinzioni, altrimenti i nostri cani anche se molto corretti e collegati, finiscono per entrare con notevoli disagi per il loro recupero. Se invece volutamente e come abbiamo visto, fai entrare cani da seguita e presidi i punti di potenziale uscita con delle poste, allora siamo su un piano completamente fuori dalla nostra mentalità di cacciatori corretti ma c’è anche questo e sono certamente comportamenti da biasimare.
La componente fisica del cacciatore
Tornando alla componente fisica di noi cacciatori, passato il periodo che io chiamo di pena iniziale, ossia fino alle prime piogge e al conseguimento di una buona forma muscolare e fisica in genere, si apre una fase che dire piacevole è poco. I terreni sono sazi di acqua piovana, i primi germogli di margheritine si intravedono e con esse i morsi dati dalle lepri al pari di una unghiata nella fanghiglia di un passetto, che solo l’occhio esperto dell’amico Mauro De Angelis da noi ritenuto il capo caccia indiscusso, riesce a individuare come e meglio di un tecnico RIS della Scientifica. Le tracce della pastura notturna sono inequivocabili, si tratta solo di capire dove l’amata orecchiona (maschio, femmina o giovane dell’anno) ha deciso di fare dimora per il giorno. Una rapida visione del territorio, il ricordo di vecchie cacciate tenuto conto che la lepre è abbastanza abitudinaria, ci fornisce indicazioni tutte teoriche sulla tattica di cacciata ma è sufficiente il disturbo arrecato da un cane pecoraro, da una volpe in cerca di cibo ed ora come già detto sempre più spesso anche di lupi, per far cambiare in un momento i programmi e l’atteggiamento alla pelosa di turno.
Davanti a noi sterminate distese di stoppia, maggesi, smorganato fresco e vecchio, insomma quella che noi chiamiamo la nostra palestra da fitness a contatto con la natura anzi dentro di essa. Zampe in collo e pedalare perché e come solito, lo scovo non sarà mai all’inizio ma alla fine della presa di terreno quando magari il livello di attenzione è scemato e lei la furba e scaltra per eccellenza, aspetta che tu sia passato oltre per poi schizzare all’indietro, confidando sul fattore sorpresa. Difficile che vada via perché il suo innato spirito di conservazione che tante volte ci ha ingannati, ha fatto si che anche noi sappiamo quali contromisure adottare come ad esempio un avanzamento sul terreno sfalsato e con poste in punti strategici se in numero superiore ai tre cacciatori così come consentito dalla Legge.
Le gambe si fanno sempre più molli e guardando l’applicazione dei contapassi e calorie sull’applicazione del nostro smartphone, ti accorgi e quasi rimani incredulo, che hai percorso circa 10/15 km, tra l’altro in terreni pesanti quindi con maggiore dispendio di energie fisiche e relative calorie.
Più o meno inconsapevolmente ti rendi conto che non puoi avventurarti in queste azioni di caccia se a inizio stagione non ti presenti nelle giuste condizioni fisiche e che queste condizioni fisiche le devi necessariamente raggiungere con la giusta determinazione e a volte con enorme sacrificio soprattutto per quanto riguarda la corretta e sana alimentazione. La migliore condizione la raggiungi verso fine stagione (solitamente la caccia alla lepre nel Lazio chiude il giorno 8 dicembre). Ti accorgi che il terreno davanti a te, non lo affronti più come una Mission Impossible ma lo divori avidamente nell’attesa che i tuoi springer arrivino a mordere il codino dell’orecchiona, facendola schizzare davanti a te come un proiettile, per un tiro di imbracciata che quasi mai va replicato.
Si ritorna in auto stanchi ma contenti a prescindere dal carniere. Anche questa volta il fisico ha risposto bene, ma siccome l’età avanza e alla prossima apertura si sarà aggiunta un’altra primavera, la saggezza impone una maggiore attenzione alla cura del tuo corpo, alla preparazione costante e alla serenità mentale anch’essa fondamentale per affrontare sfide fisiche così importanti. Le baldorie da ragazzi sono ormai un sogno passato, i primi acciacchi e limitazioni fisiche per patologie sono fisiologiche quindi cari amici cacciatori, forse non tutti se ne rendono conto ma siamo anche atleti e come tali ci dobbiamo comportare pena le sofferenze che in alcuni casi possono imporre uno stop se non definitivo almeno prolungato.
Rinunce? No grazie!
Sono fermamente contrario alle rinunce perché i piccoli o grandi piaceri della vita, allietano le giornate a fanno morale. Una componente basilare per superare le tante difficoltà e per farci trepidare nonostante l’età, per una nuova apertura e per tanti altri sali e scendi, chilometri infiniti, magliette sudate e borracce desolatamente vuote.
Ma quale jogging, macché fitness tra l’altro tutte parole avulse dal nostro lessico nazionale, noi la palestra la pratichiamo immersi nella natura con inizio alle prime luci dell’alba e fino a che le gambe reggono (gli esterofili direbbero No Limits).
Non trascurate gli scarponi, che dovranno essere il meglio per il confort dei vostri piedi e non come una volta quando disporre di consunte scarpe da lavoro o di semplici stivali in gomma a prescindere dalla stagione, era già di per se un lusso. In questo senso, viva la tecnologia e viva il benessere.
“Se sei stanco e non ti senti più le gambe continua a correre… e se ti senti morire corri ancora più forte.” (LeBron James)
Viva la caccia e viva i cacciatori!