Come dice il motto: “sbagliare è umano ma perseverare è diabolico”. Le nostre Istituzioni continuano a non comprendere, almeno nella sostanza, che il nostro Belpaese magari pieno di contraddizioni, di cose pensate ma mai applicate, di sogni nel cassetto scippati da altri e da questi paesi messi a frutto, di potenzialità lasciate sopire quando invece avrebbero potuto fare la differenza, che l’italiano è una persona ingegnosa, che fa del suo pensare un elemento di distinguo e di valore aggiunto in ogni parte del mondo laddove ci misuriamo con altre realtà e verso le quali spesso ci vede occupare il gradino più alto del podio.
Questo preambolo per parlare di tutti quegli artigiani, partiti dal nulla, con ristrettezza di mezzi ma carichi di idee e di ideali, che quotidianamente si ingegnano per soddisfare una passione talmente forte e avvincente da finire poi per diventare un vero e proprio lavoro. Mi riferisco a giovani come Stefano Penazza della SP Calls cacciatore di tradizioni famigliari il quale, ha sviluppato una serie di richiami, migliorandone con il tempo, l’efficacia e direi anche l’estetica, seguendo un suo istinto del tutto personale, oppure a seguito di prove infinite e di fallimenti altrettanto numerosi.
Alcuni di questi artigiani come Pietro di Cubi Art Design, si sono proprio inventati un segmento di mercato proponendo personalizzazioni di calci e astine tali da far diventare un comune fucile simile a tutti quelli dello stesso modello prodotti in serie dalle note aziende, in pezzi unici di assoluto valore.
Questi piccoli artigiani si muovono in un contesto silenzioso. La loro forza è il passaparola e spesso il valore effettivo dell’opera finita è ben superiore al prezzo richiesto al cliente finale. Questo perché è l’unico modo per sopravvivere in una società dove gli studi di settore, l’accanimento quasi asfissiante del sistema tributario, non ti permettono di esprimere la massima potenzialità in quelle che io chiamo start up per dirla semplice, la fase di avviamento di una attività che poi è per tutti un momento critico dove il contributo del Governo dovrebbe essere maggiormente incisivo per favorirne la definitiva consacrazione anche sotto l’aspetto del marchio e quindi economico.
Proseguendo in questa panoramica con l’intenzione di dare il giusto risalto a piccole realtà spesso locali che solo il tam tam tra cacciatori, consente di far conoscere ai tanti appassionati, segnaliamo la Still Dog Kennel la quale produce trasportini auto per cani, realizzati con criteri assolutamente compatibili con le norme e direi in materiali praticamente indistruttibili oltre che con le misure personalizzate in base alle misure disponibili nel tuo vano bagagli e con le dovute attenzioni per valorizzare al meglio gli spazi e quindi la massima attenzione rivolta al benessere del tuo fido compagno.
A noi cacciatori nostalgici di tradizioni che rischiano di scomparire e che per tanti anni hanno fatto parte del nostro a volte scarno equipaggiamento di caccia, trovare ancora in commercio articoli come cartuccere in pelle vaccina sapientemente conciata, borse porta cartucce come la Tolfetana, cinghie per fucili anch’esse in robusta pelle e non in Cordura come oggi si usa, non può che fare un immenso piacere.
Un ricordo che affiora alla mia mente è quello di un magnifico gilet da caccia che oggi si chiamerebbe trisacca ma che allora noi chiamavamo Catana. Si trattava sostanzialmente di un gilet con ampia cacciatora porta selvaggina e con tasconi dove alloggiare tutto quanto poteva necessitare per una giornata intera di caccia vagante magari in cerca di regine nei fitti boschi dell’entroterra laziale.
Questo accessorio veniva realizzato da un modesto artigiano ciabattino che aveva avuto l’intuito magari suggerito da qualche amico cacciatore, di integrare la sua attività di calzolaio, con la produzione di questi accessori, tutti tassativamente fatti su misura e ovviamente su ordinazione.
Per sbadataggine ho lasciato questa Catana in campagna e non mi sono mai perdonato questa dimenticanza perché nel frattempo la bottega dell’artigiano che la produceva, aveva chiuso bottega senza poter tramandare questa sua sapiente arte a giovani che avrebbero potuto non solo proseguire nel soddisfare le numerose richieste se non addirittura farne un business più remunerativo.
Me ne sono fatto una ragione, trovando comunque in commercio prodotti altrettanto validi sono il profilo delle performance ma privi di quell’anima che faceva della tua Catana, un pezzo direi unico e indistruttibile.
Le tradizioni qualsiasi esse siano hanno una origine ben precisa e spesso aimè, hanno anche una fine incomprensibile se non quella che il mondo artigianale in ogni sua forma e manifestazione, sta scomparendo a favore di produzioni industriali quasi sempre provenienti dalle terre del Sol Levante, laddove bene che vada sanno solo scopiazzare un format.
È un po’ quello che è successo con le piccole botteghe alimentari di quartiere, soppiantate da catene di supermercati il più delle volte presenti all’interno di centri commerciali mostruosi nella loro imponenza, ma tutti indistintamente privi di quel calore umano che solo il pizzicarolo del tuo negozio sotto casa sapeva dare. Le sue attenzioni, il suo compiacere ai tuoi gusti, il suo affetto fatto di piccole azioni e gestualità di rito, resteranno un ricordo indelebile.
La nostalgia riaffiora e questo non è un bene perché come ho detto più volte, il tempo non può essere fermato ma l’intelligenza è quella di capirlo e di adeguarsi alle nuove tradizioni meno romantiche ma attuali e chissà se anche future.
Non ci saranno più catane da portare in spalla, niente più negozietti sotto casa dove trovare prodotti genuini, ma in ogni caso, il mondo industriale saprà comunque recepire le esigenze di mercato come uno stimolo per riportare alla ribalta articoli di una volta, coniugando tradizioni a opportunità economiche.
La caccia rappresenta certamente un volano nel quale chi volesse cimentarsi in iniziative artigianali e non come quelle sopra descritte, avrebbe davanti a sé praterie immense anche perché i giovani di oggi sono insaziabili di novità e sempre pronti a recepire proposte che il mercato propone attraverso quella potente vetrina che si chiama web. Un mezzo potentissimo che ti consente di sondare il mercato in lungo e largo e di individuare anche a livello internazionale, il prodotto che più ti aggrada e magari perché no, al prezzo migliore.
Se una volta i cacciatori di beccacce dotavano i propri ausiliari di campani ognuno con il suo inconfondibile tintinnio, oggi i beeper li hanno quasi del tutto soppiantati. Se una volta l’unica difesa di un cane da cinghiale dall’attacco dell’irsuto setolone, era la sua scaltrezza nel ritrarsi prontamente per sfuggire alle zanne taglienti, ora questi cani che io chiamo guerrieri impavidi, sono giustamente protetti da corpetti in leggero ma robusto Kevlar.
Tutto questo per dire che non sempre le tradizioni sono le migliori soluzioni ai problemi come è profondamente sbagliati pensare che tutte le innovazioni siano banali o inutili.
Ho passato notti intere ed anche giorni a cercare i miei segugi usciti in canizza dalla battuta al seguito di uni cinghiale padellato mentre ora con i collari localizzatori, i canai moderni li individuano in men che non si dica facilitando non poco l’economia della squadra che così può impostare nuovamente una battuta disponendo di tutti i cani perché spesso quelli che vanno via dietro i cinghiali fuggiti, sono anche i migliori.
Mi chiedo spesso se anche nella caccia ci sarà il famoso giro di boa ossia che dopo una evoluzione direi fisiologica, si possa ritornare indietro nel tempo come succede spesso nel mondo della canzone dove il vinile ha sempre il suo fascino intramontabile, dove il mito di alcune canzoni viene sistematicamente riproposto e apprezzato da vecchi attempati come da giovani talentuosi, uniti entrambi sotto la stessa bandiera.
“La tradizione non consiste nel conservare le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma“
(Jean Jaurès)
Viva la caccia e viva i cacciatori!