Natura
Le Giornate di Caccia del Marchese Eugenio Niccolini, quelle poi di Fucini, Giulio d’Albenga, Garavini sino a Piero Pieroni e 1000 altri – i padri della nostra letteratura venatoria – hanno tutte o quasi uno scenario: la Maremma.
Non è un caso.
Terra meravigliosa, benedetta. Un pezzo di paradiso fra Tirreno ed Appennino. Luogo un tempo selvaggio solamente, foresto, oggi è reso splendido dalla perfetta integrazione di opus homins ed opus naturae. Con una perfetta calibratura fra “umano per davvero”, cioè a misura d’uomo; e “selvatico”, seriamente naturale.
C’è il coltivo, e pure il gerbido.
C’è il padule che perdura, ma la malaria non ha più paese.
C’è la gente, ma ci sono anche i boschi e botri di cinghiali e di fagiani, di lepri, beccacce e di pernici. Con le storie e le leggende che intridono l’aria e poi la terra d’un profumo di caccia e d’avventura che si spande dappertutto…
“Naturale” che così, sia terra di cacciatori a tutto tondo. Tanti, e tutti appassionati e consapevoli.
Non c’è caccia senza natura, ma la natura oggi – è provato – senza gestione e quindi caccia, vale meno. Ed è proprio in quest’ottica che la Maremma e il grossetano, si può ben dire, rappresentano un vero e proprio modello, l’esempio virtuoso da seguire e implementare.
Valorizzare con attività altamente sostenibili.
Futuro
Logica quindi la scelta di Fiera di Vicenza, di muovere con decisione verso questa direzione e questi luoghi: galeotto poi un invito di quelli che non si potevano rifiutare.
Cosa è infatti Game Fair Italia? Né più né meno che l’edizione nazionale di quella grande kermesse, nata nel lontano 1950 in Inghilterra per volontà della “Country Landowners Association” per valorizzare, proteggere e rilanciare l’intera filiera della cultura rurale, a partire dalla caccia, regina delle attività del “gentiluomo di campagna”. Mega evento ormai declinato in almeno 5 Paesi, dalla Francia agli Usa, passando per la Spagna, oltre alle suddette Italia e Inghilterra.
La location francese è la tenuta di un meraviglioso castello della Loira, quella inglese niente popò di meno che il castello già dimore di Sir Winston Churchill, in Italia si è girato tanto, dal lago di Bracciano a Tarquinia passando per Collesalvetti.
Il canto dei grandi autori della bella vita vagabonda all’aria aperta, pare tuttavia che sia riuscito finalmente ad attirare Game Fair in quella che è forse è la sua casa più perfetta. E a dire il vero, non solo quello poi di “canto”…
La storia di Game Fair, dal 2013 in qua – quando alla guida del tutto è passata Fiera di Vicenza S.p.A. – è una storia di crescita esponenziale e di successo indubitabile, dove palese è il “marchio made in Vicenza” attraverso le sapienti strategie poste in essere dal tandem Matteo Marzotto e Corrado Facco, rispettivamente Presidente e Direttore Generale. Un successo frutto di accurate strategie e di elevatissimo know-how, certo; un successo tuttavia effetto anche di una vision dinamica, volta alla ricerca delle eccellenze sempre e nulla meno.
Cultura
L’incontro con Grossetofiere (che attraverso il suo presidente, il vulcanico Antonfrancesco Vivarelli Colonna, lo sognava!) e quindi il trasferimento di Game Fair 2015 nel suo posto forse più vocato (con relativa partnership fra le due società), erano quindi decisamente nella logica delle cose.
30 e oltre gli ettari a disposizione, una logistica invidiabile, un contorno di location che va oltre il fascino per attingere alla cultura vera della country life style.
Con appunto la possibilità di espansioni, cioè di futuro, praticamente senza confini: verso il mare, la pesca; ma altresì verso tutti i mondi che gravitano nella macro-categoria dell’outdoor, dal trekking alle biciclette passando per il cross country…
Gli eventi in essere già quest’anno, mirano tutti in questa direzione, con la finalità mai celata di creare un pubblico sempre più espanso e consapevole, capace di circuitare poi in maniera virtuosa, virale vorremmo dire, i nostri temi e il nostro mondo – la nostra filosofia di vita tutta – anche là dove questa ancora non arriva.
Abbiamo infatti bisogno di espanderci e di crescere, di comunicare e coinvolgere, di ampliare il nostro pubblico e i nostri orizzonti, di far crescere secondo e verso i nostri valori, anche le giovani generazioni, perché è da questo, da un contatto, coinvolgimento e relativa alfabetizzazione con la “vita di campagna” che nascono i cacciatori e tiratori di domani.
Uomini e donne migliori, migliori cittadini, perché consapevoli di quali siano le nostre radici e le nostre responsabilità verso una terra-casa, le cui risorse non più illimitate sono da fruire e proteggere attraverso un’oculatissima gestione, frutto sempre di una cultura e una passione derivate dall’amore.
Per la vita nella sua interezza.