Non c’è pace nell’isola. Almeno per il mondo venatorio. L’assessorato all’ambiente della Sardegna sta valutando la possibile introduzione degli ATC all’interno del nuovo piano faunistico-venatorio. E i cacciatori sardi sono in fibrillazione.
No deciso da Caccia Pesca Ambiente e Cacciatori di Sardegna
Già nello scorso aprile le opposizioni alla Giunta Pigliaru (indipendente di centrosinistra) si erano fatte sentire ribadendo la dannosità degli Ambiti Territoriali di Caccia in Sardegna. Ma il governo isolano non ha chiuso tutti gli spiragli e, passata l’estate e con lei l’approvazione del calendario venatorio, le cronache tornano a riempirsi delle polemiche.
In prima fila spunta l’associazione Caccia Pesca Ambiente, che ha diffuso una lettera ripresa dalla testata Unione Sarda.
Nel documento a firma del presidente Marco Efisio Pisanu, si afferma che “la gestione degli ambiti territoriali di caccia si è rivelata fallimentare nel 95% delle regioni” e che in Sardegna “non c’è bisogno di nuovi ghetti”, che potrebbero creare problemi non solo ai cacciatori, ma anche ad allevatori e agricoltori.
Caccia Pesca Ambiente ricorda che la rigida norma in vigore, che resiste dalla metà del secolo scorso e di regola limita a due le giornate di caccia, ha preservato selvaggina di pregio e autoctona, mentre l’eventuale istituzione degli ATC permetterebbe di andare a caccia in tre giorni a scelta tra in cinque disponibili in una settimana: si temono pertanto un maggior numero di abbattimenti e di uomini in armi sul territorio.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Unione Cacciatori di Sardegna, nata peraltro con l’obiettivo preciso di contrastare gli ATC: il numero uno Bonifacio Cuccu propone al contrario “una gestione comunale” che preveda l’impegno dei cacciatori nel ripopolamento faunistico.
Resistenze dal centrodestra: più equilibrio senza gli ATC
Sulle barricate anche l’opposizione di centrodestra in Consiglio. Dopo aver domandato la sospensione della Valutazione ambientale strategica, Ignazio Locci (Forza Italia) chiede alla politica “di non mettere le mani sulla caccia” e di favorire “le forme associative dei cacciatori” proponendo “il modello delle autogestite”, che hanno dimostrato di poter “salvaguardare l’equilibrio della fauna selvatica”. Come Pisanu, anche Locci ritiene un fallimento l’esperienza degli ATC e teme la rottura “del fragile equilibrio esistente tra cacciatori, allevatori e agricoltori”.
A Locci fanno eco le due ali dello schieramento. Dal centro Gianluigi Rubiu, capogruppo Udc, ha presentato un’interpellanza urgente per una revisione del piano che cancelli la possibile introduzione degli ATC, estranei “alle esigenze del mondo venatorio isolano, che così si troverebbe sottoposto a vincoli immensi”. Rubiu ritiene che eventuali confini artificiali limiterebbero ulteriormente l’interscambio, già sfavorito dall’insularità della regione.
L’Unione Sarda riporta infine la posizione di Paolo Truzzo (Fratelli d’Italia), secondo il quale l’introduzione degli ATC porterà “alla fine dell’autonomia della caccia nell’isola”: e il pericolo di una pratica sempre più invasiva potrebbe determinare “un danno irreparabile alla fauna selvatica” e gravi problemi per l’attività venatoria.