Il contesto
In questi ultimi anni si sono succedere diverse denunce, con ingenti richieste di risarcimento danni alle colture, causati dagli ungulati, che troppo spesso hanno risentito di lungaggini burocratiche e che hanno lasciato gli agricoltori.
A fronte di questo contesto, ormai acclaratamene problematico, gli agricoltori di Coldiretti Marche hanno richiesto lo stato di emergenza al fine di ottenere, da parte della regione, misure maggiormente incisive per la gestione del problema ungulati.
“Chiediamo – dichiarano dalla Federazione di Coldiretti Marche – che si intervenga subito nella revisione della legge e dei regolamenti di settore, recependo le nuove normative nazionali che prevedono un’attività di controllo straordinario annuale con gabbie e abbattimenti su tutto il territorio regionale, compresi i parchi e le aree protette e senza alcun impedimento da parte di Ispra”.
In questo caso parliamo dell’art. 19 ter della legge di bilancio 2022, che è intervenuto a modificare la legge quadro sulla caccia (152/92) che regola quindi il Piano straordinario per la gestione ed il contenimento della fauna selvatica.
Le parole di Coldiretti Marche
Coldiretti Marche fa sentire quindi la propria voce, evidenziando come “Per tutto questo tempo – aggiungono da Coldiretti – si è continuato a ragionare come se la selezione fosse un altro tipo di attività venatoria e non come un’azione di riequilibrio ambientale. Ora serve un’improcrastinabile attivazione di quanto previsto dalla normativa nazionale per provare a porre rimedio a una situazione sulla quale né gli Atc, né la Regione ha saputo prestare la dovuta attenzione negli ultimi 20 anni. Non è più tollerabile che gli organi preposti continuino a temporeggiare nell’affrontare questa emergenza”.
Azioni a difesa della filiera agricola
Negli ultimi mesi, lo ricordiamo, Coldiretti Marche ha raggiunto un traguardo assolutamente importante, con l’ottenimento di ingenti finanziamenti a difesa degli oltre 4.600 allevamenti presenti sul territorio regionale.
Per quel che riguarda la Peste suina africana, altro problema di assoluta rilevanza, finora nelle Marche non ci sono stati focolai attivi, ma certamente il problema non è da considerarsi arginato e risolto. I cinghiali si muovono, e con loro quel virus che, seppur innocuo per l’uomo, potrebbe essere davvero una disgrazia che porterebbe ad uno stravolgimento di tutta la filiera agricola, considerando come il made in italy trovi una delle sue maggiori eccellenze proprio nella produzione di carni e di insaccati con l’impiego della carne suina.
Le necessarie valutazioni
Certamente le istituzioni, a questo punto, non possono rimanere a guardare. Il problema è ormai acclarato, e le sue conseguenze, ormai, sono sotto gli occhi di tutti. Anche i numeri non possono, in alcun modo, avvalorare quelle tesi di chi ancora crede che il cacciatore sia un assassino pronto ad uccidere senza discernimento, per il solo piacere di togliere una vita.
La caccia, tutta, quella di selezione e non, deve e dovrà, nei prossimi mesi, essere uno degli strumenti di punta con cui si interverrà su una problematica ormai radicata sul territorio, non solo della Regione Marche, ma anche di tutto il territorio nazionale.
I rappresentanti del mondo della caccia facciano quindi sentire la propria voce, con campagne di comunicazione efficaci ed obiettive, aperte comunque al dialogo pacifico e sereno, col coinvolgimento di tutti, i giovani al primo posto.