Che cosa rappresenta la caccia nel 2021 e chi sono davvero i cacciatori? Sono queste le domande a cui ci eravamo proposti di dare alcune risposte concrete, documentate da immagini di giornate trascorse al fianco dei cacciatori impegnati nelle tante attività di tutela e gestione ambientale. Al di là delle descrizioni ideologizzate e dei tanti slogan diffamatori nei confronti dei cacciatori provenienti quasi esclusivamente dalle scrivanie di associazioni contrarie all’attività venatoria a prescindere, l’intenzione di questi video documentari è quella di dimostrare direttamente dal campo la reale passione e la competenza di persone dedite al sostegno delle popolazioni di selvatici e degli habitat naturali in cui questi vivono. Essere cacciatori non corrisponde infatti come si vorrebbe far credere alla sola ricerca del prelievo nel periodo della stagione venatoria. Se così fosse davvero, oggi ci troveremmo di fronte ad una totale estinzione delle specie cacciabili sottoposte a una pressione venatoria indiscriminata. Niente di più falso.
Oltre alle regole stringenti da rispettare dettate dalla legge 157/92 i cacciatori sono richiamati ad un dovere e un piacere continuo di salvaguardia del territorio in cui vivono la propria passione e dove è facile capire che la presenza costante e abbondante dei selvatici è il sogno da realizzare e mai al contrario la loro scomparsa, sarebbe un non senso e la fine della loro amata attività. Per questo non è mai accaduto nei secoli e mai accadrà per mano dei cacciatori la fine di una specie o la distruzione di un ambiente naturale, come al contrario sono avvenute per mano dell’inquinamento e dell’urbanizzazione indiscriminati e indifferenti a queste realtà. Basti pensare a numerose specie estinte o in costante declino di passeriformi e altri uccelli che non rivestono alcun interesse dal punto di vista venatorio e dunque se la caccia fosse una reale minaccia dovrebbero prosperare, ma al contrario per l’inquinamento del suolo, dell’aria e per la sottrazione degli habitat vedono segnato il proprio destino.
La lepre
Un esempio concreto a testimonianza della piena sostenibilità dell’attività venatoria e del valore dei cacciatori sul territorio è costituito dalla lepre. Icona della caccia e della cinofilia, preda da sempre ambita e rispettata, vede la sua popolazione presente su tutto il territorio nazionale e particolarmente in salute dove si svolgono regolarmente le operazioni di censimento e controllo sul territorio. Chi si occupa di tutto questo? I cacciatori ovviamente, che nelle ore serali del periodo invernale escono in campagna muniti di fari e binocoli per svolere delle ricognizioni e redigere dei verbali da cui vengono stimate le popolazioni delle lepri. Sulla base di questi numeri si passa poi alla valutazione e pianificazione della distribuzione dei selvatici sul territorio attraverso le operazioni di cattura e rilascio delle lepri nei territori in cui si è registrata una loro minore presenza. È di questa procedura che vi mostriamo le fasi nel video che segue. Vi portiamo con noi nelle Marche, in ATC Firmano Sibillini per assistere alle catture delle lepri che si sono svolte nel periodo di gennaio e nei primi giorni di febbraio, in ritardo a causa delle tante limitazioni imposte dalla pandemia Covid19. Siamo in una Z.R.C (zona di ripopolamento e cattura) dunque un territorio scelto dai cacciatori per le sue caratteristiche ambientali ottimali per la sosta e la riproduzione delle specie selvatiche.
Qui le lepri vivono indisturbate e in buon numero, tale da consentirne la cattura di alcuni esemplari che andranno rilasciati nei territori in cui i censimenti svolti precedentemente hanno registrato una minore densità di selvatici. In questo modo si evitano anche le sovrappopolazioni in territori circoscritti in cui potrebbero presentarsi anche delle zoonosi pericolose per la specie. Come si procede alle catture?
Le lepri vengono messe in fuga da una squadra di battitori e cani che avanzano lentamente e dalla parte opposta, alle reti, sono disposti altri addetti che prontamente liberano i selvatici per metterli nelle casse di legno che li trasporteranno dopo averne classificato i sessi, nei territori in cui torneranno liberi. Fasi lente di allestimento delle reti, si alternano a momenti concitati di un lavoro delicato che richiede molta pazienza e dedizione. Ma tutto questo è assolutamente normale per i cacciatori, coscienti e orgogliosi di dare il cento per cento dell’impegno sempre, per ricevere in cambio forse il venti, in termini quantitativi di prelievo, ma in realtà mille volte tanto in termini di soddisfazioni ed emozioni. Vedere ambienti naturali intatti, in cui poter godere sempre l’emozione dell’incontro con il maggior numero di selvatici possibile, questo significa essere cacciatori oggi e anche domani; figli naturali e non adottivi di una terra che sempre ci ha visto partecipi del suo ciclo vitale. Quella terra che noi più di chiunque altro vorremo salva da “progressi “e ideologie a buon mercato che senza conoscere troppo spesso giudicano e condannano, insieme a noi inevitabilmente i selvatici per cui viviamo e ci battiamo. Buona visione!