Ogni anno, con l’arrivo del periodo primaverile i siti siciliani di riproduzione dell’aquila del Bonelli diventano preziosi proprio per la protezione della biodiversità di una regione tra le più ricche nella nostra nazione, dove l’aquila del Bonelli, una specie in via di estinzione, scomparsa per sempre dalla Sardegna, sopravvive solo in poche decine di esemplari.
Trafficanti e bracconieri senza scrupoli sono pronti a mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie per un mero e turpe guadagno economico, o per avere un animale da collezione, incuranti del danno irreparabile che portano a una specie così a rischio.
Il traffico delle Bonelli, pur partendo dall’Italia, vede spesso coinvolti paesi d’Oltralpe complici o mandanti dei furti dei piccoli che spesso, dopo essere ‘legalizzati’ e forniti di documenti regolari in altre nazioni, vengono acquistati da falconieri tuttavia ignari della loro provenienza illecita.
I falconieri, nel corso dei secoli, hanno dimostrato una grande attenzione alla conservazione dei rapaci, del loro ambiente e delle loro prede e negli anni ’60 hanno contribuito fortemente a impedire l’estinzione del falco pellegrino negli Stati Uniti d’America a causa dell’uso massiccio del DDT, grazie a progetti di reintroduzione guidati dai falconieri del Peregrine Fund.
Così come i falconieri, i biologi del CMS, il Gruppo per l’utilizzo sostenibile delle risorse dell’IUCN e il BirdLife International collaborano insieme da anni nella Saker Task Force per la conservazione del falco sacro: nelle steppe della Mongolia solo il problema dell’elettrocuzione causa la morte di circa 55 falchi sacri ogni 10 km all’anno.
I veri falconieri non hanno nulla a che vedere con quelle ‘mani illegali’ che prelevano i piccoli dai nidi e sono pronti a impegnarsi in operazioni di supporto, sorveglianza e contrasto a tali pratiche illegali e inaccettabili. Accanto ad un’attenzione ferrea, non solo locale, ma anche a livello nazionale e internazionale, occorre individuare i manovratori e i destinatari di tali specie protette, in un mix di collaborazione fattiva tra i volontari della conservazione, le autorità pubbliche preposte al controllo del territorio e della fauna selvatica e i falconieri.
È assolutamente indispensabile che le istituzioni stesse si facciano carico del problema, mettendo in campo piani e azioni coordinate, che siano costanti e ripetute nel tempo.
Non si deve perdere altro tempo: lo impongono i numeri così fragili della popolazione dell’Aquila del Bonelli, poche decine, e le ultime coppie dell’avvoltoio capovaccaio presenti in Sicilia. La stessa allerta e attenzione va riservata anche per la più importante popolazione di falco lanario in Europa, circoscritta in aree localizzate e ben definite del territorio siciliano. Occorre una chiara volontà, per difendere i nidi dell’Aquila del Bonelli e altre specie protette e per cercare di stroncare in modo definitivo questo traffico non solo illegale ma a dir poco indecente.
I falconieri italiani sono pronti alla collaborazione fattiva sul campo e sono pronti a impegnarsi nei tempi più brevi possibili nella creazione di un Albo dei falconieri e degli allevatori, con relativo codice etico e comportamentale, oltre che di un registro di proprietà delle specie più a rischio con dati anagrafici e indicazione di numero di anello (o chip di identificazione) e relativo CITES, oltre che, in caso di dubbi sulla provenienza, delle analisi genetiche tramite, ormai semplici e non invasive, analisi del DNA. Come già accaduto con successo in Spagna, i falconieri italiani si auspicano, insieme a biologi esperti di conservazione e allevatori di rapaci, della creazione anche in Italia di un centro per la conservazione riproduzione in cattività dell’Aquila del Bonelli e di altre specie a rischio per successivi progetti di reintroduzione.