Le Istituzioni ricordano sempre a tutti i cittadini la necessità di rispettare le leggi. Sostiene l'onorevole Sergio Berlato presidente di ACR (Associazione per la cultura rurale) "Ci stupisce quando sono proprio le Istituzioni a non dare il buon esempio e sono esse stesse a non rispettare le leggi". Uno dei principali problemi denunciati a più riprese dal mondo venatorio italiano è la mancanza di territorio sul quale esercitare le proprie attività. Cementificazioni ed urbanizzazioni selvagge, distruzione degli habitat naturali, creazione di un numero esorbitante di parchi, oasi ed altre aree protette per effetto di una parcomania dilagante frutto di quell'approccio ideologico che ha portato all'approvazione, da parte del Parlamento italiano, della legge quadro sulle aree protette n. 394/91 che continua ad essere una delle leggi più liberticide che abbia mai conosciuto il nostro Paese.
Legge statale n. 157/92
La legge statale 157/92, all'art. 10 comma 3, così recita “3. Il territorio agro-silvo-pastorale di ogni regione è destinato per una quota dal 20 al 30 per cento a protezione della fauna selvatica, fatta eccezione per il territorio delle Alpi di ciascuna regione, che costituisce una zona faunistica a sé stante ed è destinato a protezione nella percentuale dal 10 al 20 per cento. In dette percentuali sono compresi i territori ove sia comunque vietata l’attività venatoria anche per effetto di altre leggi o disposizioni". Se analizziamo la situazione esistente in tante regioni italiane, dobbiamo purtroppo constatare che la percentuale di territorio sottratto all’attività venatoria, anche per effetto di altre leggi o disposizioni, va ben oltre il limite massimo del 30 per cento previsto dalla legge statale, arrivando in alcuni casi a superare di gran lunga il 50%. Chiediamo quindi alle Istituzioni di dare l'esempio e di rispettare esse stesse le leggi, prima di imporne il rispetto ai cittadini. In quelle regioni in cui la percentuale di territorio sottratta all'esercizio venatorio ha superato il 30% massimo previsto dalla legge statale n. 157/92 deve essere riportato nei limiti di legge, anche come atto di rispetto nei confronti del mondo venatorio che paga ingenti tasse di concessione per poter esercitare i propri diritti per pochi mesi all'anno.