Il silenzio del bosco, un cane che esplora avidamente e il cacciatore che attentamente lo segue. Questi sono solitamente i protagonisti di quel rituale fatto di conoscenze, esperienze e leggi non scritte che è la caccia alla beccaccia. Un amore tormentato, vissuto quasi clandestinamente in luoghi che speriamo restino sempre nascosti e inesplorati da altri in attesa soltanto del nostro arrivo, teatri di sfide e momenti che ci fanno sentire ogni volta fortunati di essere soli e lontani da tutto senza il bisogno di null’altro oltre quello che sta appagando i sensi e quietando lo spirito.
Video: Caccia alla beccaccia. Il compagno di caccia
Chi infatti potrebbe capirci fino in fondo mentre guardiamo con cautela e nostalgia un angolo che ci ha regalato tanto, chi godrebbe della ferma e del riporto festoso del nostro cane come noi? E ancora, chi continuerebbe ad oltranza cercando anche quando sembrerebbe del tutto improbabile trovare, chi oltre noi seguirebbe l’intuizione del nostro cane o riuscirebbe a convincerci nel cambiare bosco? Soltanto qualcuno in grado di sentire e agire in un modo davvero simile al nostro, una sorta di alter ego dotato non solo di empatia dunque ma con una tecnica e dei cani che siano compatibili con i nostri. Troppo difficile, quasi impossibile. Eppure… Può capitare e quando capita, riesce ad amplificare il piacere e della caccia come sempre accade nella condivisione di sentimenti ed emozioni.
Ritengo personalmente la caccia un banco di prova validissimo per conoscere realmente qualcuno. Nel bosco non c’è spazio né tempo per le apparenze, emergono naturalmente senza possibilità di inganno i pregi e i difetti di ognuno; l’egoismo e l’egocentrismo al pari dell’altruismo e della generosità, l’onestà intellettuale e lo spirito di sacrificio, la calma e l’educazione oppure l’arroganza, fattori comportamentali fondamentali da tenere in considerazione nella caccia non meno dei requisiti fisici e tecnici durante il cammino, il maneggio dell’arma e la conduzione del cane. Anzi, direi che se mancano i primi non ci può essere chance per i secondi e cerco di spiegarmi. Se è possibile imparare molto dal confronto di esperienze vissute da altri in quanto a interpretazioni diverse sullo svolgimento tecnico della caccia, è poco probabile che si possano far coincidere caratteri e comportamenti che non sono affini e che a caccia diventeranno sempre più visibili. Se nella vita quotidiana infatti le circostanze, le formalità dilatano i tempi delle conoscenze e spesso possono non bastare anni di frequentazione per conoscere davvero qualcuno, state pur certi che a caccia tutto apparirà lampante perché si supera il campo convenzionale per entrare in relazione sul piano non solo pratico allo stato puro, ma anche profondamente emotivo. La caccia in quanto passione guida l’uomo alla ricerca e alla scoperta anche di se stesso in condizioni alternative a quelle abituali e qui i connotati umani nel bene o nel male vengono chiamati in causa per adattarsi a circostanze sempre diverse e in continuo divenire.
Caccia in Lituania: emozioni di caccia condivise
Dunque al di là delle apparenze, può essere condivisibile il tempo della caccia con compagni molto diversi per età, conformazione fisica o altri requisiti tecnici mentre è impossibile cacciare con qualcuno che non rispetti i nostri canoni caratteriali. Ne sono un esempio pratico anziani e giovani, padri e figli, nonni e nipoti che si trovano perfettamente coordinati nel procedere insieme adattandosi gli uni alle capacità degli altri perché in fondo disposti a tutto pur di non rinunciare alla reciproca compagnia. L’esperienza di un anziano può guidare le fatiche di un giovane, la passione e l’energia di un ragazzo possono rinnovare l’entusiasmo di un vecchio cacciatore, la superbia e l’egoismo invece di coloro che vorrebbero in qualche modo sempre primeggiare, come nella vita non giovano a nessuno e nella maggior parte dei casi vanificano anche il risultato finale della caccia stessa. Ancora una volta possiamo trarre esempio dal comportamento dei cani. Quei soggetti che nella caccia alla beccaccia riescono a muoversi con autonomia rispettando soprattutto attraverso il consenso la cerca e gli incontri degli altri ci regaleranno soddisfazioni indimenticabili; al contrario, cacciando con cani scorretti e opportunisti assisteremo ad azioni disordinate e inefficaci che sciuperanno emozioni irripetibili. Ci sono amici che crescono cacciando insieme, altri che si trovano a cacciare insieme e riconoscendo le proprie affinità diventano amici. Questo può capitare ed è quello che a me è successo più volte durante i viaggi venatori dove uomini e cani si spostano alla ricerca di nuove avventure e si trovano a condividerle negli stessi territori sconosciuti ad entrambi. Parlo in queste righe sempre in riferimento alla caccia condivisa con un amico, due cacciatori dunque, il massimo numero oltre il quale quella con il cane da ferma non potrebbe più considerarsi caccia a mio avviso, perdendo tutta la magia, la complicità e l’etica che le spettano. Nei boschi della Lituania, a due giorni di viaggio da casa, mi trovo a cacciare con un giovane appassionato che in realtà in Italia vive non molto distante da me. Con Bruno Spino, ragazzo leale e corretto sin da subito, calmo e concentrato in ogni istante, ho condiviso giornate di caccia autentica fatta di serena e determinata ricerca concludendo felicemente la maggior parte degli incontri che i nostri cani ci hanno messo nella condizione di fare. Poche parole e comprensione istantanea, nessuna intenzione di primeggiare nello sparo ma soltanto tanta attenzione riposta nel corretto lavoro dei cani. Le soddisfazioni e le emozioni condivise sono state una diretta conseguenza di questo rispetto reciproco che ci ha portato con entusiasmo continuo verso le nostre beccacce.