Se volessimo accostarla alla musica la caccia al colombaccio non potrebbe sicuramente essere jazz, non è prevista improvvisazione ed è necessaria piuttosto la sincronia di un’orchestra polifonica se nelle giornate d’ottobre si vuol godere dell’adrenalina portata dalle curate dei branchi in arrivo che può salire fino ai ritmi del rock. È un uomo paziente e laborioso il cacciatore di colombacci che non guarda il tempo e non calcola il trascorrere delle ore, si concentra su ogni dettaglio del proprio sito di caccia che è un po’ la sua seconda casa. Era infatti una vera e propria casa di caccia immersa fra boschi secolari l’appostamento di caccia al colombaccio nel centro Italia, passata poi nel tempo ad essere un capanno sospeso e nascosto fra le cime degli alberi adeguandosi al tiro di passata e non più a fermo sugli stormi in migrazione. Una tecnica già adottata in altre regioni come la vicina Toscana che poi con il diffondersi della passione per questo selvatico è diventata una necessità per insidiare colombacci spesso più diffidenti nei confronti delle numerose tese.
La preparazione dei palchi
Siamo nelle Marche a pochi chilometri dalla costa Adriatica e, in attesa del ritorno alla caccia seguiamo le varie operazioni di preparazione svolte da Claudio Tomassini che come ogni stagione è puntualmente pronto a migliorare con nuovi accorgimenti e lavori i propri appostamenti. Dalla pulizia del sottobosco che permetterà di recuperare i colombacci, alla potatura degli alberi per rendere visibile il lavoro dei volantini e delle palpe. Qualche nuovo accorgimento per ottimizzare la mimetizzazione dei compagni di caccia e infine la messa a punto dei tavoli in cui si consumano le colazioni e i momenti di pausa con gli amici. Una tradizione che si rinnova nel silenzio del bosco, come un rito religioso che per essere celebrato necessita prima dei suoi esercizi spirituali e fisici in questo caso. Continueremo parlandovi di volantini e richiami, fino alla caccia che condivideremo ancora con voi, ora prepariamo i palchi!