La stagione più anomala ed incerta sicuramente è iniziata. Non aveva alcun senso logico dubitarne dato che fra le tante attività quella della caccia rappresenta nei confronti del virus in circolo sicuramente la più sicura e sana da svolgere. Le distanze sono naturali nella caccia; ogni appassionato sia per motivi di sicurezza sia per godimento personale ricerca il proprio spazio libero per vivere intensamente le sue emozioni. La caccia al cinghiale non fa eccezione perché solo ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare di gruppo, mentre trova senza dubbio nello spirito di squadra il suo aspetto più interessante ma non per questo squadra è sinonimo di accorpamento di persone. Nelle squadre di cacciatori ognuno a partire dal capocaccia ha il suo ruolo definito e insieme con rispetto ed altruismo si collabora per la condivisione di una passione ma nessun assembramento è necessario nel bosco dove spesso fra compagni di caccia se non è sufficiente uno sguardo d’intesa basta qualche parola sussurrata ad una radio per comunicare. Tutto insomma nella caccia parla di giusta distanza da tutto e tutti per ritrovarsi soli e ricongiungersi con la natura e le sue antiche sfide senza inganno. I cinghiali devono essere lì dove i navigati tracciatori hanno letto il loro cammino, dalle prime luci del giorno stanno seguendo ogni minimo indizio utile a rivelarne il recente passaggio.
La caccia al cinghiale: condividere una passione
I giovani cacciatori cercano di capire quali siano i dettagli da cogliere per interpretare il linguaggio del bosco che rivela i propri segreti soltanto a chi pazientemente continua ad interrogarlo. Gli anziani ingannano l’attesa ricordando i loro anni trascorsi seguendo le tracce dei cinghiali che ora giustamente aspettano soltanto di vedere arrivare alle loro poste perché la passione che sembrava infinita ha consumato le loro gambe. Qualcuno ha acquistato una nuova carabina per questa stagione e vorrebbe dimostrarne le qualità che finora ha valutato solo nelle prove al poligono. Solo l’emozione potrà oggi renderle imprecise perché ogni giorno a caccia si sa che è un giorno nuovo e diverso rispetto a tutti gli altri, tutta qui in fondo la sua magia.
Chi si affida al solito fucile che mai lo ha tradito ha trovato però la nuova cartuccia sempre più precisa e letale che quest’anno farà la differenza. Gli unici che aspettano di fare davvero la differenza su tutti e avrebbero ben ragione di parlare sono i segugi che attendono impazienti e uggiolando dalle macchine fanno sapere a modo loro che non vogliono più aspettare perché è ora di andare. L’adunata della squadra è insolita ma nessuno vuole farci troppo caso; il cerchio si allarga di molto per mantenere la giusta distanza gli uni dagli altri mentre si ascoltano le raccomandazioni e le indicazioni da seguire dettate dal caposquadra. Ci siamo, in silenzio ognuno guadagna la propria posizione nel bosco che non ha ancora i colori autunnali. La luce filtra a fatica fra le foglie ancora presenti e fra le colline spariscono i profili agili dei segugi ancora saldamente tenuti dai canai. Passano minuti lunghi come anni fino a quando alle radio arriva il messaggio più atteso, “liberiamo i cani”. I versanti ripidi degli Appennini nascondo la voce dei segugi che iniziano con vigore il loro lavoro; giungono costanti brevi messaggi che permettono di seguirne comunque l’azione. I cinghiali sono arroccati nelle rimesse fra i rovi ma l’abbaio a fermo ora nitido e sempre più impetuoso del coro dei segugi non concederà tregua. Sale l’adrenalina quando il primo sparo lontano convince il branco a partire dando ai segugi l’occasione di sprigionare nella seguita tutta la loro ardente passione. Sembra tremare il bosco, scosso dai grugniti selvatici e dai latrati dei cani interrotti soltanto dal crepitio di fucilate che scandiscono il ritmo della cacciata. Alcune arrivano isolate e sembrano più decise di altre che si susseguono rapidamente e lasciano immaginare l’esito dell’incontro. Si avvicinano e si allontanano dalle poste lasciando sempre il respiro a metà.
Tutti i sensi sono accesi e tesi. Il passaggio dei cinghiali può essere silenzioso e quasi impercettibile, soprattutto nel caso di scaltri maschi solitari, mentre può rivelarsi dirompente e impetuoso nel caso il branco decida di lanciarsi in modo compatto nella fuga attraversando in blocco le poste. Dai brevi messaggi alle radio si ascoltano i nomi dei cani che si stanno distinguendo nell’azione, sono cariche di entusiasmo le voci dei canai che vedono crescere il coraggio dei giovani segugi nelle mute. Passano le ore del pomeriggio inghiottite da un sole sempre più pallido e stanco come cani e cacciatori, pieni di gioia e fatica mentre si avviano ai sentieri del ritorno. Pochi fortunatamente i cani feriti dallo scontro frontale con i cinghiali e considerevole il numero dei selvatici conquistati. La caccia è tornata ed questo ciò che conta; è tornata nonostante tutto con le sue emozioni vere e intense, sempre pronte a sconvolgere chi ama questa passione semplice e forte come la natura, come la vita.