Adelio Ponce De Leon scriveva: "Il beccaccino rappresenta la preda più ambita, la sua caccia tocca l'eccellenza della tecnica venatoria sia per il cacciatore che per il cane, il tiro la più ambita soddisfazione".
Questa "saetta alata" è il Re dell'acquitrino, della palude, della marcita e della risaia e questa è proprio una delle sue caratteristiche che lo vede presente in diversi ambienti a lui congeniali. Nome scientifico Capella Gallinago, appartiene all'ordine dei Caradriformi e alla famiglia degli scolopacidi. È un grande migratore sverna nell’Europa meridionale e nell’Africa settentrionale spingendosi, lungo il Nilo sino alla zona equatoriale.
Il beccaccino: habitat
In Italia è raramente nidificante e di doppio passo nel periodo febbraio-aprile e agosto-novembre.
Il passo più consistente avviene con l’arrivo delle basse temperature di dicembre.
La specie gode di buona salute e si palesa numerosa nella nostra penisola che ricopre totalmente da nord a sud anche se in periodi e territori sempre più ristretti data la rarefazione di zone umide permanenti.
Il beccaccino migra preferibilmente di notte e supera i luoghi più asciutti con grande velocità e non si ferma affatto. Teme il secco allo stesso modo del gelo che gli fa compiere continui erratismi alla ricerca di cibo.
Le condizioni ottimali di umidità e temperatura ne consentono invece il soggiorno per periodi prolungati anche durante le migrazioni.
Fra gli uccelli insidiati con il cane da ferma è forse quello che si può involare facilmente anche senza l'ausilio del cane. Tuttavia la caccia fatta col cane da ferma rimane la più praticata e sicuramente la più appassionante.
Caccia al beccaccino con il cane da ferma
Il cane da beccaccini non può essere di certo un soggetto dozzinale.
È necessario che il cane abbia un buon naso, deve avventare il selvatico a grande distanza e dopo una cauta accostata deve mantenere una ferma solida e mai incerta.
I luoghi frequentati dalla saetta alata sono difficili per il lavoro del cane che deve essere resistente alla fatica dei luoghi umidi.
Cani dal gran naso quindi, soprattutto nelle marcite e nelle risaie più scoperte, capaci di avventare il selvatico anche a 20/30 metri e paragonabili nell'eccellenza ai migliori soggetti che si cimentano nella caccia a starne.
La caccia in palude impone invece cautela, una cerca più stretta, non veloce e con grandi capacità di recupero del selvatico abbattuto. Le giornate migliori per avvicinare il beccaccino sono quelle tiepide che lo rendono relativamente pigro, mentre con il freddo diventa più scattante e quindi pronto a dileguarsi velocemente.
Il cacciatore più esperto sa che conviene cacciare il beccaccino con il vento alle spalle poichè in tal modo lo scolopacide che vuole spiccare il volo contro vento si alzerà in direzione del cacciatore consentendo un tiro più facile.
In questo caso tuttavia si dovrà anche tenere conto del lavoro del cane che è giusto che avventi il beccaccino correttamente, sarà quindi un gioco di posizioni e astuzie sia del conduttore che del cane che, se ben fatto, darà sicuramente le dovute soddisfazioni.
Il suo volo sarà un grido di allarme per gli altri compagni, il suo "gnec" segnerà l'allerta alla quale seguiranno delle repentine evoluzioni nell'aria che metteranno a dura prova il tiro del cacciatore.
La fretta in questi casi sarà cattiva consigliera poichè ci impegnerà nel tiro quando ancora il beccaccino sta zigzagando in aria e magari radente al terreno con evidente rischio per i cani che inseguono. In questa fase si distingueranno i cosiddetti tiratori di stoccata mentre se invece si è più dei puntatori occorrerà aspettare qualche breve attimo e il volo sarà più teso, quello sarà il momento giusto per tentare il tiro.
Fucili e cartucce ideali per la caccia la beccaccino
Il fucile più adatto è quello più maneggevole e leggero, un arma di facile brandeggio con prima canna poco strozzata a differenza della seconda che si pretende di buona portata.
Ideali doppiette e sovrapposti che permettono appunto il doppio valore di strozzatura e dunque di adattare la cartuccia e il tiro al volo più o meno vicino.
Piombo dal numero 10 all'8, borra in feltro per la prima canna e contenitore per la seconda.
Si tratta di un selvatico importante per una caccia entusiasmante che esalta il lavoro del cane impegnato in ferme mozzafiato. Allo stesso modo l'interesse venatorio si completa a tavola dove le carni del beccaccino, ritenute non a torto di grande raffinatezza e prelibatezza, si prestano ad innumerevoli ricette appartenenti alla più antica tradizione venatoria.