Fuoristrada e dintorni: in principio
La prima, vera auto “da caccia” in quanto tale, è un’invenzione italiana.
Nacque dalle esigenze di un cacciatore particolarissimo, accolte da uno dei principali costruttori di auto dell’epoca.
Fu infatti il grande Giacomo Puccini che un bel giorno dei primi del ‘900, si presentò da Lancia chiedendo un particolare mezzo di trasporto meccanico, atto a servirlo nella sua vita divisa sempre fra lavoro e caccia.
Lancia gli mise così a disposizione il primo “SUV” della storia, caratterizzato da trazione sulle quattro ruote, gomme tassellate, sospensioni rialzate e chassis rinforzato nella parte inferiore per proteggere motore e meccanica in genere. Non solo, c’era anche un ampio bagagliaio atto a contenere tutto quanto potesse servire il grande compositore nell’esercizio della sua unica, vera passione di una vita: la caccia.
Il resto è... MITO!
Quattro passi nella storia
Già, è sempre stata in effetti esigenza specialistica del mondo venatorio in genere quella di poter avere mezzi di trasporto che potessero essere sempre all’altezza della situazione.
Nella caccia d’un tempo, a due passi da casa, con le ristrettezze economiche che c’erano specie poi fra le due guerre, bastava anche una semplice bicicletta con un cestone dietro la sella o sul manubrio a far da trasportino al cane.
Poi, via via che arrivava il benessere, sorgevano le case e le strade e le fabbriche, e la natura si allontanava, assieme ai suoi animali, ecco che presero ad aumentare anche le esigenze dei cacciatori.
Per buona parte si faceva come si poteva, adattando di solito vecchie auto alla caccia, o sacrificando alla medesima quelle che si avevano per le mani. Molti poi, che ricorrevano addirittura alle due ruote come veri e propri “mezzi di fortuna” a destinazione venatoria (mitici gli scooter Vespa e Lambretta attrezzate per la caccia!).
E’ poi giunta via via la nostra epoca, caratterizzata da due fattori determinanti: il prevalere della tecnica e dell’industria sopra ogni cosa, sposato ad una netta distinzione fra luoghi dell’uomo -le città ed i paesi- e quelli della natura -boschi, campi e foreste- per raggiungere i quali, le esigenze di spostamento divenivano sempre più complesse e articolate, specie poi per un’attività come la caccia che ogni giorno di più si faceva tecnica e selettiva sotto ogni profilo. Una palestra d’ardimento insomma, dove solo i migliori, i più attrezzati e tecnici sotto ogni profilo potevano sperare di attingere le auspicate soddisfazioni.
I primi passi e poi quegli altri...
È per questo che, specie grazie agli sforzi dell’industria americana e inglese dapprima, e poi subito dopo nipponica (seguite a ruota da altre, anche se con alterne fortune), dagli anni ‘60/’70 in poi, vedremo sempre più comparire nelle campagna e nelle foreste, auto “fuoristrada” caratterizzate da personalizzazioni in chiave prettamente venatoria.
Cosa s’intenda è presto detto: Land Rover, Jeep, Toyota, Mitsubishi etc. equipaggiate con gabbie per i cani, rastrelliere per i fucili, contenitori per stivali e cartucce, tutte decorate (allora andava molto di moda) da adesivi di associazioni venatorie, cinofile, o di marche d’armi e munizioni. A testimoniare con orgoglio un’appartenenza.
Un’altra invenzione nazionale ha definitivamente contribuito a motorizzare il cacciatore “per davvero” nazionale, sposando la “risparmiosità” italica che ne fa il Paese principe delle utilitarie (piccole auto di piccole cilindrate), con l’esigenza d’una vita 4x4, tipica del cacciatore odierno, che davvero NON può permettersi di perdere le occasioni migliori, sempre allocate nei posti peggiori, e sotto i peggiori climi del mondo fra fango e neve. Ovvio che stiamo parlando della FIAT Panda 4x4, un mito e una leggenda della caccia italiana, né più né meno degli automatici Beretta e poi Benelli!
Oggi...
Lo scenario oggi, è quanto mai articolata, e il parco auto dei cacciatori si divide esattamente per quelle che sono le varie, singole specializzazioni, a dare vita ad una vera e propria fotografia analitica del relativo panorama sociologico.
Abbiamo quindi le auto tipiche del cinghialaio, quelle del cinofilo, quelle del beccacciaio, quelle del migratorista, quelle poi del cacciatore giramondo, che spesso e volentieri è ancora una volta un cinofilo e un beccacciaio. Panorama al quale, si aggiungono poi i caratteristici furgoni dei dresseurs pieni di cani. Dei veri e propri capolavori di meccanica e ingegneria del... fai da te!
Ah, una tipologia poi, specie fra i più tecnici e agguerriti, sta sempre più prendendo piede grazie alla versatilità che la caratterizza: il pick up, sul quale merita spendersi due parole in più…
Il Pick-Up
Pick up: letteralmente “prendi su (e porta via)”. Insomma, carica e trasporta.
È quel genere di veicolo da sempre a metà strada fra il mezzo da lavoro e la vettura vera e propria 4x4, che è diventato tale – il pick up come lo conosciamo – negli USA per l’appunto, da quando ha iniziato sempre più ad assomigliare a un auto all-terrain, senza perdere mai la sua natura di veicolo da trasporto.
In altre parole, da quando ha incominciato a porsi sempre più come il mezzo per il lavoro e il tempo libero con la famiglia e gli sport di chi del tempo libero e dello sport da sempre fa una specie di culto, come gli americani.
Specie poi se parliamo di sport estremi, che richiedono attrezzature tecniche in quantità per essere praticati come si deve.
Sono infatti quasi sempre pick up le auto degli avventurieri dei film USA.
È un pick up l’auto di Matt Johnson e dei suoi amici surfisti in “Un Mercoledì da Leoni”. È un pick up che usano sempre o quasi sempre Chuck Norris o Steven Segal. Idem è un pick up quello di Stallone/Cliffungher e via dicendo…
Ovvio quindi che proprio i pick up, siano le auto più gettonate anche dai cacciatori, e non solo americani.
Merito di tutto questo, per certo l’evoluzione della specie da una parte, che ne ha fatto vetture sempre più comode e confortevoli, ormai simili per livello d’interni e finiture a berline di lusso.
Merito poi, anche dell’arrivo sul mercato di altri players, diversi dai soliti americani. I quali hanno avuto il grande merito di “mondializzare” le dimensioni medie di quelli che un tempo erano i soli “bestioni” made in Usa, per motori e volumetrie, decisamente over size per mercati quali quelli europei.
I primi furono quindi i giapponesi a creare un’ampia offerta di riferimento, con modelli ormai mitici e conosciuti nei 4 continenti.
Li hanno seguiti senza indugi anche gli americani, con appunto una drastica cura dimagrante verso nuovi modelli.
È stata quindi la volta dell’Europa, e questo non poteva non venire da chi, dell’auto popolare di qualità, fatto da sempre un marchio di fabbrica.
A ciascuno il suo
Cinghialai
Di solito hanno due tipologie di mezzi: una che possiamo definire “da vita”, e sono normali auto 4x4 un po’ di tutti i generi con le quali si raggiungono i luoghi d’incontro delle squadre. Un’altra che è più propriamente legata alle auto da caccia, con le quali si trasportano i cani, con le quali di devono poter recuperare gli animali abbattuti e trasportarli poi nei vari luoghi di macellazione e trattamento della spoglia. Ecco che qui la parte del leone la fanno potenti e ultrafunzionali PICK-UP di produzione giapponese per lo più, ai quali di recente si sono aggiunti mezzi economici ma molto validi sia indiani che cinesi.
La configurazione è sempre molto spartana, a cassone aperto e via andare.
Usati all’uopo, anche vecchi fuoristrada dalle gommature esageratamente artigliate, da fango: auto che se non piove, l’acqua non la vedono nemmeno di striscio.
Cinofili e beccacciai, lepraioli e cacciatori generici
Di solito adoperano o fuoristrada tipo SUV (se facoltosi), o “Pandini” attrezzati alla bisogna, oppure comodi PICK-UP, solo che col cassone chiuso per lo più, coperto. Dentro, tutto quello che serve a cacciatori cinofili. Ovvero, gabbie per i cani, scodelle, ciotole, guinzagli, beeper e campani.
Le auto tipo SUV, non di rado sono dotate di bull-bar, nonché di apposite gabbie poste nel bagagliaio che svolge la medesima funzione del cassone dei pick-up. In molti, per isolare la cabina di guida/posti dietro, dal bagagliaio con i cani, fanno creare dai carrozzieri dei separé in plexiglass sagomati e stagnati, in modo da non far passare l’odore dei cani all’auto.
Cacciatore giramondo
SUV, pick-up, oppure furgone attrezzato: non si sfugge.
Rari fuoristrada d’epoca, sempre rumorosi e tutto sommato scomodi. Qui servono infatti sì auto 4x4, pur tuttavia caratterizzate anche da significative doti stradali atte alle lunghe percorrenze anche in autostrada che sempre caratterizzano la bella vita vagabonda dei giramondo con la doppietta. Spazi enormi per i cani, sono di prammatica dato che proprio fra i cino-cacciatori si trova la maggior parte di costoro. Così come barre porta tutto sul tetto, su cui spesso si montano portapacchi ausiliari, atti a contenere tutto quel che serve nei periodi di trasferta specie poi all’estero.
Ovvio che in ogni caso, poi, si fa come si può; ancor più ovvio tuttavia, che alla fine e all’inizio dei conti nei sogni di ogni cacciatore per davvero, l’auto adatta è uno di quelli che fa il pari col cane super ed il fucile all’ultimo grido!
Per questo noi di all4hunters proprio qui, su queste stesse “pagine”, dedicheremo sempre un amplissimo spazio a tutto quello che fa Auto da Caccia, e motori in genere dedicati oppure utili al mondo venatorio.