Non passerà molto tempo che per andare a caccia, oltre ai consueti versamenti annuali per tasse, concessioni governative, assicurazioni ecc., saremo costretti anche a studiare Legge, per poterci districare tra norme nazionali e regolamenti regionali (d’altronde, la Legge non ammette ignoranza), nella maggior parte dei casi, poco chiari anche agli stessi relatori se non addirittura contraddittori. Chiamiamola con il termine giusto ossia burocrazia. Questo in generale è il vero male dell’Italia. Di fatto, un potere delegato a persone la cui spinta professionale è quella necessaria ad arrivare unicamente allo stipendio di fine mese o poco più. È diventato uno status che investe tutte le categorie o quasi, a partire dai vari quadri dirigenziali. Questi dipendenti non avvertono di dipendere da nessuno e per loro, non esiste minimamente il concetto di servizio alla collettività. Ormai sono una casta, una categoria di persone che non rischierà mai l'estinzione, ma di cui tutti faremmo a meno.
Ditemi voi quale attività sportiva per essere praticata, deve sottostare a numerose regole e normative come l’esercizio legittimo della caccia. Questo è uno dei tanti elementi che espongono la nostra categoria ai continui attacchi di chi vorrebbe far sparire per sempre. Disponiamo logicamente di armi per andare a caccia, ed ecco che come per un automatismo perverso, che vede il cacciatore come un soggetto potenzialmente pericoloso, dimenticando che gli incidenti di caccia sia essi diretti che indiretti, sono irrilevanti se ad esempio comparati a quelli che avvengono sul lavoro, sulla strada e addirittura udite udite, tra le mura domestiche. Eppure, gli automobilisti, per il rilascio della patente non debbono passare sotto le stesse forche caudine di noi cacciatori e questo la dice lunga in quanto per me è un atto di palese discriminazione. Non parliamo poi degli incidenti domestici che sono molto rilevanti su scala nazionale e spesso anche gravi ma tanto è che all’opinione pubblica, gli si da in pasto una situazione volutamente distorta. Ai soliti, fa comodo affermare che gli incidenti se dovuti all’uso di armi, sono direttamente imputabili alla nostra categoria. Per carità, nel maneggio e custodia delle armi le precauzioni non sono mai abbastanza, ma anche un po’ di sana razionalità non guasterebbe, così come sarebbe opportuno riconoscere che un reato può anche essere perpetrato con un semplice arnese tipo un taglierino o un martello sempre che utilizzati diversamente da ciò che si dovrebbe fare.
Il percorso di noi cacciatori comincia dagli adempimenti per il rilascio della licenza. Intanto la maggiore età ossia di avere compiuto i 18 anni (fino agli anni 60 era possibile con 16 anni ma con il consenso del genitore – il padre). A seguire certificato medico anamnestico del proprio medico di base, visita specialistica normalmente da parte di un Medico Militare e relativo certificato di idoneità fisica e psichica (non uso di alcol e di droghe). Si prosegue con l’attestato rilasciato da un Poligono di Tiro, dal quale si evince che il soggetto ha adeguata dimestichezza nell’uso delle armi. Casellario giudiziale a posto ossia fedina penale immacolata ecc.
Indubbiamente apparteniamo a una categoria certificata fisicamente e moralmente, e sfido chiunque ad asserire il contrario.
Passati indenni attraverso questi severi controlli, che beninteso condivido pienamente per il fatto che stiamo parlando di utilizzare armi, si arriva finalmente all’esame per l’abilitazione venatoria, preceduta solitamente da una preparazione teorica acquisita tramite dei libri specifici o meglio ancora tramite un tutor.
Se riesci poi a superare l’esame, finalmente l’agognata licenza è nel nostro taschino e in questo modo, tu pensi di aver superato lo scoglio più difficile ma così non è. Sarai costretto intanto nei primi anni a non poter cacciare da solo ma con un altro cacciatore esperto. Poi, vita natural durante come è stato stabilito da poco tempo, a ripetere visite mediche di base e specialistiche, non più ogni 6 anni come fino a poco tempo fa, bensì ogni 5 (altra restrizione con relativi disagi e costi aggiuntivi).
Per fortuna qualcosa di buono accade a livello Nazionale. Mi riferisco alla Regione Lombardia dove è ora possibile conseguire l’abilitazione della licenza già al compimento dei 17 anni. Se questo non comporta l’automatica possibilità del porto di fucile che resta ancora fissato ai 18 anni, quindi alla maggiore età, consente perlomeno di anticipare i tempi e quindi di non mettere a rischio una intera stagione venatoria viste le lungaggini burocratiche che ci attanagliano quotidianamente. Scusate ma non è poco…
Ti farai un fedele ausiliario, il quale condividerà con te momenti emozionanti e giornate negative. Anche in questo caso è richiesta la massima attenzione. Se lo tieni in un box più grande della tua sala da pranzo con tutte le comodità possibili, ma che non risponde a tutte le caratteristiche sanitarie ecc. rischi multe salate, magari perché un tuo vicino imbecille e contro la caccia ha fatto una segnalazione ai Vigili o peggio ancora all’ENPA.
Se lo porti a caccia nel tuo capiente bagagliaio dove riesci a stipare tutte le valige delle vacanze, sono potenziali fastidi e anche lì multe spesso salate (abbiamo fatto un articolo in merito). Insomma, un altro elemento di possibile attacco strumentale da parte dei soliti e non. Statene certi che un pinco pallo qualsiasi, anziché vigilare su cose ben più importanti e farsi gli affaracci suoi, dedicherà sicuramente un po’ del suo prezioso tempo per venirvi a rompere le balle tanto per…
Acquisterò con tanti sacrifici il mio primo fucile sempre che non avrò la fortuna di averlo in regalo dal babbo o dal nonno. Armadietto blindato, armadio normale ma chiuso a chiave, cassapanca con lucchetto vecchio stile? tutti sistemi adeguati purché l’arma o le armi ma anche le munizioni, non siano lasciate nella disponibilità di estranei, di minori e/o di persone non aventi titolo e abilitazione quindi moglie e figli adulti compresi qualora non in possesso di porto d’armi. Delle tante norme questa sulla sicurezza è quella che condivido maggiormente anche se limitatamente alla corretta custodia.
Con il primo fucile, anche le prime munizioni acquistate in base al calibro e della tipologia adeguata al selvatico o ai selvatici ai quali uno intende dedicarsi. Avremo cartucce a pallini, a pallettoni o a palla liscia e rigata. Anche li regole ben precise sul numero massimo di munizioni. In totale 1.500 cartucce anche di calibri diversi. Solo quelle a palla vanno denunciate entro le 72 ore dall’acquisto (ad eccezione di quelle a reintegro in quanto utilizzate durante la caccia) e non è assolutamente possibile detenerne in numero superiore a quelle denunciate. Particolare attenzione, dovranno prestare coloro che fanno ricarica soprattutto sul quantitativo massimo di polvere che assomma a 5 kg massimo compresa la polvere contenuta nelle ipotetiche 1.500 munizioni detenibili.
Insomma, un dedalo di regole in continuo cambiamento che è bene sapere e soprattutto rispettare pena sanzioni anche di rilevanza penale. In merito, consiglio sempre di documentarsi a dovere senza mai dare niente per scontato o peggio ancora solo per sentito dire. Nel dubbio o per maggiore certezza, meglio sarebbe di rivolgersi agli Organi di Polizia o Carabinieri e a loro chiedere le informazioni del caso.
Finalmente si va a caccia. Partiamo quando ancora la luna deve andare a dormire. Si chiacchera fittamente durante il viaggio, decidendo intanto su quale zona battere e in funzione di questa decisione, si dovrà timbrare l’apposito tesserino altrimenti anche lì sono multe (ATC di residenza?, secondo ATC?, mobilità? caccia la cinghiale in braccata?).
Si fanno inoltre le strategie di quella che sarà la cacciata del giorno. Con gli amici ci si ferma al solito bar per fare una corposa colazione e anche qui, a vedere bene, una norma vieta di lasciare le armi nella propria auto a sentire loro “incustodite” costringendo uno degli amici a restare di vedetta come se fossero tutti pronti a forzare un’automobile per rubare un fucile o le tue cartucce (sic!!!). Ovviamente di fermarsi a mangiare in trattoria nemmeno a parlarne perché in macchina le armi non le puoi lasciare e forse nemmeno i cani, portare dentro il locale il fucile anche se nell’apposita custodia diventa pura utopia.
Si arriva nella zona di caccia. Parcheggio qui nella piazzola davanti a un cancello di legno marcio palesemente chiuso da anni e magari rischio di essere rimbrottato dal contadino, oppure mi sposto più avanti rischiando comunque una multa per aver messo due ruote su 4 nel prato adiacente la strada sterrata in quel di “culonia”? Decido per il meglio ma il dubbio di non essere a posto mi accompagna fino al rientro, procurandomi non poche perplessità e fastidio mentale. Questo perché in Italia tra le tante norme, c’è ne è una che vieta il fuoristrada e si sa che nel nostro bel paese le norme lasciano volutamente o per carenze del legislatore, tanto spazio all’interpretazione e spesso diventano discrezionali demandando il famoso “potere” a chi magari quel giorno lì gli gira il “chicchero” perché ha dormito male o litigato con la consorte ma anche e qualche volta accade, perché tendenzialmente vicino a pruriti ambientalisti insensati nella sostanza dei fatti.
Attrezzati di tutto punto si parte per quella si spera essere una buona giornata di caccia e fin da subito il dubbio ti assale. Ma quel cartello lo scorso anno non c’era. Non avranno mica interdetto questa zona alla caccia? Cosa sono tutti quei pannelli fotovoltaici venuti fuori come funghi nella notte? ma l’ATC nel quale sono iscritto finisce oltre quel fossato o prosegue oltre? Insomma, tanti dubbi, tanti se e tanti ma che ti rendono insicuro e quindi vulnerabile. Alla fine ti rendi conto che per ribattere il fagiano scampato alla tua prima fucilata e involatosi altre il fosso, saresti costretto a sconfinare in un altro ATC e per questo, di dover pagare un altro assurdo balzello o rischiare la consueta multa se il versamento non è stato regolarmente pagato (sempre e solo una questione di pecunia).
Tutto questo per dire che la categoria dei cacciatori è assolutamente meritevole del massimo rispetto per essere sana fisicamente e psichicamente (io aggiungerei anche moralmente), per essere a posto con la Legge, per amare i propri cani come fossero persone di famiglia assicurando loro il migliore benessere, per essere rispettosi dell’ambiente in generale perché è lì che cresce la selvaggina ed è sempre li che si esercita l’attività venatoria, per contribuire alle casse erariali e alla economia del paese come nessuno sport riesce a fare, per essere sentinelle del patrimonio boschivo rispetto a incendi e deturpazioni varie, per aver contribuito e non poche volte, a rinvenire dispersi o purtroppo persone ferite o addirittura decedute e per tanti altri motivi. Altro che assassini come qualcuno ama etichettarci. Ci vorrebbe una medaglia per ogni cacciatore con la C maiuscola ma noi viviamo qui in questa Italia che gira al contrario. Una Nazione tollerante con gli animali aggressivi (è di qualche tempo fa la morte in Trentino di un escursionista aggredito da un orso) e vessatoria nei confronti di chi rispetta le leggi e che porta introiti alle casse erariali e all’economia in generale.
Mi chiedo e vi chiedo: quanti di quelli che ci denigrano possono vantare le medesime caratteristiche e virtù di categoria e quale altro sport deve sottostare a tutti questi vincoli di natura burocratica?
Ve lo dico io: NESSUNO
Troppa acqua e passata sotto i ponti e molto tempo è passato da quando il mio grande amico e cacciatore Rino Pellacani si recava a caccia di quaglie nella campagna romana o nell’Agro Pontino, utilizzando per gli spostamenti il tram o il bus, con fucile in spalla e cane al guinzaglio.
Ora tutto è diverso, e non saprei dirvi perché quindi... testa alta e petto in fuori, siamo cacciatori e non dei semplici quaquaraquà. Rispettiamo le norme soprattutto quando sono Legge per non pregiudicare poi i successivi rinnovi di licenza, ignoriamo chi ci denigra sistematicamente scadendo spesso nel ridicolo ma all’occorrenza e quando si presenta l’occasione perché apertamente provocati, affrontiamoli fieri e a viso aperto ma con l’intelligenza e con la consapevolezza di essere pienamente dalla parte della ragione.
La vita è una giostra quindi prima o poi anche per il solo spirito di conservazione, saremo costretti a ritornare alle nostre origini laddove l’uomo e la terra sono un tutt’uno e dove il cacciatore da sempre è stato l’elemento piè vicino alla natura.
La piovra che si chiama politica, prima o poi mollerà la presa su questioni dove l’amore, la passione e la competenza saranno il filo conduttore per riportare la caccia e i cacciatori a recitare il ruolo a loro più congeniale. Un ruolo assegnatoci per “grazia ricevuta”, attraverso secoli, profondamente marcato nel nostro DNA e mai domato nonostante tutto e tutti.
Non è possibile assistere alla chiusura di intere zone sotto la falsa motivazione ambientalista (parchi ecc.) e poi vedere negli stessi luoghi, sorgere palazzi frutto di cementificazione scellerata ma sempre portata avanti con il benestare della politica e dei suoi politicanti sempre sensibili alle sirene dei vari “palazzinari”.
L’uomo per vivere bene non ha grandi o particolari necessità, ma è certo, che l’elemento più importante per noi tutti, è la simbiosi nei vari modi e nelle diverse sfaccettature, con il mondo animale e vegetale che ci circonda.
Il resto sono solo complicazioni che servono unicamente a dare poltrone e potere ad alcuni ai quali poco importa se i cinghiali sono in sovrannumero, se i piccioni beccano il cornetto sopra il tavolino di un bar, se le volpi banchettano nella spazzatura lasciata intorno ai cassonetti, se i gabbiani aggrediscono e predano piccoli animali domestici. Ciò che conta è di stare in equilibrio sulla cadrega quindi, con un occhio si fa finta di affrontare le questioni della caccia, mentre l’altro, lo strizzano agli animalisti/ambientalisti giusto per provare a stare in sella più possibile.
Brutta bestia la politica; peggio ancora il potere, ma il massimo della depravazione umana è la smania di soldi ad ogni costo spesso accompagnata dalla smania di potere.
“La burocrazia è un meccanismo gigante mosso da pigmei”
(Honorè de Balzac)