Da ACR (Associazione per la Cultura Rurale). Utilizzando il pretesto di una raccomandazione diramata dalla Commissione europea a tutti gli Stati Membri con la quale si chiede di adottare misure adeguate per garantire la conservazione di queste specie considerate in declino o in cattivo stato di conservazione, l'ex Ministero dell'ambiente (oggi Ministero della transizione ecologica) sta creando le condizioni per favorire l'esclusione di queste 19 specie dall'elenco delle specie attualmente previste come normalmente cacciabili dall'art. 18 della legge statale n. 157/92 e ricomprese nell'Allegato II parte A e parte B della Direttiva 2009/147/CE.
Così come accaduto per le specie Pavoncella e Moriglione, anche la tortora selvatica corre il rischio di fare la stessa fine e, a seguire, anche le altre 16 specie.
La scusa utilizzata per giustificare questo blitz sarebbe questa: non essendo stato adottato per queste specie un adeguato Piano di gestione, predisposto dal Governo ed approvato dalla Conferenza Stato/Regioni, la caccia deve essere sospesa perché considerata attività non sostenibile e pregiudizievole per la conservazione di queste specie.
Le specie in odor di esclusione dall'elenco delle specie cacciabili in Italia sono, oltre a Pavoncella, Moriglione e Tortora Selvatica:
- Canapiglia (Anas strepera);
- Codone (Anas acuta);
- Marzaiola (Anas querquedula);
- Mestolone (Anas clypeata);
- Moretta (Aythya fuligula);
- Fagiano di monte (Tetrao tetrix);
- Pernice rossa (Alectoris rufa);
- Pernice sarda (Alectoris barbara);
- Coturnice (Alectoris graeca);
- Starna (Perdix perdix);
- Quaglia (Coturnix coturnix);
- Combattente (Philomachus pugnax);
- Frullino (Lymnocryptes minimus);
- Beccaccia (Scolopax rusticula);
- Beccaccino (Gallinago gallinago);
- Allodola (Alauda arvensis).
Arrivati a questo punto, l'Associazione per la Cultura Rurale si chiede:
Perché continua a regnare questo assordante silenzio tra molti rappresentanti del mondo venatorio italiano i quali, pur consapevoli del pericolo che sta correndo la caccia in Italia, fanno finta di non vedere o, peggio, fanno accordi di nascosto con il nemico per tentare di ridurre il danno?
Non vorremmo che qualcuno tentasse addirittura di concordare con il nemico una strategia che ci possa portare alla caccia consumistica e privatistica a beneficio di pochi privilegiati benestanti ma a scapito della stragrande maggioranza dei cacciatori italiani.
I rappresentanti del mondo venatorio italiano hanno il dovere di dire ai propri associati come intendono comportarsi per reagire a questi attacchi che, in modo sempre più arrogante e sistematico, vengono sferrati a danno della caccia e di tutte le altre attività portatrici della Cultura rurale.