Qualcuno sostiene che il tiro in battuta non è poi così difficile, tenuto conto delle distanze, generalmente alquanto ridotte, e della taglia del cinghiale. Non ci vuole, è vero, una grande precisione, come quella richiesta nei tiri a lunga distanza, in appostamento o alla cerca; non si tratta neppure di un esercizio che necessiti di molta rapidità in cui il tiro deve essere effettuato d’istinto, come per esempio quello della caccia alla lepre o alla beccaccia. Eppure, se si giudica il grande numero di errori, il tiro in battuta comporta una certa difficoltà, sia dal punto di vista mentale sia da quello gestuale.
Chi sbaglia, ferisce
È un dato di fatto che molti cinghialai provengano dalle fila dei cacciatori di piccola selvaggina per poi approdare alla caccia al Sus scrofa. Molti bravi tiratori con il fucile a pallini diventano scarsi quando si trovano ad usare il fucile a palla unica o la carabina. I cacciatori che sono cresciuti alla scuola del tiro a pallini, che non mancavano mai il fagiano o la lepre, non riescono in poco tempo, anche con un addestramento assiduo, a migliorare il tiro con colpo singolo. Infatti continuano come in passato a mirare la massa dell’animale anziché concentrarsi su un punto preciso, cosa da farsi anche con l’animale in movimento.
Questa malsana abitudine porta ad un elevato numero di errori, anche a breve distanza.
È un dato di fatto che sbagliare, spesso porta al ferimento dell’animale. Lo scopo ultimo di un buon cacciatore è proprio quello di finire in modo netto l’animale. Visto che siamo cacciatori, abbiamo il dovere morale di conseguire questo risultato. Ne va dell’etica stessa della nostra caccia.
Sbagliare un cinghiale a venti passi di distanza è frustrante, ferirlo e perderne le tracce è avvilente e scoraggiante. Un cacciatore degno di tale nome deve fare tutto il possibile per centrare il proprio obiettivo, ogni volta che gli si presenta una situazione favorevole. E quando le condizioni sono sfavorevoli il vero cacciatore deve avere il buon senso di astenersi dal tiro.
Mettere in pratica ciò significa innanzitutto fare l’esame di tutti i parametri in grado di influenzare il tiro durante la battuta: la scelta dell’arma e della munizione, la distanza di tiro adeguata, la padronanza e la perfetta conoscenza delle potenzialità del nostro equipaggiamento che necessita una cura periodica e costante. Inoltre bisogna lavorare sulla padronanza e fiducia in se stessi, sulla posizione di tiro, la determinazione delle zone e delle distanze di tiro.
La scelta dell’arma idonea
Non ha senso parlare di tiro senza affrontare l’argomento delle armi, dei calibri e delle munizioni. Tuttavia, non mi soffermerò molto su questo argomento perché il tiro in battuta si pratica quasi sempre a distanza ravvicinata e la zona da colpire ed i modi per farlo mi sembrano assai più importanti del peso, del diametro e della velocità dei proiettili utilizzati. Nonostante questo, senza entrare troppo nei dettagli, alcune regole fondamentali andranno rispettate in campo balistico per limitare al minimo gli errori.
Innanzitutto, è importante ricordarsi che l’arma ed il suo calibro devono essere adatti alla morfologia del cacciatore.
La moda dell’eccessiva potenza è incompatibile con le capacità fisiche di alcuni tiratori. Per i calibri maggiori, come ad esempio il 300 Winchester Magnum, è possibile montare un freno di bocca che riesce ad attenuare sensibilmente gli effetti del rinculo. Alcuni freni di bocca riescono ad attenuare gli effetti negativi, smorzando il rinculo ed incrementando notevolmente il confort del tiro e di conseguenza l’efficacia.
In via generale, in battuta, la ricerca della performance è secondaria.
Quello che conta, è la capacità del cacciatore ad adattarsi alla propria arma, riuscendo a portarla alla spalla in maniera naturale, senza dover temere il rinculo e senza eccessivi sforzi. Con l’allenamento aumenterà anche la precisione: un modesto .270 Winchester o una Brenneke calibro 12 ben piazzati nel cinghiale saranno sicuramente più efficaci di un .375 H&H entrato in una coscia...
Certo la padronanza di un’arma si raggiunge solo con la pratica, con un allenamento costante e regolare. Un gran numero di cacciatori che mancano il bersaglio sparano solo due o tre colpi all’anno, quando il cinghiale arriva alla loro posta. Non bisogna quindi stupirsi dei cattivi risultati.
Per sparare bene bisogna sparare spesso ed in condizioni compatibili con quelle che sono le nostre capacità in funzione delle prestazioni della nostra arma. Un allenamento regolare potrà permetterci di sapere quali sono i nostri limiti e quali siano le distanze di tiro ottimali.
È stupido tentare di sparare ad un cinghiale in corsa a ottanta metri di distanza se le nostre prestazioni su bersaglio mobile sono scarse.
Controlla te stesso
Ho sempre pensato che la caccia al cinghiale sia simile alle arti marziali poiché richiede una fusione perfetta di capacità fisiche e mentali. La nostra amata caccia richiede una concentrazione resistente a qualsiasi prova ed un tiro dalla perfetta gestualità. Eppure, ancora oggi dopo tanti anni di pratica, il mio ritmo cardiaco aumenta quando sento la canizza avvicinarsi, quando vedo il cinghiale vicino alla mia posta. Tutto ciò fa parte del piacere della caccia, ma influisce anche sulla precisione del tiro.
Credo che la vista del cinghiale a prossimità influisca in maniera sensibile sulle funzioni motorie e sensoriali dell’individuo. Molto spesso il cacciatore pensa solo all’animale e si dimentica degli ostacoli e persino della propria arma e quando fa fuoco si fa prendere dall’emozione e molla il tiro senza neppure mirare, lo sguardo catalizzato dall’animale.
Tale stress è compatibile con un tiro efficace e può fare origine a problemi di sicurezza. E se tutto ciò scompare con l’esperienza resta comunque un problema difficile da gestire. Quando si è alla posta e si sentono i cani avvicinarsi bisogna tentare di rilassarsi grazie ad alcuni respiri profondi, gonfiando il torace ed espirando l’aria dalle narici in maniera controllata.
Inoltre alcuni si emozionano non per l’arrivo del cinghiale, quanto per la paura di sbagliare il tiro, di rendersi ridicoli agli occhi dei compagni di battuta. In questo caso è meglio astenersi da tirare se le possibilità non sono ottimali, poiché una ulteriore padella aggraverebbe il problema.
Volontà di ferro
Oltre al controllo delle emozioni la padronanza di di sé favorisce la capacità di analisi. All’arrivo del cinghiale, il cacciatore sicuro di se abbraccia con lo sguardo l’intera situazione: identificazione dell’animale, distanza e velocità del cinghiale, possibili vie di fuga, ostacoli e zona di tiro. È con lo sguardo che il cacciatore di cinghiali si assicura la preda. Avendo bene in mentre questi parametri, lo sguardo si concentrerà sulla zona da raggiungere, con la volontà di colpire il bersaglio con il primo colpo. Nella caccia, come nella vita, è impossibile raggiungere un obiettivo pensando di esserne incapaci. Un buon tiratore non pensa neppure un solo istante di non riuscire a colpire il bersaglio. Per raggiungere un tale risultato ci vogliono pratica ed allenamento.
Per avere risultati nella caccia al cinghiale non basta colpire la massa dell’animale; chi ha la volontà di risolvere la situazione con un solo colpo concentrerà la mira sulla zona vitale dell’animale.
Essere pronti a colpire il bersaglio
Il modo di comportarsi alle poste di alcuni cacciatori è spesso indice del loro modo di sparare. Appunta giunto alla posta, il cacciatore osserva con attenzione l’ambiente circostante, iniziando dai suoi vicini più prossimi, poi l’area di tiro e gli eventuali ostacoli. Preparerà il terreno in modo da essere il più stabile e silenzioso possibile. La posizione dei piedi è fondamentale per la buona riuscita di un tiro, bisogna essere in grado di girarsi rapidamente senza perdere l’equilibrio o fare rumore. Bisogna quindi liberare il terreno da foglie secche, rametti secchi, pietre.
Un tiratore efficace è sempre pronto. Rimane concentrato dall’inizio alla fine, anche quando non sente più i cani abbaiare. L’arma è sempre in mano pronta ad essere portata alla spalla all’ultimo momento, quando l’animale si avvicina. Quando un animale si avvicina al piccolo trotto, non pressato dai cani, il cacciatore lo lascia avvicinare senza muoversi fino a quando si trova nella zona di tiro, individuata in precedenza. Il cacciatore non porterà l’arma alla spalla se non all’ultimo momento: tantissimi cinghiali sono stati mancati per aver mosso in anticipo l’arma o dopo aver fatto gesti inopportuni.
Tecniche di tiro
Parlando del tiro in battuta, alcuni affermano che si tratta di un tiro istintivo. Io non sono d’accordo con tale giudizio. Anche di fronte ad un animale in movimento bisogna mirare. E non solo bisogna mirare giusto: in un punto vitale e cioè nel terzo anteriore del cinghiale. Il tiro su un animale lanciato in piena corsa dovrà di certo essere rapido, ma non per questo dovrà essere fatto a casaccio.
Le regole di base sono le seguenti: controllo della posizione dei piedi, efficace presa dell’arma, possibilità di ruotare il tronco, controllo della respirazione. Calcolo dell’anticipo (è sbagliato pensare che grazie all’elevata velocità delle munizioni da carabina sia inutile eseguire delle correzioni. A breve distanza e con animali in movimento l’anticipo sarà ridotto, ma comunque deve sempre essere calcolato.
Un cinghiale lanciato al galoppo a 50 metri richiede un anticipo di circa 50 cm in un calibro 30-06, di circa un metro se si usa il fucile a canna liscia. Con un animale lanciato alla massima velocità, nonostante la velocità di un proiettile da carabina, immobilizzare il movimento dell’arma nel momento in cui si preme il grilletto significa avere la quasi assoluta certezza di mancare il bersaglio o di colpirlo nella parte posteriore.
Discorso diverso se il cinghiale si avvicina al piccolo troppo o al passo, situazione in cui abbiamo tutto il tempo necessario per sparare con precisione.
Insomma, una buona tecnica di tiro si acquisisce solo dopo una lunga esperienza, per cui in fondo, la regola da seguire per diventare dei buoni tiratori è una sola: allenamento, allenamento ed ancora allenamento.