La prima prova che ho fatto, non appena sono entrato in possesso di questo Swarovski EL Range 8x42 W B, è stata quella dell’osservazione prolungata. Serve per valutare l’ergonomia del binocolo, che non deve stancare l’osservatore, e anche la precisione del montaggio. Una verifica si fa controllando la pupilla d’uscita, che deve essere circolare e che qui in effetti è un cerchio perfetto, se osserviamo l’oculare da una distanza di una trentina di centimetri verso uno sfondo luminoso, come il cielo.
Ma piccole imperfezioni che non sarebbero visibili, o percepite, ad occhio nudo sono denunciate da un serio affaticamento della vista dopo un tempo di osservazione anche solo di un quarto d’ora. Devo dire che questo binocolo ha superato l’esame senza difficoltà. Ma prima di verificare il comportamento del sistema ottico per quanto riguarda le più comuni aberrazioni, vediamo che cosa viene offerto.
La confezione dello Swarovski EL Range 8x42 W B comprende una custodia sufficientemente imbottita a protezione dell’ottica, i tappi per gli oculari e per gli obiettivi, la tracolla sia per il binocolo sia per la custodia, una batteria di scorta, un panno in microfibra per la pulizia delle lenti che sarà meglio non usare (l’ideale per pulire le lenti resta un pennello morbidissimo accompagnato da un soffietto ad aria e seguito da una cartina per lenti con il liquido specifico o con alcool isopropilico), un libretto di istruzioni in varie lingue tra cui quella italiana e un accessorio che non ho trovato su binocoli di alcun altro produttore, un elemento in plastica da agganciare ad un’oculare, che consente di unire al binocolo uno smart phone. Da Swarovski, inventore del digiscoping, c’era da aspettarselo ma comunque è stata una gradevole sorpresa. Completano la dotazione un CD con documentazione e una chiavetta per aprire il tappo del vano batteria.
La costruzione è del tipo a doppio ponte, con ghiera di regolazione della messa a fuoco collocata sopra il ponte superiore. Il tipo di presa sul binocolo, che è caratterizzato da due estensioni inferiori dei tubi, fa sì che quella ghiera cada esattamente sotto l’indice della mano destra, senza che vi sia necessità di andarla a cercare.
L’osservazione al crepuscolo ha confermato quello che già si sapeva, anche se molti costruttori non lo dicono apertamente. Con il trascorrere degli anni, la pupilla umana si dilata progressivamente in misura minore, per cui tra i 5,3 millimetri di questo strumento e i 7 millimetri di un 8x56 la differenza indubbiamente c’è, ma chi ha superato i quarant’anni non ne trae alcun vantaggio e si limita a spendere più soldi per avere qualcosa di cui non si può giovare.
L’aberrazione cromatica è inesistente al centro del campo visivo e si nota, con ridottissime frange di colore viola, solo ai suoi estremi bordi e solo in condizioni di forte controluce. Peraltro, nelle stesse condizioni, si verifica l’assenza di flare, segno sia di ottimo trattamento delle superfici vetro/aria sia di altrettanto eccellente trattamento delle superfici interne dello scafo ottico.
Una lievissima distorsione a cuscinetto compensa molto bene il cosiddetto “effetto onda” che si ha provando a effettuare una visione panoramica e che dopo un po’ provocherebbe un deciso affaticamento visivo e anche un po’ di mal di testa. Considerando la lieve entità della distorsione - che è introdotta volutamente, perché strumenti ottici senza distorsione sono noti da oltre cent’anni - e la forte riduzione dell’effetto onda, mi è sembrata una soluzione equilibrata.
L’astigmatismo, verificato su una mira ottica con linee verticali e orizzontali, è piacevolmente assente. Il costruttore non dichiara né il tipo di prismi né il tipo di oculari. Per questi ultimi non sono in grado di fare considerazioni, mentre la distribuzione dei pesi e la compattezza dell’ottica fa pensare a prismi di Schmidt-Pechan.
Veniamo alla parte telemetro, basato su un laser di classe 1 EN/FDA. Il comando di attivazione è comodo da raggiungere, ma la lettura non è sempre agevole su sfondo chiaro. Con un po’ di pratica si realizza che il cerchietto indicatore del punto da misurare si trova al centro esatto del campo ottico e si impara a spostare lo strumento per inquadrare uno sfondo scuro subito dopo aver effettuato la misurazione.
È però possibile regolare il livello di luminosità agendo su un pulsante di scelta della modalità e su quello di attivazione della misura: i programmi disponibili sono quattro e si può scegliere anche la misurazione in metri o in piedi e l’attivazione o meno della misurazione dell’angolo di sito. Con la luminosità del display al livello massimo la situazione migliora nettamente rispetto alle impostazioni standard ma il problema reale è che la mia vista non è più quella di un ventenne e su questo non ci sono regolazioni possibili. Comunque il problema si risolve con un minimo di pratica e senza difficoltà.
Come si fa a controllare la precisione di un telemetro? Sicuramente non con un altro telemetro, perché se i risultati fossero diversi non si potrebbe stabilire quale sia quello giusto. Non solo: potrebbero essere entrambi starati. Si tratta quindi di misurare con precisione una distanza e successivamente verificarla con il telemetro.
Finché si tratta delle distanze standard di un poligono di tiro è facile: ci sono bersagli a 50, 100, 200 e 300 metri e quelle distanze sono già state misurate sul terreno in fase di omologazione.
Fin lì tutto bene: ho riscontrato con il telemetro le esatte distanze misurate. Però c’è il problema delle distanze maggiori e di quelle intermedie, visto che un telemetro deve essere valutato per tutto il suo campo di misurazione. Una distanza si può misurare esattamente con un teodolite, utilizzando la semplice trigonometria del liceo, ma la procedura è comunque macchinosa e complicata; tuttavia c’è una soluzione più semplice.
Consiste nel servirsi di un tavoletta al 10.000 dell’Istituto Geografico Militare, che reca una cartografia apprezzata per la sua accuratezza. Misurando la distanza tra due punti con un calibro cinquantesimale si ottiene una misura con l’accuratezza di venti centimetri ed è possibile verificare il telemetro. Occorre solo avere l’accortezza di maneggiare il calibro con i guanti perché, trattandosi di misure molto piccole, il calore della mano può falsare la misura.
Naturalmente ho verificato l’accuratezza delle mie misure su una carta a scala ancora minore, riprendendo distanze già conosciute ma fuori dal mio punto d’osservazione. Ebbene, questo Swarovski EL Range, a fronte di una distanza misurata di 253 metri (spigolo di condominio con angolo di sito di -1 grado) ha dichiarato esattamente 253 metri e per una distanza di 504 metri verificata con il calcolo (spigolo di campanile con angolo di sito di 23 gradi, è l’ipotenusa di un triangolo rettangolo di cui si conosce un cateto, misurato sulla carta, e un angolo acuto.
Il calcolo è semplicissimo: 90°-23°=67°; chiamiamolo quest’angolo α. Lato misurato/ sen α = ipotenusa che dobbiamo riscontrare con il telemetro) ho ottenuto un responso di 504 metri. Solo una misura su una distanza di 922 metri mi ha dato 923 metri.
Una variazione di misura nell’ordine dello 0.1 per cento è assolutamente trascurabile e non ha alcuna influenza sul punto di mira, che è quanto interessa al cacciatore, per cui questo telemetro si è decisamente manifestato come molto preciso. Soprattutto, cosa molto meno scontata di quanto potrebbe sembrare, va rilevata un’assoluta ripetibilità delle misure a qualunque distanza. Effettuando la stessa misura più volte, si ottiene sempre lo stesso risultato.
In sostanza, il prezzo è robusto ma lo strumento è eccellente dal punto di vista ottico e molto preciso nelle misurazioni. Valuterà il cacciatore se affrontare o meno la spesa; certo è che la qualità, nel campo dell’ottica, deve essere pagata e non si riesce mai ad averla a poco prezzo. In questo settore forse più che in ogni altro il rapporto tra prezzo e qualità è diretto.