A partire dal secondo dopoguerra, in varie zone d’Italia e per ragioni legate soprattutto all’abbandono delle attività rurali, si è assistito ad un più o meno marcato incremento di ungulati selvatici. Animali, questi, che necessitano di una gestione attiva che vede i cacciatori come i diretti protagonisti.
Ma per il controllo delle densità quali/quantitative delle popolazioni di capriolo, piuttosto che di cervo o camoscio, il cacciatore moderno deve dotarsi di armi ad anima rigata munite di ottiche da puntamento. Oggi in commercio vi sono decine di questi congegni, ma per scegliere quello che fa al caso nostro dobbiamo conoscerne almeno gli aspetti principali.
Ingrandimenti e diametro delle lente frontale
Indipendentemente da marca e modello, al momento dell’acquisto di un’ottica da puntamento per la propria carabina balzeranno agli occhi alcuni numeri stampati sul corpo stesso dello strumento, solitamente verso le lenti dell’oculare, ossia quelle più vicine all’occhio. Vi potrà essere scritto, ad esempio, 6x42, 1-6x26 o ancora 2-12x50.
A sinistra del simbolo “x” vi sono indicati gli ingrandimenti e nelle ottiche ad ingrandimento fisso vi è un solo numero, invece nelle ottiche ad ingrandimento variabile i numeri sono 2 ed intervallati da un trattino orizzontale.
Nei nostri esempi la prima ottica ha un ingrandimento fisso di 6x e cioè ingrandisce 6 volte quello che vediamo ad occhio nudo, nella seconda è possibile passare da un ingrandimento di 1x (esattamente quello che vediamo ad occhio nudo, né più né meno) fino al 6x ruotando una ghiera zigrinata e nella terza abbiamo uno zoom che va dai 2 ai 12 ingrandimenti. Il secondo numero, invece, quello che troviamo dopo la “x”, indica il diametro della lente frontale o obiettivo espresso in millimetri. La prima ottica avrà una lente di diametro 42 mm, la seconda 26 e così via.
Le poche informazioni fin qui riportate, correlate anche alla luminosità dell’ottica, sono essenziali per la scelta adeguata alla tipologia di caccia che andremo a fare: bassi ingrandimenti servono per le cacce in movimento, alla cerca o braccata, con tiri ravvicinati e alti ingrandimenti, invece, per gli appostamenti o i tiri più lunghi.
Inoltre, una lente frontale piccola andrà bene per condizioni di luce buone, ma molto meno per l’alba o il tramonto.
Campo visivo e pupilla d'uscita
Questi due parametri non vengono stampigliati sul tubo dell’ottica, ma si possono leggere nelle specifiche tecniche dello strumento o confrontare con un po’ di pratica e intuito. Il campo visivo indica quanti metri si vedono simultaneamente a 100 metri e sarà ovviamente maggiore a bassi ingrandimenti; ad esempio, un’ottica con ingrandimento variabile 1,7-10x avrà un campo visivo a 100 metri di 25,5 e 4,2 metri, rispettivamente ad ingrandimento minore e maggiore. In alternativa il campo visivo può essere espresso in gradi e comunque sia è importante perché solo con un ampio campo visivo potremmo dedicarci alla caccia dinamica.
Al contrario la pupilla d’uscita è quel dischetto luminoso che vediamo tenendo l’oculare a circa 40 cm dal nostro occhio. Essa è importante perché dalla sua dimensione dipende la trasmissione di luce che arriva all’occhio e, mentre nei binocoli viene calcolata dividendo il diametro dell’obiettivo per il numero di ingrandimenti, nei cannocchiali dipende dalla progettazione dello strumento. Una grande pupilla d’uscita permette una mira agevolata ed una maggiore luminosità in condizioni difficili. È importante che essa sia circolare, nitida e chiara.
Correttore di parallasse
Anche in questo caso con un semplice esercizio ci si può rendere conto di che cosa sia quello che viene detto “errore di parallasse”. Proviamo a far collimare i nostri due indici in maniera che quello della mano destra, posto a 20 cm dall’occhio, si sovrapponga a quello della mano sinistra che teniamo lontano dall’occhio a braccio teso. I due oggetti apparentemente allineati non lo saranno più non appena muoveremo il capo e questo “errore” può essere evitato solo portando gli indici sullo stesso piano.
Ecco dunque che il correttore di parallasse dell’ottica porta sullo stesso piano la proiezione dell’immagine del bersaglio con quella del reticolo, evitando che una mira non perfettamente centrata all’asse del cannocchiale vada a compromettere l’esito del tiro. A caccia solitamente l’errore di parallasse può essere considerato trascurabile, tant’è che non tutte le ottiche sono provviste di correzione, ma viene fissata a 100 metri.
Regolazione dei click e torrette balistiche
All’interno del tubo principale dell’ottica ve ne è un secondo, il cosiddetto erettore, in grado di muoversi nelle 4 direzioni.
È in questo modo che, lasciando il reticolo sempre al centro della nostra visuale, si va a modificare il punto d’impatto del proiettile. A comandare l’erettore vi sono le torrette esterne, sopra e a lato dell’ottica, che regolano, rispettivamente, il punto d’impatto in alto e basso, destra e sinistra. Il movimento di queste torrette avviene grazie a dei click e solitamente per ciascuno di questi nelle ottiche da caccia si varia il punto d’impatto di 1 cm a 100 metri.
Le ottiche moderne godono di torrette balistiche personalizzate che possono compensare il tiro anche a lunghe distanze. Si tenga presente, però, che oltre una certa distanza entrano in gioco molti fattori che possono compromettere il tiro, oltre al fatto che viene messo in discussione il significato della parola “caccia”.