Quando si può affermare che un’ottica sia perfetta? In teoria mai, ma nella pratica un’ottica è perfetta per il suo scopo quando le aberrazioni residue non sono percepibili, anche con la massima attenzione, da parte dell’utente. Naturalmente, con riferimento ad un utente ben informato che sappia che cosa cercare. Quando le aberrazioni residue possono essere individuate solo con strumentazione di precisione e sono completamente inavvertibili all’esame umano, come nel caso di questo Leica Magnus 1,8-12x50i, ci troviamo di fronte ad un prodotto eccellente che fa onore alla tradizione Leica nel campo dell’ottica e si pone ai vertici qualitativi della produzione di cannocchiali da fucile.
In questo articolo, abbiamo deciso di provare a fondo l’ottica, specialmente in quelle che sono le sue caratteristiche ottiche e meccaniche.
Come si prova un’ottica? Le prove cattive sono due: quella del lampione e quella del quadrato. La prima si fa osservando, di sera, un lampione acceso con un ingrandimento tale da fargli ricoprire tutto il campo d’osservazione. Se ci sono riflessioni interne allo scafo ottico la prova è implacabile ed evidenzia anche riflessioni minime. Credo che per la ricerca del ‘flare’ il lampione sia ben più cattiva di quella della stella Siemens. L’altra prova è quella del quadrato, da fare in poligono. Il cannocchiale deve essere al massimo dell’ingrandimento. Si mette a 200 metri un bersaglio per aria compressa, si fissa il cannocchiale in modo stabile a un rest pesantissimo, possibilmente anche ancorandolo con sacchetti di sabbia, e si mira con cura un punto del bersaglio. Poi, senza muovere lo strumento, si danno 15 click in alto, 15 a destra, 15 in basso e 15 a sinistra; il puntamento deve essere esattamente dove era prima, cosa che avviene con questo Leica.
Le torrette si possono regolare a mano, senza necessità di attrezzi; allentando con l’uso di una moneta la vite al centro di ciascuna torretta è possibile mettere le indicazioni a zero, in modo da poter ripristinare la taratura effettuata senza necessità di appunti o di calcoli complicati. La ghiera di regolazione dell’ingrandimento ha un rilievo che ne facilita l’azionamento.
A questo punto c’è un’altra prova, che eviterei di fare su strumenti di classe inferiore perché la meccanica dei cannocchiali per fucile è solitamente precisa ma delicata. Si tratta di dare a ciascuna torretta uno spostamento rapidissimo a destra, a occhio una ventina di click, seguito da altri due a sinistra e riportando poi la torretta alla posizione originale. La prova è stata eseguita e ripetuta; che al termine di tutto ciò il cannocchiale puntava sempre alla posizione iniziale.
Il reticolo, posto sul secondo piano focale, è illuminabile in modo diurno o notturno, indicati dai simboli del sole e della luna; la posizione centrale corrisponde al reticolo spento.
La regolazione avviene sulla parte superiore del contenitore della pila, che è un interruttore a bilanciere: il tutto corrisponde a 60 passi di regolazione. La determinazione della luminosità così ottenuta è memorizzata e si ripropone tal quale alla successiva accensione. Le superfici esterne delle lenti hanno un trattamento particolare, che il costruttore chiama AquaDura, grazie al quale l’acqua scivola sulla lente senza lasciare depositi e comunque lasciandone libera da gocce la superficie. Poiché a caccia si sta all’aperto ed è sempre possibile che venga a piovere, questo è decisamente apprezzabile. Non importa se nei giorni di pioggia c’è meno luce, la lente frontale da 50 millimetri reali ne cattura sempre a sufficienza.
Ed ora possiamo venire alla parte ottica.
La trasmissione della luce è comunque superiore al 91%; risultato di assoluto rispetto che ben poche ottiche sono in grado di raggiungere. Considerando che una lente ha due superfici di transizione vetro/aria, ciascuna delle quali produce dei riflessi che peggiorano la qualità ottica, per ottenete una trasmissione superiore al 91% in uno schema a 9 lenti, non così strano in uno zoom, occorre che ogni lente abbia una trasmissione della luce pari al 99,5%, risultato molto vicino alla perfezione teorica e in linea di massima corrispondente appieno alla perfezione raggiungibile nella pratica. A quattro ingrandimenti in una notte di luna piena si vede tutto.
Il coma, verificato osservando una stella, è così contenuto da essere praticamente inesistente. Lo stesso vale per l’astigmatismo, verificato su un traliccio d’antenna che prevede linee sia orizzontali sia verticali.
L’aberrazione sferica è naturalmente compensata dal fatto che la retina umana non è piana. La vignettatura in questo cannocchiale non è presente, o quanto meno non è avvertibile. La curvatura di campo, che impedirebbe di avere la stessa nitidezza al centro e ai bordi del campo visivo, non c’è. Ho controllato la distorsione, o meglio la sua assenza, osservando un’inferriata di finestra con sbarre che si incrociano ad angolo retto e portando l’immagine a riempire completamente il campo osservato. Non c’è distorsione, né a barilotto né a cuscinetto.
Abbiamo trovato il cannocchiale perfetto? No, perché l’ottica perfetta non esiste; salendo col prezzo in proporzione logaritmica, si trovano migliori correzioni delle aberrazioni ottiche, peraltro modeste e di moderata importanza anche in strumenti scientifici, ma non la loro correzione totale.