Credo di ricordare il 2007, quale inizio delle varie imposizioni sull’uso di cartucce a pallini “senza piombo”.
Questa manovra, che ha un retrogusto indiscutibile di anticaccia, più che di biologico-animalista, ha immancabilmente condotto le aziende ad una ricerca intensa ed accurata su materali che fossero alternativi all’innocente, argenteo pesante metallo, che è in uso da sempre senza aver mai fatto rilevare nessuno dei danni o degli effetti nefasti a lui attribuiti.
Il pallino lanciato da un fucile da caccia a canna liscia, per essere efficace, deve possedere alcuni requisiti fisici ben determinati: una elevata densità intesa come peso specifico, una buona sfericità ed infine una durezza non eccessiva, ma neppure troppo bassa per evitare deformazioni in fase di compressione e sfregamento, importante anche il prezzo del materiale, alfine di contenere poi quello delle cartucce.
I primissimi tentativi, vennero eseguiti negli USA con il ferro decarburato, lo “Steel Shot”, un pallino in materiale ferroso, duro, di massa non abbastanza elevata e se ben lavorato discretamente sferico, non molto costoso, il limite evidente è la sua leggerezza in rapporto al volume (peso specifico 7,8 g./lt.), di fatto una sfera con eccessiva superficie frontale rispetto al suo peso, che risente infatti di una ritardazione eccessiva nel volo in traiettoria e questo significa rapidissima perdita di velocità iniziale, quindi efficacia e penetrazione, con portate reali troppo corte a caccia e scarsa micidialità.
Le ricerche proprio per un fatto legato al peso specifico basso, si rivolsero al tungsteno (ovviamente legato ad altre sostanze metalliche in mescola eterogenea con ferro, bronzo e nickel, per abbatterne i costi elevatissimi), i pallini in lega di tungsteno ottennero grandi risultati, la balistica della canna liscia non era mai stata storicamente tanto migliorata come con l’uso di questi pesanti (peso specifico circa 12,0/12,5 g./lt.) sferici pallini, ma i costi si sono mostrati elevatissimi, portando le cartucce a 3,5/4,5 euro ognuna.
Anche il Bismuto ha avuto un suo impiego, ma pur a fronte di un buon peso specifico di circa 9,0 g/lt. Esso risultava fragile ed i pallini non di rado si frammentavano nell’impatto sulle prede, perdendo la penetrazione e l’efficacia.
Dai waterfowlers francesi, ottimi riscontri vennero dal rame.
Il rosso antico metallo, con un peso specifico di circa 9,1 g/lt. ed una facile lavorabilità, dà pallini piuttosto sferici, duri, ma non troppo, capaci di produrre ottime rosate e adeguata penetrazione fino ai 40/45 metri. Una delle prime aziende munizioneristiche nazionali, adottato il rame, con una intuizione geniale ha poi creato cartucce con pallini di due numeri diversi frazionati, soluzione di elevato effetto migliorativo sulle rosate e sulla ritenzione di velocità e riteniamo che oggi le Dual Shock siano una delle risposte più positive a questo problema.
Le Dual Shock, designazione derivante dalla doppia numerazione dei pallini, sono prodotte dalla Baschieri & Pellagri, a listino troviamo due cartucce standard calibro 12 ed una magnum calibro 12, tutte agli effetti pratici hanno mostrato subito la loro valenza ed efficacia, con anatre colpite fino al limite della normale portata del piombo, che cadono fulminate. Anche nei tiri a ribattere, in acqua, l’effetto è micidiale.
Possiamo dire che il rame, pare aver dato la soluzione al preteso problema impostoci dagli untori del piombo.