Il capriolo è ormai diffuso ovunque, e sempre più ampio è il numero di cacciatori che al suo prelievo selettivo si dedicano con coscienza e con passione. In taluni comprensori tuttavia, dove la caccia agli ungulati è prassi da poco riacquisita, mancano le dovute conoscenze per poterla esercitare sempre con le massime soddisfazioni ed efficacia. Insomma, manca la giusta cultura specifica e così il giusto culto che si deve ad ogni cosa.
È infatti prassi comune servirsi di un calibro intermedio per esercitare un po’ tutte le cacce agli ungulati. Ma è giusto? E soprattutto, è redditizio?
Per questo abbiamo ritenuto giusto approfondire la questione dal punto di vista razionale, cioè, più tecnico possibile.
Il capriolo, conoscerlo per cacciarlo...
Con un peso medio fra i 20 e i 28 chili, il capriolo è il più piccolo degli ungulati cacciabili. Vitale quanto può esserlo un animale, nel suo specifico risulta abbastanza fragile. Ragion per cui da subito si sconsigliano rapporti arma/munizione capaci di sviluppare energie residuali atte a ingaggiare prede di 100 chilogrammi e superiori. I danni alla spoglia, potrebbero essere devastanti, e il tutto che avverrebbe poi, senza una ragione al mondo.
Idem, ci sentiamo di sconsigliare calibri e tipologie di caricamenti, atti a sparare da monte a monte.
Il bravo cacciatore di caprioli infatti, non è un tiratore di long range che concepisce la sua preda come un mero bersaglio, ma un gestore che attua il prelievo a lui assegnato con tutta la sapienza e la sagacia che ci vogliono.
A caccia di caprioli, questi due parametri significano soprattutto capacità di avvicinare sempre il più possibile l’animale, al fine di procurarsi tiri puliti e in campo aperto. Evitando sempre, come la peste, condizioni limite che in ogni caso renderebbero difficoltoso se no impossibile il recupero.
Ovvio che tutto questo non lo si ottiene con la lettura di manuali faunistici o di balistica, ma frequentando il più possibile il terreno in cui poi, verremo a tendere la nostra insidia. Cioè censendo, osservando, conoscendo attentamente i “nostri” caprioli e il loro habitat, sinché quello diventi anche il nostro.
Distanza, il parametro chiave per determinare il calibro d’elezione
È la distanza di tiro medio che quindi potremmo trovarci dinnanzi l’altro fattore chiave da considerare, assieme al suddetto rapporto peso/vitalità intrinseci dell’animale in questione. Un animale poi, al quale si deve sempre sparare in stato di quiete, o al limite di sua appena percepita attenzione; diversamente di quanto, per esempio, si attua sempre sul cinghiale in battuta, quando gli animali sono sempre pieni di adrenalina che li rende molto più “coriacei”.
Posto quindi che questa sarà sempre compresa fra un range la cui punta massima raramente supererà i 250 metri (molto più spesso siamo attorno ai 50/100) ne deriva che il numero perfetto del capriolo, è il 22! Ovviamente, inteso come ventidue centesimi di pollice, diametro di palla allestito su di una cartuccia a fuoco centrale di adeguata potenza e precisione.
Che in Europa suona assai meglio come 5,6...
Se infatti il 7 è il numero del cinghiale (ma anche del cervo) quando parliamo di millimetri, 5,6 (arrotondiamo) è quello perfetto per il capriolo (senza escludere i 6, come poi vedremo). Una macrofamiglia divisa come tutte quelle dei calibri rigati in due tronconi, un ramo che in Europa ha continuato a perpetrare la tradizione continuando a denominarsi secondo l’algebra, e un’altra che invece, in America, ha preferito fare all’americana combinando lunghezze di bossoli ad anniversari.
Caprioli all’americana in salsa .22 a fuoco centrale
Il capriolo in America non c’è, ma ci sono calibri azzeccatissimi per il piccolo cervide, alcuni della famiglia Varmint, altri più recenti, studiati ad hoc per il mercato europeo.
Scarterei da subito il .222 Remington, la cui efficacia potrebbe essere utile solo sulle brevissime distanze, per puntare l’attenzione sul primo calibro che potrebbe ritenersi valido davvero: il .223 Remington, versione civile del più diffuso calibro NATO da... cristiani!
Un po’ risicato in certe occasioni, con palle fra i 63 e 69 grs., è perfettamente in grado di svolgere il suo lavoro sino ai 200 metri d’ingaggio.
Ottimo invece, sempre, il performante .22-250 Remington anche con palle da 53 grs. grazie alla “terribile” energia che è in grado di produrre in relazione; così come ottimi davvero risulteranno per i fanatici dei Weatherby il .224, e per quelli delle cose strane e un po’ vintage (è stato lanciato nel 1935!) il .220 Swift.
In Europa, si fa così
Paradossalmente, nella patria stessa dei caprioli, non è che esistano poi chissà quanti calibri atti alla bisogna nella famiglia del .22 a fuoco centrale.
Spiccano il 5,6x52 R, con prestazioni praticamente sovrapponibili al .223 Remington.
Il 5,6x50 Magnum, che soprattutto nella versione “R” con collarino, arma parecchi basculanti d’Oltralpe, e svolge un egregio lavoro.
Ottimo infine, il raro quanto costoso 5,6x57 RWS (con o senza collarino), capace di montare palle abbastanza pesanti, in grado di surclassare in energia tutte le similari americane. Unico neo, come si diceva, poche armi che lo camerano e costi ai limiti del proibitivo per le munizioni.
Per cosa fare quando il sempiterno .22-250 lo si trova dappertutto a costi praticamente irrisori d’esercizio?
Due parole sui 6 millimetri
È una scuola di pensiero assai diffusa quella che vede come sia anche nei 6mm la risposta all’esigenza di un perfetto rapporto arma/ottica/calibro per insidiare “anche” il capriolo. Già, ANCHE dato che il 6mm è certamente arma per chi, oltre al rosso folletto delle boscaglie, caccia altri selvatici di selezione, che può incontrare nella medesima uscita, solitamente camoscio o muflone, per cui l’optare per il calibro e la palla più performanti, magari un tantino esuberanti per il capriolo, è scelta quasi d’obbligo.
Ne derivano alcune scelte che in ogni caso possiamo dire equilibrate.
.243 Winchester, praticamente il non plus ultra assieme al .25-06 per il di tutto un po’ in chiave americana.
Il “buon vecchio” 6,5x57 sarà invece la scelta ottimale pensando agli europei.
Il tutto considerando sempre che una piattaforma d’arma/ottica/calibro adatta a sparare al capriolo in bosco e al cervo a distanza, al daino alla cerca e al cinghiale di selezione così come al camoscio o al muflone “da valle a valle”, praticamente non esiste.
Tabella di energie dei vari calibri menzionati
Legenda:
E = energia in joule
E0-100-200 = distanza di rilevazione dell'energia (in metri)
Si tenga presente che il parametro minimo per garantire l’abbattimento pulito dell'animale è di almeno 1.000 joule alle varie distanze.
Calibro | Palla | E0 | E100 | E200 |
.222 Remington | 50 grani | 1.479 | 1.035 | 703 |
.223 Remington | 55 grani | 1.641 | 1.128 | 738 |
5,6x52 R | 71 grani | 1.662 | 1.035 | 803 |
5,6x50R-M | 55 grani | 1.854 | 1.285 | 883 |
.220 Swift | 50 grani | 2.148 | 1.500 | 1.030 |
.22-250 Remington | 53 grani | 2.172 | 1.571 | 1.122 |
.224 Weatherby Magnum | 55 grani | 2.207 | 1.687 | 1.275 |
.243 Winchester | 75 grani | 2.629 | 2.011 | 1.520 |
6,5x57 | 92 grani | 3.060 | 2.324 | 1.736 |
.25-06 Remington | 90 grani | 3.207 | 2.452 | 1.854 |