La ricerca: lontano e vicino
Da sempre la ricerca in campo delle munizioni da caccia, in particolare di quelle a pallini, si è trovata a fare i conti con i limiti ineludibili della fisica. Soprattutto quelli imposti dalla terza legge della dinamica, per la quale “ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria”.
Esempio 1: vuoi tirare più lontano? Aumenti potenza e velocità, ma aumentano gli attriti, e quindi usi pallini più grossi, ma pallini più grossi pur conservando maggior moto inerziale subiscono maggior effetto della gravità. Di qui, chiusure stellari e borre contenitore, unite a canne lunghe e strozzate che ormai hanno portato al non plus ultra. Cioè, al limite fisico oltre il quale non si può più andare. Senza poi dire che, in ogni caso, con questi abbinamenti arma-munizioni le rosate giocoforza risultano estremamente raggruppate a breve distanza, col rischio quindi di rendere molto più difficoltoso l’ingaggio, cui va aggiunto il serio rischio di sciupare la preda, maciullandola.
Esempio 2: vuoi avere rosate più larghe nelle brevi distanze? Se ne sono provate di tutti i colori, dal mescolare pallini di misure differenti fino a ragionare, sempre ovviamente partendo da canne cilindriche, di chiusure ad orlo tondo, passando a una ricerca al limite della follia su sistemi di borraggio in grado di lavorare da dispersori di cariche di pallini sempre abbastanza piccoli, in modo che gli effetti combinati di dispersore, orlo tondo, attrito dell’aria favorissero rosate il più possibile aperte per ingaggi a breve distanza. Il miglior compromesso, fino ad ora, erano munizioni caricate con pallini mai grandi, su borre senza contenitore dotate di crosillon in grado di frammentare in quattro sciami differenti la rosata, in modo che subisse maggiormente, vista la minor massa dei singoli pacchetti, il fenomeno dell’attrito sì da aprire la rosata (in maniera abbastanza aleatoria) già da pochi metri dal vivo di volata. Funzionava un po’, ma con due evidenti limiti:
- in ogni caso e già dai 15 metri le rosate presentavano enormi buchi al centro;
- era palese poi la relativa efficacia oltre il tiro da molto vicino, con impossibilità assoluta d’ingaggi oltre i 25 metri.
Anche qui si pensava di essere comunque allo stato dell’arte, sinché un bel giorno a due fratelli cacciatori di Città di Castello, cacciatori “matti” e appassionatissimi di ricarica che all’epoca facevano i ristoratori, non venne un’idea che avrebbe rivoluzionato tutto!
Il problema delle cartucce “dispersanti”
È sempre stata questa la pasta degli innovatori capaci di trasformare le loro invenzioni in prodotti di successo: grandi appassionati di un determinato campo, che a un certo punto trovano una soluzione geniale a un problema condiviso da altri appassionati, la realizzano, la immettono nel mercato e… Bingo! Il resto lo fa il passaparola dopo riscontri pratici.
Dico questo perché esattamente questa è la storia di ALG Munizioni e dei due geniacci che l’hanno creata: Alessandro e Lorenzo Giacchi (di qui ALG).
Orbene, i due fratelli sono cacciatori da sempre, ma non cacciatori per diporto, quanto piuttosto cacciatori di quelli maniacali! Matti per l’appunto!
Appassionati di tutte le cacce tradizionali praticabili in quella parte d’Italia, che più Italia non si può, che è la loro Città di Castello: un pezzo d’Umbria a due passi da Toscana e Marche, fra verdi vallate e l’Appennino dietro l’angolo.
Fra tutte, la passione per i cani da ferma. Passione che oggi si traduce più che mai in caccia alla beccaccia.
Ora, se c’è un argomento che ha consumato fiumi d’inchiostro sulle riviste, seccato le gole fra bar ed armerie, bruciato neuroni a non finire fra i beccacciai e i ricaricatori, questo è per certo quello relativo alla perfetta cartuccia da beccacce, la dispersante delle dispersanti!
Lo dimostra l’infinità di proposte esistenti già da un pezzo sul mercato. Cosa che se da un lato dimostra l’interesse, dall’altro sta a significare che, sino ad ora, ancora nessuno aveva trovato una soluzione in grado di mettere tutti d’accordo.
La marca X infatti opta per il piombo cubico, un’altra per quello deformato, un’altra ancora per la borra in feltro e i pallini di due misure, la marca Y assembla un dispersore interno a croce, un’altra un dispersore a croce più un nucleo centrale, la marca Z usa un cono interno rovesciato, e poi arriva quello che “…mio cugino conosce un tale che ricarica”. Insomma, sapete tutti di cosa parlo.
Cose per certo tutte buone e in grado di garantire margini di soddisfazione: tuttavia un’altra cosa dalla perfezione che ricercavano Lorenzo ed Alessandro. Che così, si misero a studiare e a sperimentare…
La soluzione della ALG Munizioni
Dopo svariati studi teorici e decine di prove pratiche dalla placca al campo, la quadratura del cerchio fu trovata in un componente che non poteva non essere che quello: la borra. Un’originale, innovativa borra in plastica senza coppetta, sulla cui parte superiore sono presenti in monofusione quattro alette a sviluppo elicoidale capaci compiere il miracolo. Anzi, i miracoli.
- Apertura della rosata più precoce di qualsiasi altro sistema in commercio, con facilità d’acquisizione del bersaglio da vicino. Sia con canne cilindriche che strozzate.
- Perfetta distribuzione della rosata a livello geometrico, senza alcun vuoto in nessuna porzione, specie al centro.
- Capacità di conservare per tutti i pallini capacità lesive esuberanti oltre i 30 metri in ogni caso.
E tutto questo come? Semplice: grazie alle super capacità della loro borra, inserita quindi in munizioni assemblate a livello certosino in tutti gli altri componenti, in calibri dal 12 al 16 al 20 e al 28, sino ad arrivare –unica al mondo- ad essere prodotta e armata anche in efficacissime munizioni in .410. La borra elicoidale brevettata ALG, infatti, lavora in maniera particolarissima.
- Non scompone la rosata in varie parti, ma la mantiene unica.
- Grazie alle alette e alla struttura elicoidale, fa sì che già in fase di spinta nella canna e poi ancor di più in volo, l’intera rosata assuma un moto rotatorio sul proprio asse con relativo effetto dispersante omogeneo e controllato e traferito a ogni singolo pallino.
- Compiuto il loro lavoro, le alette si aprono già a pochi metri dal vivo di volata, lasciando lo sciame ulteriormente libero di espandersi.
- Non spacchettando la rosata, grazie anche all’effetto cavitazione creato dai pallini che precedono in colonna, quelli dietro conservano efficacia anche a distanze per altre munizioni impossibili d’attingere. Sino a 30-35 metri, compatibilmente con la numerazione di pallini utilizzata, in pressoché tutti i calibri.
Il resto, come dicevamo, lo fa la grande sagacia con cui sono dosati tutti i componenti per concorrere al risultato voluto: dagli inneschi ai propellenti, sino ad arrivare a bossoli e chiusure, che non di rado vedono l’uso ormai rarissimo di preziosissime orlature a sughero.
La gamma delle cartucce ALG munizioni
Oggi ALG ha una gamma molto completa per tutte le principali esigenze e forme di caccia, tra l’altro in costante evoluzione.
- Calibri: sono coperti i calibri dal 12 al .410, passando per 20 e 28 e – cosa importantissima – ci sono 2 tipi di dispersanti anche in calibro 16!
- Numerazione di piombi: tutte, utili ad insidiare dal tordo alla lepre.
- Tipologie:
Dispersanti: sono il fiore all’occhiello e il punto di partenza. Un caso a parte in quanto tale. Con un occhio particolare al mondo dei beccacciai, sono declinate in due denominazioni e differente packaging (nel colore), in base alla destinazione d’uso: una serie caricata per i climi umidi, e l’altra ad alta resa con i climi asciutti. Uniche anche in questo in tutto il panorama mondiale.
Le top di gamma sono le Silver e le Golden Queen (tranquilli, ne parleremo a lungo in appositi test!) seguite dalle MIG e dalla serie speciale dedicata anche ai tordi allo spollo e persino al colombaccio dal palco, al fagiano coi cani da ferma, sino alla lepre!
Per tutto il resto: per capire la filosofia ALG basta consultare il sito www.algmunizioni.com e si comprende un mondo: quello di Lorenzo e Alessandro, che poi è anche il nostro.
Navigando infatti, si scopre subito che non esiste una divisione per linee e brand, quanto piuttosto una molto più scientificamente cacciatoresca proposta di prodotti specie per specie, all’interno della quale ci sono i consigli per cartucce di ogni genere, fra le quali, poi e solo poi, è possibile fare la propria selezione in base a calibro, stagione, ambiente e tipologia di terreni in cui il determinato selvatico si andrà ad insidiare. Il tutto, in base alla tecnica prescelta per lo scopo, di volta in volta nel progredire della stagione. Perché un colombaccio dal palco non è uno dal campo, e una prima canna da fagiani coi cani da ferma in pianura, è e deve essere diversa da una prima canna in collina o nel fitto. Così come un torto allo spollo mattutino s’un valico appenninico che saetta fra le prime luci è un’altra cosa da uno che passa teso a 40 metri in migrazione o in rientro sopra un uliveto. So che avete capito di cosa parlo.
E per aiutarvi a capire ancora meglio, a brevissimo proveremo le principali munizioni ALG una per una: al campo di tiro prima, in test tecnici, e poi ovviamente, a caccia.